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intervista al coordinatore e operatore stazione turistica e sciistica di Ventasso Laghi

Lo sci d’erba può essere il futuro turistico della montagna? Malpeli: “Meglio Neveplast”

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Lo sci d’erba può essere il futuro turistico della montagna? Per Claudio Malpeli, coordinatore e operatore della stazione turistica e sciistica di Ventasso Laghi è meglio attuare il progetto Neveplast.

Le scarse e sempre meno frequenti precipitazioni nevose degli ultimi anni hanno messo in crisi le stazioni sciistiche, anche in Appenino.

Tra chi sostiene la “neve artificiale” e chi la denigra, si fa sempre più strada l’alternativa dello sci d’erba, visto come una buona proposta per promuovere il territorio appenninico. Nel bilancio della regione 2023-2025 è previsto un primo finanziamento da 50.000 euro per promuovere e sostenere questa pratica. Risorse che “saranno erogate nelle prossime settimane”, ha annunciato alcune settimana fa l’assessore regionale alla Montagna, Igor Taruffi, rispondendo in Assemblea legislativa all’interrogazione della consigliera M5s Silvia Piccinini. Per la consigliera “l’investimento sullo sci d’erba va proprio nella direzione di individuare soluzioni sostenibili per destagionalizzare il turismo e consentire la sopravvivenza e lo sviluppo del turismo in montagna in un quadro climatico profondamente modificato”.

Abbiamo chiesto a Claudio Malpeli, quali scenari potrebbero dunque aprirsi per cercare di risolvere la crisi del 'turismo da neve'. Uno di questi, per il coordinatore di Ventasso Laghi, potrebbe essere la realizzazione del progetto Nevaplast.

Parliamo di piste da sci sintetiche. "I prodotti Neveplast - si legge sul loro sito - sono virtuosi per diversi aspetti: non si disperdono nell’ ambiente e sono completamente rigenerabili; questo significa che le piste una volta terminato il ciclo di vita, attraverso un processo di trasformazione, vengono rigenerate e sono nuovamente pronte all’uso".

L'intervista

Claudio, innanzitutto, secondo lei lo sci d’erba può essere il futuro turistico della montagna?

Difficilmente può essere una soluzione, anzi non lo è sicuramente. Premetto che noi abbiamo provato questa pratica circa 15 anni fa o poco più, quando ha fatto la sua apparizione, con la speranza di poterlo utilizzare sulle nostre piste da sci, per proporre un’alternativa nel periodo estivo e, comunque, in assenza della neve. Tra l’altro le nostre piste da sci si presterebbero bene perché c’è l’impianto di risalita ed è un terreno anche abbastanza erboso. Purtroppo è stato un buco nell’acqua.

Perché?

Per due motivi. Prima di tutto è una pratica estremamente difficile. Innanzitutto lo sci è molto corto e questo significa che bisogna avere un equilibrio estremamente importante, non si pratica su un terreno pianeggiante ma su terreni sconnessi, ripidi. Poi c’è un’altra difficoltà e cioè che non può essere utilizzato in spazi estremamente lunghi perché gli sci si surriscaldano; non si riesce a imparare rapidamente, c’è bisogno di tanti esercizi, di tanti anni di pratica.

Ma al di là della difficoltà che noi abbiamo riscontrato, c’ è un altro aspetto comunque importante: la sicurezza. Se cadi facendo sci d’erba ti fai male e tanto, a volte nonostante le protezioni adatte.

Ovviamente, sottolineo che questa è la mia esperienza e in base a questo posso affermare serenamente che questo sport non può essere il futuro dello sci della montagna. Non può essere un richiamo turistico.

E poi, ritornando al discorso della sicurezza, io non metterei mai a mio figlio un paio di sci d’erba perché lo considero molto pericoloso. E’ forse l’aspetto che mi frena di più. Pensi che noi conserviamo ancora tutte le attrezzature acquistate quando deciso di provarlo.

Come stazione sciistica di Ventasso, per trovare un’alternativa alla neve e poter quindi offrire proposte, stiamo lavorando però ad un nuovo progetto.

Quale progetto?

Neveplast, cioè l’utilizzo posizionato sulle nostre piste da sci di un materiale che con scii veri, da discesa, permetta di sciare tranquillamente o anche usato per altri scopi, ad esempio lo snowbard. Il materiale poi una volta posizionato ti permette praticamente di lasciarlo lì tutto l’anno: se dovesse nevicare non cambierebbe nulla. Ed ha poi un impatto ambientale migliore perché mentre lo scii d’erba la trita, va proprio a distruggerla, a differenza di questo che invece va a creare addirittura un tappeto erboso migliore proprio anche sotto l’aspetto estetico.

Quindi secondo lei Neveplast sarebbe adatto per queste piste e potrebbe rappresentare una soluzione?

Neveplast è un progetto sviluppato soprattutto all’estero ma inizia a diffondersi anche qui in Italia. Abbiamo un ottimo produttore in Italia e tante stazioni sciistiche stanno lavorando su questo progetto, soprattutto ai fini anche didattici.

Noi di Ventasso Laghi ci stiamo lavorando, magari pensando prima ad attrezzare alcuni punti della pista, come i campi scuola. Vede le difficoltà sono di tipo economico. Questo materiale ha un costo al momento estremamente elevato. Speriamo di riuscire a realizzarlo.

1 COMMENT

  1. Premetto che sono di Parte, sto esponendo un mio pensiero personale aperto per una discussione costruttiva e ammetto con estrema franchezza di non conoscere assolutamente le varie dinamiche che esistono nel “dietro le quinte” della gestione di impianti di risalita.
    Ho immaginato di attrezzare gli impianti di risalita esistenti per le bici, abbinando idonei percorsi per la discesa.
    Il mio punto focale è “abbinare”, non “convertire”, per far si che lo stesso impianto possa venir utilizzato nel periodo invernale, in presenza di neve, per lo sci e nel rimanente periodo per Discese in bici, fermo restando che i fruitori degli impianti per le passeggiate a piedi hanno sempre la disponibilità all’utilizzo.
    Avere in sostanza un impianto che si sorregge (spero) tutto l’anno con le diverse attività suddivise a seconda delle condizioni climatiche.
    Và da se che la seconda parte dell’abbinamento consiste nel ricavare progressivamente percorsi adatti alle bici che non dovrebbero sovrapporsi a quelli degli amanti delle escursioni a piedi.
    Prendendo spunto da un impianto visitato personalmente, il Mottolino, mi sono chiesto se la sua crescita negli anni sia replicabile anche sulle nostre zone.

    • Firma - Maximiliano Giberti