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L'appello a Monsignor Morandi

Caramaschi (Confcooperative): “No all’impegno in parrocchia e in politica? Il Vescovo ci ripensi”

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Caramaschi (Confcooperative): “No all’impegno in parrocchia e in politica? Il Vescovo ci ripensi”

“Nel più profondo rispetto del suo magistero e di prerogative nelle quali non ci permettiamo di entrare nel merito, invitiamo il Vescovo di Reggio Emilia, Mons Giacomo Morandi, a ripensare alla disposizione assunta circa l’impedimento della partecipazione all’attività politica dei laici che svolgono ministeri e funzioni nelle parrocchie”.

Il pubblico appello viene dal presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, il reggiano Matteo Caramaschi, dai componenti reggiani l’ufficio di presidenza dell’organizzazione, Gino Belli e Patrizia Fantuzzi, e dalla coordinatrice della delegazione territoriale locale, Anna Colombini, che si dichiarano “preoccupati a fronte di una disposizione che rischia creare tensioni comunitarie e personali, ma anche di far percepire il mondo cattolico come distante o estraneo alle vicende politiche (e perciò economiche e sociali) del territorio”.

La sede di Confcooperative a Reggio Emilia

“Una cooperazione di matrice sociale e cristiana che dà tanto alle persone”

“La storia del movimento cooperativo rappresentato da Confcooperative Terre d’Emilia – ricordano gli esponenti dell’organizzazione – prese slancio a partire dall’Enciclica “Rerum Novarum”, quando Papa Leone XIII sollecitò proprio i cattolici all’impegno sociale”.

“Da qui nacquero cooperative di consumo, di lavoro, e prima ancora, quelle Casse Rurali e Artigiane (oggi Banche di Credito Cooperativo) che segnarono il nostro territorio (le prime a Gualtieri e Guastalla, nel 1895 e 1896) e videro un impegno diretto dei parroci, e non solo di laici”.

“Quei pionieri – spiegano Caramaschi, Belli, Colombini e Fantuzzi– raccoglievano denaro e lo prestavano per vincere l’usura; usavano uno strumento “scabroso”, secondo qualche benpensante, ma non se ne resero schiavi o servi, così da vincere schiavitù e dipendenze”.

“Questa cooperazione di matrice sociale cristiana – proseguono i vertici reggiani di Confcooperative Terre d’Emilia - ha dato e dà molto ai nostri territori, mantenendo una profonda autonomia dalla politica e comunque restando punto di riferimento anche per tante donne e uomini che pure si sono impegnati in movimenti e partiti tra di loro assai diversi”.

“Molto di più, allora – osservano i dirigenti cooperativi – ha fatto e può fare la Chiesa, sostenendo coloro che desiderano affermare in politica quei principi ispiratori di giustizia sociale, mutuo soccorso, attenzione agli altri che possono accomunare gli uomini e, a maggior ragione, quando a fondamento del loro agire vi sono anche spinte alla fratellanza e alla comunione”.

“Comprendiamo – aggiungono gli esponenti di Confcooperative Terre d’Emilia - la preoccupazione circa le possibili divisioni che l’impegno attivo in compagini politiche può generare tra le persone, ma siamo anche convinti che proprio i cattolici dovrebbero avere i migliori anticorpi rispetto a questa possibilità, essendo uniti da una fede che trascende altre forme di appartenenza e di militanza”.

“E’ con queste convinzioni – affermano Caramaschi, Belli, Fantuzzi e Colombini – che invitiamo rispettosamente mons. Morandi a ripensare alla sua disposizione, evitando da una parte le angosce e gli imbarazzi che potranno connotare le scelte dei cattolici impegnati nelle parrocchie e, dall’altra, non frapponendo impedimenti ad un impegno politico di persone disponibili a spendersi in questo importante ambito”.

“Chi intraprende percorsi di questo genere, mettendosi al servizio reale della collettività e perseguendo il bene comune – concludono gli esponenti di Confcooperative Terre d’Emilia - è una risorsa di cui tutti abbiamo bisogno”.

 

3 COMMENTS

  1. Nel commentare il precedente articolo in argomento di tre giorni fa, dal titolo “Ruoli di responsabilità in Diocesi o in parrocchia? Incompatibili con una candidatura”, ho espresso l’opinione che la neutralità politica mi sembra piuttosto improbabile da ottenere, anche se si rinuncia alla candidatura, tanto da farmi preferire il poter conoscere “da che parte sta” chi ricopre ruoli nella comunità ecclesiale.

    Nel leggere le presenti righe mi è tuttavia sorto un dubbio, o interrogativo, probabilmente errato ma credo nondimeno legittimo, ossia il domandarmi se la missiva del Vescovo, che difficilmente è nata a caso, possa avere come ragione l’aver constatato che era di fatto rappresentata solamente, o quasi, una sola parte politica, andandosi così a determinare una sorta di scompenso

    Se il mio dubbio non fosse infondato, verrebbe allora da pensare che la missiva vescovile si prefigga di “rimediare” in qualche modo e misura a detto scompenso, perché sappiamo bene quanto i “principi ispiratori di giustizia sociale, mutuo soccorso …….”, possano avere una interpretazione e percezione non unanime, e tradursi di riflesso in azioni ed impostazioni politiche di differente segno.

    P.B. 15.02.2024

    • Firma - P.B.
  2. Non si può che essere d’ accordo con l’ esortazione di Caramaschi rivolta al Vescovo Morandi.
    Risulta del tutto incomprensibile e fuori dalla realtà quanto ha detto il Vescovo, ma è soprattutto inconcepibile in quanto rappresenta Il pensiero dello stesso Vescovo.
    È auspicabile che il pensiero del Vescovo non corrisponda a quello della Chiesa.
    Vescovi che fanno affermazioni come ha fatto Morandi, contribuiscono a rendere la Chiesa sempre più al di fuori dal mondo reale.
    Voglio credere si sia trattato di un malinteso e che il Vescovo vorrà riconsiderare e
    rivedere le sue posizioni.
    Buona serata.
    Vittorio

    • Trovo che il commento di Vittorio vada ad avvalorare ulteriormente il dubbio che ho espresso nelle mie precedenti righe, e se da un lato penso sia molto difficile che il Vescovo possa fare “marcia indietro” – ritenendo la sua missiva il verosimile frutto di valutazioni molto attente e soppesate – dall’altro lato non mi dispiacerebbe che ciò avvenisse, in modo da vedere quale è l’orientamento politico prevalente tra quanti ricoprono ruoli di responsabilità nella comunità ecclesiale.

      Mi sembra infatti abbastanza legittimo che chi frequenta la Parrocchia, da semplice fedele, possa conoscere come la pensano, sul piano politico, quelle figure con le quali, per il ruolo rivestito dalle medesime, capita di rapportarsi semmai anche piuttosto frequentemente, ed il cui peso – non dovremmo nascondercelo, io credo – potrebbe essere tutt’altro che ininfluente nella vita parrocchiale (la quale può ispirarsi a logiche tra loro diverse, a seconda della linea di pensiero che la impronta).

      P.B. 16.02.2024

      • Firma - P.B.