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Iovinelli ATC: “Bisogna fare delle riflessioni”

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Attorno alla gestione del nostro Ambito Territoriale di Caccia ci sarebbero da fare numerose riflessioni, ma risulta interessante valutare la differenza nel portare avanti finalità e compiti dello stesso rispetto ad altri ATC, in particolar modo per quanto riguarda la gestione degli ungulati.

Andando ad analizzare un semplice prezzario riguardo la vendita dei cervidi, balza subito all’occhio la differenza che troviamo tra il nostro ATC (RE04) e gli ATC della Provincia di Bologna.

Non si fa differenza, nel nostro ATC, fra coloro i quali risiedono, provengono da altri ATC di Reggio Emilia, della Regione o fuori Regione; ad oggi nessuno ci riesce a dare una spiegazione in merito.

Allo stesso tempo, parlando di ATC della stessa provincia, notiamo anche qui grandi divergenze di comportamento nei confronti degli iscritti. Nell’ATC Collina (RE03) si nota una percentuale molto bassa di capi venduti agli iscritti. Nell’ ATC Montagna pare che la quota dei capi venduti ai Selecacciatori provenienti da altri ATC di Reggio, della Regione o addirittura fuori Regione sia di gran lunga maggiore, una percentuale che per i Cervi pare superiore al 70% venduti per l’anno 2023/2024.

Importante è precisare che si tratta di una percentuale riferita al totale dei cervi da abbattere secondo il piano di prelievo, che nell’arco di un quinquennio si conferma tale (70%). 

Il restante 30% dei capi viene lasciato ai Selecacciatori locali, i quali ad anni alterni si vedranno assegnato il capo attraverso un punteggio; per avere un capo da abbattere tutti gli anni, quindi, un locale si vede costretto ad acquistarlo negli anni in cui non gli viene assegnato e questo viene venduto al solito prezzo imposto agli altri Selecacciatori iscritti, compresi quelli che provengono da altre province e regioni.

Nell’ ATC Collina una parte dei cervi maschi adulti viene assegnata annualmente con una classifica di merito fra i Selecacciatori locali, mentre nel Nostro ATC Montagna le assegnazioni seguono il solito percorso delle altre classi, portando di conseguenza i cacciatori ad acquistare femmine o piccoli perché venduti ad un prezzo più contenuto.

Premesso che la gestione dei Cervidi e la relativa caccia di selezione è svolta in applicazione delle disposizioni regionali e di un Regolamento interno approvato dalla Regione pare che l’ATC si sia munito di norme “ad personam” che sembra penalizzino i Selecacciatori locali, in primis non riconoscendo il punteggio per il prelievo del Cervo, quando le prestazioni fatte sono indirizzate proprio a facilitare il censimento, il prelievo e il recupero dei capi abbattuti. Inoltre, malgrado il punteggio acquisito in una delle varie forme previste dal Regolamento pare che un Selecacciatore Residente nel territorio del nostro ATC, come accennato prima, non possa usufruirne tutti gli anni.

Questi comportamenti avrebbero causato molto malcontento all’interno dei Selecacciatori locali che si vedono penalizzati nell’accesso al prelievo di Cervidi, i quali, di fatto, costi di gestione alla mano, all’ATC pare non corrispondano grandi spese.

A questo punto sorge spontaneo chiedersi come facciano gli altri ATC (allego listino prezzi) a sopravvivere con costi così bassi messi a confronto con il nostro.

Nella stagione  2021-2022 venne pianificato l’aumento della quota associativa per eguagliare il Nostro ATC con quello della Collina, ma mi pare evidente che il modus operandi sia rimasto il solito, non certo che i comportamenti si siano eguagliati con quelli dell’ATC confinante. Fra le motivazioni che hanno spinto l’ATC all’aumento della quota associativa (da 130€ a 180€) con il contributo ulteriore di 10€ per chi si vede assegnato un ungulato e i 20€ per coloro che sono presenti negli elenchi delle Squadre autorizzate alla caccia al cinghiale, ci sarebbe il trend di diminuzione del numero di iscritti e del calo degli ungulati; ci auspichiamo che questi dati nuovamente in calo possano essere oggetto di riflessione da parte dell’ATC per verificare se le scelte adottate siano vincenti e che si possa ottimizzare la gestione venatoria  onde evitare ulteriori aggravi in merito alla quota associativa.

Tutti siamo d’accordo sul vendere cervi a Selecacciatori residenti al di fuori del territorio del nostro ATC, considerati una risorsa aggiuntiva dal punto di vista turistico per il nostro territorio, ma nel contempo penso che ci si possa trovare tutti d’accordo che un riconoscimento in più andrebbe dato ai Selecacciatori locali, in quanto sono presenti tutti i giorni sul territorio nell’indispensabile gestione a 360º degli ungulati .

Pare inoltre che un parametro utilizzato per la concessione del piano di prelievo dei cervidi sia la percentuale di abbattimenti fatti la stagione precedente: ritengo non congruo basarsi su questo dato e penso che chi provvede a presentare i piani di prelievo debba adoperarsi  per verificarne la presenza sul territorio, sollecitando l’ISPRA al rispetto del Mondo Agricolo che sempre più spesso si trova penalizzato.

Concludendo dico che sarebbe molto grave che i fondi ricavati dalla vendita di cervi e altri ungulati, beni indisponibili dello stato, non vengano destinati in gran parte al mondo agricolo e alla gestione territoriale: quest’ultima lasciata oramai solo in mano ai pochi Selecacciatori locali rimasti, vere e proprie macchine trainanti di questo territorio abbandonato.

Luca Iovinelli - consigliere delegato alla caccia, alla pesca e alla transizione ecologica del Comune di Ventasso.