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Elda racconta: La neve

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Gennaio mette ai monti la parrucca, così diceva un proverbio e noi siamo qui che aspettiamo questa nevicata che forse non arriverà.

Bei tempi quelli dagli anni ’50 agli ’80, quando l’inverno era vero inverno, quando lo “Sci club Bismantova” aveva più di un centocinquanta iscritti fra discesa e fondo.

Ecco direte voi che questa continua a ripetersi, si vi ho già parlato di questo qualche anno fa, ma sarebbero tante le cose da ricordare di questa associazione, perciò mi va di andare avanti.

Questo “Sci Club” è stato messo in piedi da una decina di amici   accumunati dalla stessa passione, che ogni sera si ritrovavano al bar Magnani, perciò lo aprirono per lo sci di fondo, ma anche lo sci alpino e il salto, nel lontano 8 gennaio del 1952, perciò in quel periodo che la gente aveva voglia di fare.

Naturalmente non esistevano piste né impianti di risalita e dunque gli allenamenti si facevano sui pendii e le mulattiere intorno al paese, come nella zona detta “Macchiusa” e chi faceva discesa doveva risalire faticosamente da solo senza aiuti meccanici e chi amava il salto come Franco Orlandi si allenava su un cocuzzolo che si trovava vicino a quello che ora è diventato “il Direzionale”, ma doveva stare attento alla maestria della frenata d’arrivo, perché lì sotto c’era una zona impervia e piena di arbusti.

Bisogna dire che per quanto riguarda il fondo fu subito sport a tutto ritmo, organizzando a Castelnovo gare nazionali di staffetta allora la partenza e il traguardo si trovavano dove ora sorge l’asilo “Mater Dei”, alle quali parteciparono molti corpi militari a partire dalle “Fiamme Gialle” e fu nei primi anni cinquanta che Castelnovo fu invaso da squadre Venete, Trentine, Friulane, Piemontesi ed Appenniniche.  E’ stato in quel periodo che Luigi Teggi si distinse e vinse un trofeo nazionale e poco più tardi nel 1962 a Bardonecchia un trio di atleti del nostro “sci Club”, vinse i campionati nazionali dei “Campanili Alpini”. Poi una decina d’anni dopo esattamente il 6 marzo del 1974, altro podio nazionale col 2°posto in campo femminile ai “Giochi della Gioventù” a Pescocostanzo “L’Aquila” e l’anno dopo il 7 marzo 1975 al “Rolly Go” campionato nazionale allievi, in Valdidentro Bormio, sempre piazzamento in campo femminile “la stessa atleta”, con un 5° individuale e un 3° con la staffetta, naturalmente, più tardi altri ragazzi si sono distinti in campo nazionale, come vedete forse ne vale la pena di raccontarlo ancora.

Negli anni ’50 avevo conosciuto un fondista delle “Fiamme Gialle”, che si era distinto a livello nazionale, naturalmente era nel periodo che la società organizzava gare nazionali, bellissima amicizia, ogni settimana lui si spostava per gareggiare e mi spediva una cartolina, che andava a far parte della mia collezione, da quei bellissimi posti delle Alpi. Ci siamo ritrovati lassù, dopo anni, quando lui era diventato padre di due bambine e istruttore di sci di fondo e il comitato regionale mandava alcuni bambini a gareggiare su quelle piste e io e certe volte anche mio marito, li seguivamo, non ho mai rinunciato a questo, fin che i miei erano piccoli.

Anzi vi voglio anche raccontare, che l’ultimo dei miei figli, ha indossato gli sci che forse non aveva ancora imparato a camminare bene. Li aveva adocchiati in una vetrina di un negozio e mentre suo padre faceva “quattro chiacchiere” con la proprietaria, lui li tirò giù dalla vetrina, forse col resto dell’esposizione, così il padre per non far brutta figura ha dovuto comprarli.

