Home Cronaca “Fuori la violenza dal Parlamento” : in campo anche i sindaci dell’Appennino

“Fuori la violenza dal Parlamento” : in campo anche i sindaci dell’Appennino

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I sindaci della provincia reggiana ritratti con il tricolore per dira no alla violenza.

Tra questi Emanuele Ferrari, sindaco di Castelnovo ne’ Monti; Giorgio Zanni, presidente della Provincia e sindaco di Castellarano Stefano Vescovi, sindaco di Vezzano; Fabio Spezzani, sindaco di Baiso; Fabrizio Corti, sindaco di Viano, che insieme ai colleghi della provincia reggiana e al primo cittadino di Reggio Emilia, Marco Massari, scendono in campo per lanciare la campagna "Fuori la violenza dal Parlamento" - sindaci in difesa della costituzione e dell'unità nazionale".

Ed oggi è anche in programma una manifestazione a Roma.

I sindaci lanciano la campagna dopo l'increscioso episodio accaduto lo scorso 12 giugno in Parlamento quando il deputato Leonardo Donno, dopo aver provato a consegnare una bandiera dell’Italia al ministro per gli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli, è stato aggredito da alcuni parlamentari della maggioranza.

"Attraverso questa campagna nella quale ci siamo fatti ritrarre con la bandiera tricolore – dichiarano i sindaci -, vogliamo prendere posizione contro l'aggressione dal sapore squadrista e fascista che ha avuto luogo in Parlamento. Un'azione barbara, ingiustificabile, che offende le sedi delle istituzioni italiane a pochi giorni dal centenario dell'ultimo discorso di Giacomo Matteotti che di un'altra violenza fu prima testimone e poi vittima”.

E aggiungono: “Riteniamo che, in quanto sindaci della provincia di Reggio, terra in cui è nato il Tricolore nel 1797, abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce a sostegno della democrazia del confronto, del pluralismo, contro la brutalità di chi vuole affermare le proprie idee con la violenza. Dal momento che il deputato Donno è stato oggetto di percosse solo perché tentava di consegnare il tricolore al ministro Calderoli, in segno di attenzione all'unità nazionale messa in pericolo da provvedimenti che segneranno in modo indelebile anche le nostre comunità, oggi abbiamo deciso di mostrarci insieme alla nostra bandiera, simbolo di unità nazionale e di adesione ai valori rappresentati dalla nostra Costituzione. La stessa Costituzione che condanna la violenza in ogni sua forma".

Questi gli altri sindaci che hanno aderito: Marco Massari, sindaco di Reggio Emilia; Matteo Nasciuti, sindaco di Scandiano; Fabio Testi, sindaco di Correggio; Paolo Dallasta, sindaco di Guastalla; Paolo Fuccio, sindaco di San Martino in Rio – Ruggero Baraldi sindaco di Rolo; Federico Carnevali, sindaco di Gualtieri; Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera; Alberto Olmi, sindaco di Quattro Castella; Elisabetta Sottili, sindaca di Luzzara; Simone Zarantonello, sindaco di Novellara; Roberto Ferrari, sindaco di Fabbrico; Francesco Monica, sindaco di Castelnovo di Sotto; Franco Palù, sindaco di San Polo d’Enza; Roberta Ibattici, sindaca di Albinea; Alessandro Santachiara, sindaco di Campagnola Emilia; Francesca Bedogni, sindaca di Cavriago; Daniele Pietri, sindaco di Rio Saliceto.

2 COMMENTS

  1. Innanzitutto, come riflessione generale, è indubbio motivo di non piccolo compiacimento il veder mostrato o esibito orgogliosamente il Tricolore, e c’è da auspicare che “l’amor patrio” si conservi ed alimenti nel tempo a venire, specie pensando agli anni in cui la bandiera non era molto benvoluta (stando perlomeno ai miei ricordi, se non sono fallaci) da quanti la guardavano quale simbolo di nazionalismo, sentimento a loro dire poco o niente desiderabile, e anche il patriottismo, alla pari dei “contrassegni” identitari, non godeva di grandi simpatie da parte dei medesimi (sempre a mia memoria).

    Riguardo “all’unità nazionale messa in pericolo da provvedimenti che segneranno in modo indelebile anche le nostre comunità”, come qui leggiamo, se ci si riferisce al cosiddetto “regionalismo differenziato”, pur da inesperto qual sono della materia, mi sembrerebbe che il vigente art. 116 della nostra Costituzione preveda che “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ………. possono essere attribuite ad altre Regioni”, ossia quelle definite a Statuto Ordinario, rispetto a quelle che già godono di Statuto Speciale, e qualcosa d’altro si potrebbe fors’anche aggiungere

    Il secondo comma dell’art. 114, sempre della nostra Carta, ci dice infatti che “i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione”, nel senso che il concetto o principio dell’autonomia è ben presente nella nostra Carta costituzionale, e poiché i Sindaci qui riportati, quali aderenti alla iniziativa, ossia “scesi in campo”, sono in numero di 24, se non ho contato male, su 42 Comuni reggiani, ci si può chiedere se i restanti Primi Cittadini siano di diverso avviso circa la “questione autonomia”. .

    P.B. 18.06.2024

    • Firma - P.B.
  2. Quanti vedono il progetto di Autonomia Differenziata quale provvedimento che mette in pericolo l’unità nazionale, e quindi lo osteggiano anche nelle piazze, dovrebbero a mio avviso ricordare pure quello del Premierato, che procede parallelamente al primo e che a me sembra essere la strada per rinsaldare l’idea della unicità dello Stivale (oltre a rafforzare l’Esecutivo e chi lo presiede, ossia la figura che si trova alla guida del Paese).

    L’impressione è che entrambi i menzionati progetti siano avversati allo stesso modo, nel senso che chi disapprova l’Autonomia Differenziata lo fa altrettanto riguardo al Premierato, il che stride abbastanza con la elezione diretta dei Sindaci, probabile figlia del clima politico che portò al Referendum 1993, cui si ascrive l’avvio del sistema maggioritario, e che vide larga partecipazione e percentuale di votanti favorevoli oltre l’ottanta per cento.

    Orbene, quel Referendum vide il sostegno di forze politiche che oggi si oppongono al Premierato, cioè alla elezione diretta del Primo Ministro, il che pare essere una contraddizione piuttosto evidente, cui si aggiunge, dal mio punto di vista, quella di una sinistra ora contraria alla Autonomia Differenziata, mentre fu proprio la stessa ad ampliare le attribuzioni regionali, con legge del 2001 a riforma del Titolo V della nostra Costituzione

    Quel provvedimento del 2001, confermato da Referendum, portò alla cosiddetta Legislazione concorrente, tra Stato e Regioni, il che, se ben ricordo, creò qualche incertezza sui confini delle rispettive competenze, e fors’anche qualche contenzioso, se la memoria non mi tradisce, su cui cercò di intervenire il governo Berlusconi con legge che introdusse pure la “clausola dell’Interesse Nazionale”, ma che non superò il Referendum.

    La materia, nel suo insieme, è certamente complessa e delicata, tanto da creare differenziazioni pure dentro gli schieramenti, ma un minimo di coerenza non guasterebbe, e non credo in ogni caso che possa parlarsi di “pericolo” quando le decisioni della politica sono poi sottoposte al giudizio popolare, come avviene ogni qualvolta si va a Referendum, e come verosimilmente potrà succedere per le Riforme costituzionali di questo Governo.
    P.B. 19.06.2024

    • Firma - P.B.