«La Ugolini vuole i Pro Vita e non risponde alle domande, tant'è che a molti sembra una candidata completamente assente e scomparsa dalla campagna. In seguito alla dichiarazione della Candidata alla Presidenza della Giunta dell'Emilia Romagna, Elena Ugolini, mi sento di dover fare delle precisazioni».
Così la candidata alle regionali per Alleanza Verdi e Sinistra in quota Sinistra Italiana, Chiara Bernardi, interviene contro la candidata presidente Ugolini.
«L'accesso alle associazioni Pro Vita – afferma -"che hanno il titolo per entrare nei consultori", di cui Ugolini parla, pone di fronte almeno a 3 questioni. La prima, quale Istituzione decide quali siano i criteri che "danno il titolo" ad una associazione Pro Vita ad entrare? In base a quale letteratura scientifica? Secondo, voglio ricordare che la Legge 194/78, sicuramente perfettibile come ogni atto umano, prevede già, negli articoli 2 e 5, la volontà di esplorare tutte le strade alternative all'aborto, in particolare stabilisce la necessità di una corretta informazione sui servizi sociali, assistenziali e sanitari, sulla legislazione a tutela della gestante sul luogo di lavoro; fornisce indicazione sul riferimento all'ente locale competente per aiutare a superare le difficoltà che hanno portato alla richiesta di IVG (difficoltà mediche, economiche, sociali, psicologiche) e sul sostegno alla maternità difficile dopo la nascita».
«Terzo punto – spiega - far entrare in un Servizio Pubblico delle Associazioni con una così chiara ideologia di base costituisce un precedente pericoloso: potranno poi farne richiesta, ovviamente se "ne avranno il titolo", anche associazioni contro le cure palliative, oppure associazioni contrarie ad altre pratiche mediche. Perchè ricordiamoci che stiamo parlando di Medicina e di Legge, non di opinioni personali. Le opinioni personali tali devono restare, le Leggi invece stabiliscono diritti per tutte e tutti, che poi ciascuno può decidere se utilizzare o meno».
E lancia una controproposta: «Invece di mettere in un ambulatorio con i Pro Vita le donne che accedono al consultorio con una richiesta di IVG, avrebbe senso potenziare i Consultori (portandoli ad un numero congruo), rendendoli accessibili a tutte, anche nelle aree interne, ad esempio, e mettere a disposizione dei fondi per il sostegno alla donna o alla coppia, all'educazione all'affettività e alla sessualità dei giovani e all'informazione delle donne e coppie di immigrati: le IVG richieste da donne straniere sono un numero consistente (7,4% secondo l'ISS), che varia da regione a regione, arrivando al 33% in Emilia Romagna».
«I dati parlano chiaro: i Consultori, istituiti da una legge del 29 Luglio 1975, hanno contribuito ad abbassare il numero degli aborti ad una delle percentuali più basse dei paesi industrializzati (l'ISS stima una riduzione del 65% dal 1982 al 2017): in molti casi, se la donna o la coppia vengono adeguatamente sostenuti, dal punto di vista sociale, economico, psicologico, medico, l'aborto non viene più richiesto.
Quindi potenziamo i Consultori, lasciamo i Pro Vita liberi di avere la propria opinione ma al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale e delle Istituzioni, e teniamoci stratta la legge194/78».