Elda racconta: La Vigilia.
Ecco Natale è arrivato, io l’aspetto con ansia per un mese, ed ecco che lui appena si affaccia, subito se ne va. Pensare che dovrebbe fermarsi un po’ di più specialmente di questi tempi, in modo che la gente si abitui ad essere un po’ più buona e più serena, perché pensateci bene a Natale ci sentiamo diversi dal solito.
Non fa niente se non ci diamo il tempo di pregare di più, o di frequentare le funzioni come si faceva una volta, tanto Lui, anche se noi non ce ne accorgiamo è proprio qui dentro di noi. Ci segue mentre prepariamo i tortellini di castagne, o i cappelletti, mentre sferruzziamo qualcosa da regalare ai nipoti, mentre facciamo la lista di chi ci sarà o non ci sarà quella sera.
Sì in casa mia tutto procede come una volta, quando era mia madre a preparare la cena della vigilia, se ci penso sento ancora il profumo del suo risotto coi funghi, doveva e deve essere ancora adesso tutto di “magro”, ma saporito. I miei fratelli che dopo aver pucciato una fetta di ciambella in mezzo bicchiere di “toscano” cominciavano a ridere e a cantare “Tu scendi dalle stelle…” Poi uno di essi raccontava, che uno del coro della chiesa, una sera di Natale che aveva bevuto un bicchiere in più, cambiava le parole:
“Oh Bambino, mio Divino…Con…Oh Bambino pieno di vino…”
E giù a ridere fin che non gli arrivava uno scapellotto secco nel coppino, era mia madre che non ammetteva scherzi sulla religione.
Non c’erano doni da scambiarsi, allora arrivava solo la Befana coi mandarini e gli scacchetti, ma si aspettava solo che arrivasse l’ora giusta per avviarci verso la chiesa per la “Messa di Mezzanotte”.
Ricordo che mi trascinavano mezza addormentata, camminavo con gli occhi chiusi, da una parte la mamma, dall’altra mio fratello maggiore che era già un giovanotto, fra me e lui c’erano quindici anni di differenza, mio padre non c’era mai e ho saputo molto più tardi, perché non andava in chiesa, ma questa è un’altra storia.
Io riaprivo gli occhi quando arrivavamo alla Pieve, fredda scura, le luci erano poche, mi portavano vicino al presepe che si trovava dentro all’altare dell’Immacolata, anche lui scuro con poche luci e le statue alte, ma rade.
Allora mi prendeva un senso di angoscia, per quel bambino mezzo nudo col freddo che faceva e dicevo:
“Ma perché la sua Mamma non l’ha fasciato nel suo mantello?”
Ma c’era sempre qualche vecchia bigottona in chiesa che mi guardava male e faceva: Ssss…facendomi segno di stare zitta.
Poi tornavamo a casa in silenzio tutta l’euforia dell’attesa era finita, io a cavalluccio, sulle spalle di mio fratello avvolta nella sciarpona nera della mamma, a lei non serviva, così diceva e io pensavo che forse anche la Madonna aveva fatto così, chissà perché facevano vedere Gesù nudo sulla paglia. (Difatti nel mio presepe c’è sempre stato e ci sarà sempre un Gesù Bambino bello coperto).
Quest’usanza della cena della vigilia, si la cena, il giorno di Natale ognuno lo passerà con la sua nuova famiglia, ho cercato di tenerla viva in casa mia fin che ci sono riuscita, poi piano, piano, un po’ alla volta per non offendermi ha preso in mano tutto mia figlia, naturalmente con la collaborazione delle mie nuore e le mie nipoti e si fa giù nella taverna di Gabriele, che è comoda, spaziosa e calda, ma anche quest’anno con l’antipasto è stato servito il mio “scarpasùn” molto apprezzato come sempre. Anche se mi avevano predicato che non dovevo fare niente:
“Eh..nò…Cari miei fin che ci riesco continuo a fare di testa mia, non voglio far la vecchia decrepita prima del tempo”.
Cena bellissima tutti insieme, ciascuno racconta cose buffe che gli sono capitate durante la vita, poi arriva lo scambio dei regali e Gabri che vuota uno scatolone pieno di pacchettini ben confezionati, sopra al tavolo e dice:
“La pesca comincia, ognuno prenda su, poi potrete anche scambiarveli”.
Ce n’erano a volontà, cose nuove, ma anche riciclate, perché mai usate, un bel gioco che ci ha fatto divertire. Poi sempre lui che si fa fotografare col passamontagna con capelli e barba che qualcuno gli ha regalato, certamente qualcuno che lo conosce bene e sa che farà di tutto per tenere allegra la compagnia, specialmente i nipoti che ormai sono tutti adulti e addirittura dice che prossimamente si presenterà così, in banca, per fare un prelievo.
Io ascolto e osservo tutti, noto ogni sciocchezza, ogni sorriso, ogni sguardo e me li chiudo tutti nel cuore, ho imparato a tenermi in disparte e a tacere si tutti noi anziani anche se ci è difficile dovremmo imparare a tacere, tanto quello che sapevamo glielo abbiamo già insegnato, io tutto questo lo ritirerò fuori dalla mia mente una qualche notte quando il sonno tarderà ad arrivare.
E’ quasi mezzanotte e cominciano ad alzarsi, non so se andranno in chiesa o non ci andranno e non voglio saperlo, ho cresciuto una famiglia unita dei fratelli che si vogliono bene, ma liberi nelle loro scelte, si stimano e si rispettano come rispettano il prossimo e forse a Dio basta questo.
Ecco è già passato tutto, si tornerà a lavorare o a studiare, usciranno di casa in fretta dando un’occhiata al mio presepe fatto sul pancone del cortile, qualcuno allungherà una mano per raddrizzare una statua che il vento ha fatto cadere, per qualche giorno ci sarà ancora nell’aria quest’atmosfera Natalizia e io lo spero con tutto il cuore che quest’usanza della cena in famiglia resti impressa nei loro cuori.
(Elda Zannini)