Home Cultura Elda racconta: e’ tornato il 22

Elda racconta: e’ tornato il 22

259
1

Erano già due o tre giorni che mi sentivo quel senso di malessere addosso senza capire cos’era.

Ecco, ora ci sono, è tornato quel famoso ventidue che ogni tanto è apparso nella mia vita, alle volte con cose molto belle, ma anche altre molto brutte, forse raccontandolo mi farà star meglio.

Si come potrei mai scordarmelo era il 22 luglio 2015, quando Giuliano se ne è partito, sì partito, perché la morte in casa mia non si nomina è una parola che io ho abolito da parecchio tempo.

Lui si trova in un'altra dimensione, ma noi tutti lo sentiamo ancora molto vicino, nonostante siano trascorsi questi anni.

E’ vicino, quando tutti insieme ricordiamo le sue battute, che sapeva buttare là nel mezzo di un discorso e ti faceva ridere, il suo modo di vestire, sportivo, ma allo stesso tempo impeccabile, alla sua parsimonia, che non era taccagneria, ma cercare di far durare Il più a lungo possibile, scarpe o magliette di marca, ma in numero esiguo, di far benzina all’ultimo chilometro, col rischio di dover spingere la macchina. Si parsimonioso per se stesso, ma alla famiglia non doveva mancare niente.

Poi le ultime fughe in bicicletta, dal momento che la tua te l’avevano messa di proposito in alto, tu prendevi la prima che ti capitava, spesso quella di tua nuora mentre lei era al lavoro, quella ti piaceva di più, perché era azzurra e ti ricordava la tua “Bianchi” da corsa e gli amici dei tuoi figli che ti conoscevano da una vita, avvisavano:

“L’ho visto a Carpineti, a Felina, sulla salita del Ponterosso”.

E loro che partivano per recuperarti.

Ha amato i suoi figli più di se stesso, anche se qualche volta loro sbagliavano, non ha mai rinfacciato niente a nessuno e ha dato a tutti il massimo che poteva dare un uomo, che aveva passato la vita indossando una divisa.

Divisa che rispettava, ma allo stesso tempo per lui era come una tuta da lavoro, come finiva il servizio se ne liberava subito.

Penso proprio che Giuliano, in paese conosciuto e chiamato da tutti col solo nome di battesimo, ben pochi lo ricorderanno in divisa, magari quando lo vedevano sfrecciare sulla moto della polizia durante il servizio, ma mai entrato in un negozio o al bar vestito in quel modo.

Eppure io lo ricordo, molto bello, con quel vestito, con quei centauri sempre lucidi, non ha mai voluto che glieli lucidassi io, ai quali aveva fatto rialzare da Nando i tacchi per apparire più alto, si 1,72 non era molto, quei due centimetri in più gli bastavano e io quando uscivo con lui dovevo rinunciare ai tacchi a spillo.

Ma guardate cosa mi viene in mente, colpa di questo sole che scotta e mi ha fatto chiudere tutte le serrande, per salvare un po’ di fresco in casa, qui nella semi oscurità i ricordi si fanno avanti in fila indiana.

La felicità che manifestava alla nascita dei suoi figli e il nervosismo quando uno di loro gli portava la bicicletta sgonfia o bucata, chissà per lui ex ciclista molisano, cosa gli ricordava tutto questo e noi non lo capivamo.

Poi come non posso ricordare il bene che ha voluto e si è fatto volere dai miei vecchi genitori, non solo rispetto, ma veramente amore.

Alla fine quella brutta malattia che piano, piano gli ha portato via tutti i ricordi, un giorno mi ha detto:

“Mi sembra di essere in un bosco fitto e non riesco a trovarne l’uscita”.

Come sempre l’ho tranquillizzato:

“Non ti preoccupare ci sono io qui con te, riusciremo ad andar fuori insieme”

Con la sua intelligenza aveva diagnosticato perfettamente il suo male.

Aveva dodici anni più di me, anche se nessuno ci credeva e molte volte mi viene da pensare, ma perché non era più giovane? Forse ci saremmo fatti compagnia anche in vecchiaia, come abbiamo condiviso tutto durante i nostri 56 di matrimonio.

Lui ci ha insegnato a sorridere, lui che aveva fatto guerra e prigionia nell’età più bella della vita, aveva imparato ad amarla la vita e a insegnare questo anche a noi.

E quell’ultimo giorno, tu non te ne volevi andare e ai fatto ritardare la funzione scatenando un violento temporale, così sei rimasto un altro po’ vicino a noi.

Ricordo che anche il comandante Rocchi disse:

“Ci scommetterei, che è stato lui anche questa volta”.

Ciao Giuliano mi stai sorridendo, mentre fingi di leggere il giornale e io che quel sorriso lo conosco molto bene, so che mi vuol dire ancora tante cose.

Tua Elda

1 COMMENT