5Stelle a ‘geometrie variabili’: uniti col Pd in montagna, divisi in città.
Vista da diecimila metri di altezza è il caso più interessante di questo inizio di campagna elettorale verso le Amministrative di primavera del 2024 che ha mosso i primi passi in queste settimane.
Lo ‘strano caso’ è quello del movimento nato dall’idea di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio anni fa, che oggi si trova ad un sostanziale bivio.
Quasi una sorta di paradosso.
In un contesto politico, dove, la Montagna appare un qualche passo avanti rispetto a certe dinamiche che affiorano nel capoluogo di provincia.
Mai come nel campo del centrosinistra, la divaricazione tra città e montagna risulta evidente, ed è un qualcosa che, a oggi, merita di essere quanto meno posto all’attenzione del lettore e degli analisti più fini presenti in terra Appenninica e, va da sé, anche in quella cittadina.
L'appennino. Il progrmma che unisce
Ciò che è successo 16 dicembre scorso nel foyer del Teatro Bismantova a Castelnovo ne' Monti è stato quel 'quid' che marca una netta differenza fra Appennino e pianura.
Almeno fino ad oggi.
In Appennino, infatti, il programma elettorale, e la volontà di andarlo a discutere con i cittadini, è il collante di tutta la coalizione.
Una visione, magari un po’ troppo idilliaca, ma è quella che è stata ‘fatta passare’ da tutti i presenti quel sabato nel capoluogo del distretto montano.
Una metodologia ed una filosofia perorata dal segretario Dem, Massimo Gazza, salito in altura a dare un forte imprimatur all'iniziativa unitaria, facendo sentire tutto il peso della Segreteria provinciale.
Non solo, questo approccio è stato sostenuto convintamente anche dai protagonisti della politica locale, che poi avranno il compito di tradurre in candidature, quindi in personalità, quelle pagine scritte con grande afflato e convinzione.
Inoltre, come ha avuto modo di dire lo stesso Luca Maioli, portavoce del Movimento 5Stelle presso il Comune di Castelnovo ne’ Monti, quel giorno di metà dicembre: “La richiesta di intraprendere questo percorso comune con le altre forze politiche di centro sinistra mi è stato proposto in estate. E’ un progetto che ha incontrato immediatamente il mio interesse nonché favore. Ho accettato con entusiasmo perché penso che si possa lavorare bene a livello di coalizione”.
Un entusiasmo che pare si stia trasformando anche in fatti, visto che il nome di Emanuele Ferrari come possibile, futuro, candidato di coalizione, incontra il favore pieno e convinto anche dei pentastellati.
Un elemento rilevante che, come vedremo dopo per quanto riguarda il capoluogo, della massima rilevanza: alla fine, i programmi elettorali (oltre che le leggi…) camminano sulle gambe delle persone. Evidentemente la figura di Ferrari – salvo sorprese – è quella che mette d’accordo tutti.
Poi, siccome come amava spesso ripetere il vecchio Rino Formica - ‘califfo’ della politica nazionale e uno che le ha praticamente viste tutte – la politica è ‘sangue e emme…’ ci sarebbe, probabilmente, anche un aspetto assai meno prosaico, ma molto più concreto: quello dell’esistenza stessa del Movimento 5Stelle in montagna.
Secondo alcuni, che i pentastellati appenninici accettino di buon grado di entrare in una coalizione con Pd e altre realtà di quell’area, è anche e soprattutto una questione di sopravvivenza. Sarà effettivamente così?
La città. Lo ‘strappo' dei 36: “Non con ‘questo’ Pd”
Di segno completamente opposto è la dinamica che si sta sviluppando nel capoluogo di provincia.
Il 20 dicembre, l’ottimo Mattia Caiulo dell’Agenzia Dire ha pubblicato un lancio citando un documento firmato da 36 esponenti, nazionali (l’onorevole Stefania Ascari), internazionali (l’eurodeputata e originaria della nostra montagna, Sabrina Pignedoli), nonché importanti esponenti locali, presenti e passati, che hanno ‘segnato la via’ del Movimento a Reggio (Da Norberto Vaccari – ex consigliere comunale – a Natascia Cersosimo - le cui segnalazioni diedero il via all’indagine giudiziaria ‘Angeli e Demoni’ – passando attraverso Matteo Oliveri – il primo grillino eletto in Consiglio comunale a Reggio -) in cui si dice chiaramente che: “Attraverso approfondimenti e confronti doverosi, a cui fanno eco numerose dichiarazioni pubbliche, è apparso chiaro come il malcontento dei cittadini trovi riscontro anche nelle file del Pd e alleati storici. Tuttavia tale malcontento si riduce all’incapacità di sciogliere il legame con chi ha governato la città negli ultimi 20 anni, prima direttamente e poi attraverso il controllo della macchina comunale, posizionando uomini di fiducia nei ruoli chiave (neo liberisti e proto renziani)".
Il risultato di tutto questo, secondo, i firmatari del documento si traduce in un “Assetto di potere e una gestione amministrativa piena di lacune che ha sensibilmente diminuito il benessere dei cittadini. La questione per tanto, non è di ‘allearsi col Pd’, è questione di stare alla larga da ‘questo Pd’”.
Favorendo, al contrario, una sinergia ancor più forte con Coalizione Civica di Dario De Lucia e Fabrizio Aguzzoli, movimento civico con cui i pentastellati del capoluogo hanno già proposto questioni unitarie ponendosi in forte opposizione con la Giunta attuale e la maggioranza che la sostiene.
Orbene, il documento, che a quanto emerge ha creato una notevole dialettica in seno al Movimento, è diventato ‘cosa pubblica’ da ormai più di due settimane.
Nessuna novità è emersa da quel momento, secondo le informazioni in nostro possesso, complice probabilmente anche il periodo di festa.
Un aspetto però sembra in continuità coi contenuti di quel documento: molto dipenderà dal candidato che l’area Dem saprà esprimere.
Né l’assessore Lanfranco De Franco, né il dottor Marco Massari, il direttore della Struttura Complessa del reparto Malattie Infettive dell’ospedale di Reggio, al momento risultano incontrare il favore di una fetta consistente dei pentastellati reggiani.
Al tirar delle somme
Quindi, al tirar delle somme, in uno dei due grandi ‘emisferi’ della politica locale, la montagna reggiana dà l'impressione di essere molto più avanti coi lavori rispetto alla città.
Soprattutto, in Montagna si parla di programmi e poi di candidati. A Reggio Emilia, pochissimi fino ora sono stati in grado di esprimere una visione di cosa hanno in serbo per la città nei prossimi cinque anni.
Insomma, il vero laboratorio politico, in provincia di Reggio, per il centrosinistra, sta in Appennino. A Castelnovo ne' Monti, sembra, si anticipino le dinamiche che potrebbero venire buone per il capoluogo.
E’ una medaglia al petto di un territorio spesso visto con una certa distanza dalla città, ma che, come stanno ormai sostenendo tutti i candidati locali, il fil rouge che potrebbe unire Reggio Emila e l’Appennino è ineluttabilmente destinato a ispessirsi.
Chi l'avrebbe mai potuto immaginare?
Siete a conoscenza che la montagna Reggiana non finisce a Castelnuovo monti???
Certo dopo non ci sono dei gran voti x nessuno,xchè sprecarsi……!?!🤷🤷🤷
Saluti.