Impianto idroelettrico di Debbia, alla Provincia un sovracanone di quasi 500 euro
Lo ha stabilito la Provincia di Reggio Emilia attraverso una determina pubblicata sull’Albo Pretorio dell’Istituzione stessa.
In effetti, l’idroelettrico, in tema di energia ‘pulita’, con tutte le sue diramazioni anche a livello burocratico ed amministrativo, sta acquisendo sempre maggior peso ed interesse in queste ultime settimane.
Il dettato legislativo
Secondo quanto stabilito dal ‘Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici’, è stato istituito un sovracanone per la derivazione d'acqua per produzione di energia idroelettrica, sempre a carico del concessionario, a favore degli enti rivieraschi (province e comuni).
In particolare, attraverso ulteriori normazioni successive, per quegli impianti che abbiano una potenza nominale (o fiscale) pari o superiore a 220 khilowatt/ora.
Con ulteriori normazioni, si è arrivati a stabilire diverse fasce di sovracanone tra impianti che sviluppino una portata tra i 220 e 3000 kwh e superiori ai 3000 kwh.
Orbene, il Direttore dell’Agenzia del Demanio, cui è demandata, attraverso l’emanazione di un decreto, il 7 dicembre del 2023 ha stabilito che per il biennio 2024/2025 ha stabilito un canone pare a 6,83 euro per ogni chilowatt di potenza nominale media concessa o riconosciuta per derivazioni d'acqua, a scopo di produzione di energia elettrica, con potenza nominale media annua superiore a chilowatt 220 e non eccedente il limite di chilowatt 3.000.
L’impianto di Debbia
L’impianto idroelettrico posto nella località di Debbia, posto sul fiume Secchia, serve in particolare i territori dei comuni di Baiso e di Prignano sul Secchia (in provincia di Modena) oltre, più in generale, alle province di Modena e Reggio, ed ha una potenza di 730,87 khilowatt. Alla provincia di Reggio Emilia, spetta un 10% relativo al totale del sovracanone per l’energia idroelettrica prodotta.
Per tanto, secondo quanto stabilito dalla determina, la società Energia e Territorio Srl dovrà corrispondere all’istituzione di Palazzo Allende una cifra pari a 499,18 euro.
Quando fu approvata la Legge 959 del 1953; da alcuni fu definita le Legge per la montagna; a quel tempo c’era qualcuno che pensava al bene dei paesi montani, esattamente agli antipodi di quello che succede oggi. La Legge 959 stabiliva che la forza di gravità dell’acqua producendo energia, produceva valore, valore che andava riconosciuto ai territori montani dove questi beni si generano. Chi guadagna grazie alle concessione di una derivazione idrica deve dare una percentuale di queste entrate ai territori. Ci sono tre tipi di canoni che i Concessionari devono pagare per ogni chilowatt di potenza nominale media dell’Impianto; canone di derivazione, sovracanone di Bacino Imbrifero Montano (sovracanone BIM) e canone rivierasco, quanto percepito dalla Provincia è solo il 10% del canone rivierasco, una quota quasi nulla, essendo il canone rivierasco di soli 6,85 Euro per ogni kW di potenza nominale concessa o riconosciuta che complessivamente è pari a Euro 5.000, a fronte di 36,82 Euro per ogni kW di potenza media relativa ai sovracanoni BIM, importo spettante ai comuni del Bacino Imbrifero dell’Impianto, pari a 26.910 Euro. Questi canoni e sovracanoni sonno aggiornati ad ogni biennio. Non mi dilungo ad illustrare altri parametri, si tenga conto che l’impianto di Debbia è un piccolo impianto, basti pensare che la Centrale Enel di Isola di Palanzano ha una potenza media di 13.500 kW e per i soli sovracanoni BIM Enel paga 497.000 Euro a cui vanno aggiunti i canoni rivieraschi. Il sistema Idroelettrico di Ligonchio è costituito da sei impianti di cui tre di Enel (Ligonghio, Rossendola e Predare) e tre di Società private; verificate le potenze se ne derivano i vari Canoni e Sovracanoni.