La 78esima Commemorazione dell'Eccidio di Gatta.
Si è tenuta quest'oggi, alla presenza di tutte le autorità, dei Sindaci dei Comuni del nostro Appennino, e di tanti cittadini il ricordo della strage nazifascista di Gatta.
L’iniziativa è promossa dall’Unione Montana dei Comuni dell’Appennino Reggiano, dal Comune di Castelnovo Né Monti, dal Comune di Villa Minozzo, dalle associazioni partigiane Anpi Alpi-Apc e dall’istituto storico Istoreco.
Una commemorazione che è iniziata alle 9.30 nella Chiesa Parrocchiale di Gatta con la messa di suffragio e la benedizione, cui è seguita la prolusione del sindaco Bini e del Presidente Sassi.
Successivamente, il corteo fino a Villa Marta con un omaggio floreale al monumento partigiano di Gatta e al cippo sistemato a San Bartolomeo, sul lato opposto del fonte sul fiume Secchia che segna l’inizio del territorio di Villa Minozzo.
L’evento è stato accompagnato dalle note musicali della Banda di Felina.
La vicenda
Riportiamo il ricordo della vicenda di Gatta, così come riportato sul sito di Istoreco: "All’alba dell’8 gennaio 1945 avanguardie di una colonna tedesca, mimetizzate e favorite dalla scarsa visibilità, raggiunsero il torrente Secchia attraverso la strada Gatta-Felina. In località San Bartolomeo era stato istituito un servizio di vigilanza al ponte della Gatta, situato in una stalla e affidato ad una squadra del Distaccamento “Pigoni”. Probabilmente conoscendone l’ubicazione, i tedeschi attraversarono inosservati il Secchia, aggredendo ed uccidendo immediatamente le due sentinelle Vasco Madini “Fulmine” e Sergio Stranieri “Randa”. Prima di morire, uno dei due giovani partigiani riuscì a dare l’allarme, ma i nazisti erano già troppo vicini, così il restante del Distaccamento tentò un rapido quanto improbabile sganciamento.
Scesero verso il greto del torrente Secchiello seguendone la riva sinistra, col proposito di raggiungere il grosso del Distaccamento “Pigoni” fermo a Sonareto. Tuttavia la neve molto alta ed il terreno accidentato, resero il loro cammino molto lento e disagevole. I nemici marciarono invece più speditamente sulla strada sovrastante che porta a Carniana, riuscendo a precederli e catturandoli facilmente. Uno solo si salvò, mettendosi a riparo sotto un ponticello in muratura, mentre tutti gli altri vennero condotti all’interno della semi diroccata Villa Marta e là torturati e uccisi.
Fu così che oltre alle due sentinelle morirono: Aldo Bagni “Nerone”, Angelo Masini “Tonino”, Arturo Roteglia “Ellas”, il sabotatore Manlio Bruno “Costantino”, la staffetta del Comando Unico Ruggero Silvestri “Jena”, Aristide Sberveglieri “Tallin” e Armando Ganapini “Lazzarino”. I graduati Gino Ganapini “Leone” e Carlo Pignedoli “Mitra” vennero invece tradotti nelle carceri di Ciano e successivamente fucilati il 26 gennaio ’45".