Allora il manto bianco ricopriva tutta la vallata, le piste lunghe cinque o sei chilometri, si snodavano sotto la Pietra, era uno spettacolo guardare questi fondisti che si allenavano seguiti da bravi maestri, il tutto organizzato dall’indimenticabile Presidente Memo Zanni e dagli altrettanto indimenticabili fratelli Teggi, Carlo e Luigi (Carlùn e Gigi).

Questi due fratelli poi mettevano a disposizione della squadra non solo la loro esperienza come sciatori, preparando la pista che   allora veniva fatta a suon di gambe e di braccia la mattina presto, ma aprivano anche la loro casa alla “Macchiusa” che ogni pomeriggio si riempiva di bambini. La signora Giulia e la cognata la signora Lina che li svestivano, li asciugavano, li scaldavano vicino al fuoco e facevano bere loro un thè caldo. Gente così non ne tornerà più e penso che chi li ha conosciuti non li dimenticherà mai.

Quando c’era il sole, questa fila di ragazzini, maschi e femmine sembrava danzassero sulla neve, con i pantaloni della tuta da ginnastica, nascosta fino al ginocchio da calzettoni bianchi con la riga tricolore in alto e i giubbotti colorati uno diverso dall’altro, niente divise per parecchi anni, di grazia che lo “sci club”, aiutato dal Coni, passava gratuitamente, sci, racchette e scarpe, alle volte di seconda mano, ma nessuno ci faceva caso, importante era esserci e partecipare alle gare.

Ogni domenica si partiva con lo “scuolabus” guidato da Pericle, seguito da qualche macchina di genitori, anche queste stipate da ragazzini e sulla capote i portasci completi.

I partecipanti venivano premiati con un pranzo consumato in compagnia in qualche albergo e questi bimbi erano contenti di essersi guadagnato il pranzo. Si perché era proprio stra guadagnato con l’impegno e la fatica che ci metteva ciascuno, sia che arrivasse fra i primi o fra gli ultimi, anzi questi forse se lo meritavano di più avendo fatto il doppio della fatica necessaria, perché ancora non avevano imparato a far scivolare lo sci nel modo giusto.

Prima della partenza della gara venivate da me o da qualche altra mamma presente, con la giacca a vento in mano:

“Signora me la può tenere per favore?”

Alle volte mi trovavo con le braccia piene, allora le appendevo a un paletto vicino al traguardo e appena sentivo il tifo lungo la pista che urlava un nome, stavo pronta per coprirlo subito, erano tutti sudati e stanchi, ma felici di aver partecipato e mi regalavano un sorriso.

E le bimbe tutte bravissime, si sono temprate alla vita che aspettava loro, facendo questo sport individuale e molto faticoso, perché dovevano contare solo sulla loro forza e sulle loro braccia, senza l’aiuto di nessuno.

Forse qualcuno leggendo tutto questo resterà deluso, forse sperava di leggere il proprio nome, ma eravate in tanti, non basta un breve racconto per parlare di ognuno di voi, ma vi ho ancora tutti nel cuore.

Ora però un nome lo devo fare “Daniele” che nonostante i vari problemi famigliari e di lavoro, riesce a portare avanti questo “sci club” che alle volte boccheggia, ma non è ancora affogato.

Dopo il 2015 la neve qui da noi ha cominciato a scarseggiare, il riscaldamento del globo terrestre ha cominciato a farsi notare, si qualche nevicata, ma la terra è talmente calda che il giorno dopo comincia già a sciogliersi, così i nostri ragazzi appassionati dello sci devono cercarla lontano da casa, sulle Alpi, dove le piste ormai, anche là “artificiali”, non mancano.

Io voglio sperare che questo sia un ciclo, che poi passerà e le stagioni che si sono ridotte a due, cioè autunno e estate, torneranno a essere quattro, come le abbiamo vissute noi, perciò tornerà la primavera e l’inverno con le sue belle nevicate e torneranno le piste da “fondo” attorno alla nostra bella Pietra.

(Elda Zannini)