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nominato il perito trascrittore

Il pm Piera Giannusa: “Dimostreremo la compartecipazione della vedova”

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Saranno più di 50 i testimoni citati dall’accusa e 8 per la difesa nel caso “Pedrazzini” l’uomo il cui corpo è stato trovato senza vita nel pozzo artesiano dietro casa a Marabino frazione di Toano.

Il pm, Piera Giannusa, ha dichiarato (come riporta oggi la Gazzetta di Reggio): “Dimostreremo la piena compartecipazione dell’imputata (Marta Ghilardini vedova di Pedrazzini). In questa vicenda non c’è una “mente” e un esecutore materiale: tutti e tre erano d’accordo”.

La Giannusa ha chiesto la trascrizione delle intercettazioni (telefoniche e ambientali) per svolgere al meglio l’indagine che punterebbe sulle conversazioni fatte da moglie, figlia e genero nella sala d’attesa della caserma prima che venisse rinvenuto il corpo di Pedrazzini. Incarico che è stato dato a Vincenzo Ottaviano di Carpi.

I carabinieri avevano già individuato, grazie all'aiuto dei cani, la presenza di qualcosa all’interno del pozzo artesiano ma parrebbe, sarà infatti da verificare, che i tre si siano traditi facendo commenti sul luogo.

“Intendo dimostrare l’innocenza di Marta – le parole dell’avvocato difensore Rita Gilioli – che è stata vittima della figlia e del genero. Senza contare le fragilità psicologiche della mia assistita”.

La Gilioli ha poi ricordato come sul corpo non ci fossero segni di violenza e punterà su due consulenze di parte: la perizia psicologica e quella psichiatrica. Queste due consulenze, che verranno effettuate in aula, attesterebbero il condizionamento dell’imputata da parte di genero e figlia.

Sempre nella giornata di ieri è proseguita la battaglia sui beni. L’avvocato Naima Marconi che tutela il fratello di Pedrazzini, Claudio, ha chiesto il sequestro conservativo dei beni immobili di Marta. Questo sarebbe un punto importante del processo per figlia e genero che, secondo l’accusa, avrebbero fatto indotto i due anziani coniugi “a indebitarsi per soddisfare le loro necessità di vita”.

L’avvocato Marconi, oltre alla lista dei testimoni (una trentina) ha depositato una certificazione medica attestante “lo stato di prostrazione del mio assistito e il disturbo post traumatico quando ha appreso di aver perso così il fratello”.