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Le attività estive bastano?

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Riceviamo e pubblichiamo

Si va concludendo un’estate nel nostro Appennino particolarmente densa di iniziative che hanno ravvivato un po’ tutti i paesi, fino ai Borghi più "periferici".

Va riconosciuto anche, e soprattutto, il diffuso volontariato che in ogni realtà, fino alle più piccole, ha reso possibile le centinaia di iniziative sia culturali, che di intrattenimento,  che di apprezzatissimi  momenti “enogastronomici”.

Ciò detto, valorizzato e apprezzato, credo sia sempre opportuno segnalare  che la vita dei montanari non si esaurisce in questi due mesi, ma deve affrontare anche gli altri 320 giorni all’anno in  cui di  tutto questo ”attivismo” non c’è traccia.

Là dove la “solitudine” dei pochi abitanti nei borghi periferici si fa particolarmente sentire; dove avanza il problema di riuscire a mantenere i servizi scolastici dell’obbligo, soprattutto nelle zone di crinale;  dove la “decadenza” del nostro presidio ospedaliero si fa via via più evidente; dove anche l’assistenza medica di base sta si sta rarefacendo  creando situazioni al limite per una popolazione prevalentemente anziana ed isolata; dove le imprese , sia industriali che commerciali ,che continuano ad intraprendere sul territorio scontano diversi aspetti negativi, quali  quelli della mancanza di una fiscalità di vantaggio (che sarebbe doverosa) e che vivono oltretutto assieme a tutta la popolazione montana  uno svantaggio  nei trasporti per l’inadeguatezza della rete viaria.

In definitiva  una rarefazione del tessuto sociale e quindi economico, ben testimoniato dal bilancio demografico, laddove , specie sul crinale, il calo della popolazione è costante.

Ci si ” accapiglia”, politicamente parlando, per vincere in un Comune o nell’altro , ignorando, mi pare, che non è nei poteri di un Comune , comunque guidato, il cambiare questa realtà e queste “tendenze” drammatiche soprattutto nelle realtà di crinale.

Un cambiamento radicale, realisticamente, può essere deciso solo dove c’è potestà legislativa, vale a dire in Regione e nel Parlamento  e Governo nazionale.

Mi rendo conto che la mia disamina può essere declinata come eccessivo pessimismo, o data dal mio vivere sul crinale. So che si muovono nelle nostre comunità anche novità importanti e di prospettiva, che cresce la consapevolezza di puntare sulle nostre “ peculiarità  uniche”, so che non mancano singole testimonianze in questo senso molto significative (una per tutte le Comunità di paese). Sono piste però che richiedono tempi di “maturazione” e di diffusione credo non compatibili con l’urgenza di interventi capaci di invertire, qui ed ora, le tendenze che ho cercato di riassumere.

Senza  corposi interventi infrastrutturali e nei servizi fondamentali , appunto possibili solo  a chi dispone del potere di legiferare, ripeto Regioni e Stato, la crisi  sul  crinale appenninico non solo nostro, ma  italiano , temo sia difficile , se non impossibile, invertire una tendenza al declino.

Da montanaro residente a Busana nel comune di Ventasso avverto l’esigenza di ringraziare la Gazzetta di Reggio per la stupenda serie di pubblicazioni titolate “Appennino Green”. Una iniziativa veramente lodevole che ha messo in luce  splendidamente le nostre attrattive turistico/ambientali e le peculiari emergenze naturali che caratterizzano il nostro Appennino.

La stampa può svolgere un ruolo molto importante nel diffondere conoscenza , lo avete fatto in modo ammirevole e di questo mi pare doveroso dare atto.

Claudio Bucci