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Elezioni regionali: cosa ha deliberato la legislatura per la montagna?

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Riceviamo e pubblichiamo

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Elezioni regionali

Cosa ha deliberato la legislatura per la montagna?

In attesa delle elezioni del 17/18 Novembre prossimi che eleggeranno la nuova Assemblea regionale ho compiuto qualche approfondimento sul lavoro della XI° Assemblea legislativa ormai scaduta riferito al territorio della montagna.

Ho esaminato i lavori delle Commissioni regionali che, nel processo legislativo, sono un passaggio obbligato nell’iter delle proposte da sottoporre alla discussione della Assemblea.

Il sito della Regione è di agevole consultazione come dispone, in materia di trasparenza, lo statuto dell’ente.

La chiave di lettura che ho utilizzato nell’indagine è la ricerca di provvedimenti normativi specifici per le zone montane.

Le Commissioni in Regione nella legislatura conclusa erano sette e quella con competenze in materia di:

  • Governo del territorio,
  • Programmazione e pianificazione territoriale,
  • Politiche per la montagna

era la Commissione III^ presieduta da Stefano Caliandro (PD) composta da 21 Consiglieri tra cui i reggiani Andrea Costa e Alessandro Federico Amico oltre ai due Vice Presidenti Occhi Emiliano (Lega Nord) e Rossi Nadia (PD).

Nei 22 provvedimenti legislativi che la Commissione ha esaminato nel corso della legislatura e nelle 23 proposte di delibera esaminate non ci sono provvedimenti con attinenza specifica e diretta con le zone montane. O meglio ne ho trovato uno che è stato più volte esaminato relativo alla: disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti. La Commissione ha svolto altre attività (audizioni e informative) non direttamente rivolte alla formazione della normativa regionale da parte dell’Assemblea.

In sostanza la nostra Regione non ha deliberato alcunché di specifico sulle zone montane (nulla, almeno, che sia transitato dalla apposita Commissione) salvo la disciplina sugli alberi monumentali che si affianca ai programmi del Parco nazionale del nostro appennino volti alla protezione del gambero di acqua dolce  e degli impollinatori. Sono iniziative condivisibili ma devo osservare, con stupore, che nel crinale c’è da oltre 70 anni il declino del patrimonio umano!. La nostra Regione non ha nulla da dire o proporre?.

Per capire meglio compiti e funzioni della Regione ho letto le norme dello Statuto regionale che fissano i binari della attività dell’ente. In armonia con la Costituzione tale atto determina la forma di governo e i principi fondamentali di organizzazione e funzionamento.

L’art. 2 dello statuto regionale fissa gli obiettivi dell’ente ed esordisce con questo impegno solenne: La Regione ispira la propria azione prioritariamente ai seguenti obiettivi:

  1. l'attuazione del principio di uguaglianza, di pari dignità delle persone e il superamento degli ostacoli di ordine economico, sociale e territoriale che ne impediscono l'effettiva realizzazione, attuando efficaci politiche di giustizia sociale, distributiva, fiscale e di programmazione territoriale;

     …………….

All’art. 10 lo statuto sancisce che la Regione:

  1. valorizza in modo equilibrato i propri territori, con particolare attenzione alle zone disagiate della montagna e della pianura, al fine di assicurare un'equa fruizione dei diritti e soddisfazione dei bisogni dei cittadini su tutto il territorio regionale;

      …………….

Tutti i dati disponibili (demografici, occupazionali, reddituali,… solo per citare i principali) che fotografano la situazione del nostro appennino e del crinale in modo particolare, descrivono un gravissimo disagio. L’asse della Via Emilia, al contrario, scoppia di salute e appare una conurbazione in cui tutto risulta esasperato: densità di attività economiche e produttive, traffico, sfruttamento del territorio (con le conseguenze che il cambiamento climatico sta mettendo a nudo), circolazione difficile, inquinamento ambientale alle stelle con severe conseguenze sulla salute dei cittadini,…

Decentrare una quota di “lavoro pubblico” nelle zone appenniniche come prevede la “Legge sulla montagna ” toglierebbe poco a chi ha tanto e darebbe un aiuto a chi è in grave difficoltà e sarebbe un atto di coerenza con lo statuto regionale. Il lavoro generato dai soldi dei contribuenti è una risorsa preziosa che non deve aggravare traffico e inquinamento ma portare utilità e indotto nei territori in declino. Una scelta in questa direzione sarebbe l’avvio di quel riequilibrio territoriale che - ad oggi - non si vede.

L’auspicio è che il futuro Presidente ed i Consiglieri regionali che verranno eletti a Novembre sappiano governare valorizzando in modo equilibrato il territorio rispettando pienamente i principi e gli obiettivi dettati dallo statuto regionale.

Giuseppe Bonacini