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racconto di Dilva Attolini

Canto femminile di Natale      

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Canto femminile di Natale.     

La violenza dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e le terribili conseguenze mi hanno paralizzato i neuroni cerebrali, interrotto le connessioni. Ho voglia di piccole storie da raccontare.

Ricordo pensieri di Joan Baez al tempo della mia gioventù. Alla domanda: È possibile un mondo senza violenza? Così rispondeva: “Sì, sono sicura di sì. C’è una grande differenza tra i fatti della vita e i sentimenti di quel tanto di aggressivo che c’è dentro ognuno di noi: è la violenza fredda, bene organizzata, pianificata in anticipo, massacro preordinato...” (Joan Baez parlava della guerra in generale, ma le sue parole sembrano dette per il presente.) “Pensate a quanto è lungo e difficile il lavoro per rendere un uomo capace di uccidere. Gli viene fatta una vera e propria scuola per vincere la sua repulsione e il suo disgusto per la morte, gli si insegna a non avere più sensi di colpa, gli si dice che il nemico è un mostro, non un essere umano come lui con una donna e dei bambini e una casa. È lunghissima la strada per insegnare a un uomo il modo di uccidere a sangue freddo secondo gli ordini”.

Nelle piccole storie, anche l’informazione è colpevole, trascura, interrompe, minimalizza, dimentica. Le donne dell’Afghanistan dimenticate, le manifestazioni in Iran contro il regime, che ha a capo un religioso, finiscono in ventesima pagina. Delle donne palestinesi e israeliane che lottano insieme per la pace, che ci sono e sono tante, non ne ha parlato nessuno in questi giorni. Eppure a ottobre, il 4 ottobre, c’è stata una grande manifestazione raccontata da Giovanna Botteri e finita in un programma dopo le undici di sera.

Sento ancora nelle orecchie la voce suadente e profonda della giornalista che attraversava con il suo racconto le immagini di tutte quelle donne coraggiose. Il video l’ho visto per caso, (è in rete, per informazioni cliccare “Le guerriere della Pace”), e lo racconto in versione quasi integrale con dentro al cuore un grande atto d’accusa verso il mondo dell’informazione, quella poi dei telegiornali che ormai definisco l’amplificazione solo delle brutture.

Parte del racconto di Giovanna Botteri.

“Nel momento più duro e terribile della guerra di Gaza dei 50 giorni, (nel 2014, già nove anni fa), le madri e le donne palestinesi e israeliane, stanche di piangere i loro figli e i loro uomini uccisi, rapiti e imprigionati, decisero di dire ”basta” alla morte e alla guerra. Provarono a parlarsi, l’una con l’altra al di là del muro e delle differenze, al di là delle religioni e delle lingua, della razza e della storia, oltre l’odio, e provarono l’impossibile: unirsi in un movimento, Women wage peace. Le donne portano pace. Women of the sun. Le donne del sole. L’alleanza per la pace in Medioriente.

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Foto n°1.

Partirono a piedi dai kibbutz e dai campi profughi, dalle città e dai villaggi per una marcia della speranza. Attraversarono insieme, fianco a fianco il deserto e la guerra. C’erano giovani palestinesi e storiche pacifiste israeliane, c’erano vedove e orfane di guerra, c’erano artiste dalle quali nacque la preghiera per le madri che è diventata l’inno delle donne che combattono per la pace, c’erano giornaliste che filmarono e raccontarono quell’evento incredibile.

“Eravamo in un momento di grande tristezza e smarrimento di fronte a quello che stava succedendo... volevamo far sentire un’altra voce...”

Per Anna Assouline la battaglia delle madri è qualcosa di politico e insieme di personale. Per lei araba ed ebrea è la conferma della possibilità di riconcigliarsi e dialogare, di accettare di vivere insieme come anime profonde di una identità plurale... di ritrovarsi in un movimento che cerca di dare potere alle donne nelle diverse comunità palestinesi, israeliane, beduine, druse. Chiedono negoziati diplomatici e una soluzione del conflitto. Per questo due anni fa Anna ha creato il ramo francese, europeo e internazionale del movimento: Le Guerriere della Pace.

Per le guerriere della pace le donne entrano a fare parte della soluzione, perché devono essere molto più coinvolte nelle decisioni politiche e diplomatiche, devono essere ascoltate al tavolo dei negoziati, nelle oganizzazioni internazionali. La voce delle donne è una voce preziosa perché è pragmatica, le donne hanno un rapporto con la vita, sentono la responsabilità di proteggerla, è un istinto... al di là delle divisioni politiche. Insieme, tutte insieme tra Parigi e Gerusalemme, Cisgiordania e Libano organizzano anche il 4 ottobre scorso, come ogni anno, una nuova marcia fino alle rive del Mar Morto. Sono ancora loro, le guerriere della pace, le donne del sole contro la guerra... È il momento degli abbracci, del ritrovarsi, una speranza, un farsi forza e coraggio a vicenda, oltre tutte le divisioni. Ci sono tutte, le pacifiste della marcia della speranza del 2014, c’è anche Farita, iraniana. L’atmosfera è di festa, di gioia, di speranza...

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Foto n° 2.

3 giorni, il 7 ottobre, dopo l’ultima marcia verso il Mar Morto, Hamas compie l’attacco più sanguinoso della storia di Israele e oggi assistiamo a qualcosa di inimmaginabile per gli uomini e le donne di buona volontà. Le guerriere della pace erano anche a Parigi sotto la Torre Eiffel, qualche tempo fa, ma forse nessuno se ne è accorto. Fianco a fianco, ebree e musulmane, arabe e israeliane, a sfidare l’odio e la guerra, a sfidare la condanna delle rispettive comunità dove alcuni le chiamano traditrici. Invece sono combattenti senza paura con un solo obiettivo, un solo desiderio: la Pace, con la lettera maiuscola e per sempre! Canto delle donne per un altro inizio, per un Buon Natale.

Urgente. Ho due desideri da chiedere a Babbo Natale.

Primo. Come madre e nonna e come donna: una semplice legge che preservi i bambini dai

cellulari fino a 14 anni, perché quegli strumenti per certi versi incredibili, rubano ai piccoli la natura, il reale, il mondo intorno che è tutto ciò che abbiamo, insieme alla capacità di osservazione, principio di conoscenza, che serve per capire, un’abitudine, per tenere la mente attenta al contingente.

Secondo. Come essere umano più donne al potere, in special modo in certi luoghi dove le strade sono una folla di infiniti uomini, uno vicino all’altro, formando un continuum, e una donna tra di loro è un ago in un pagliaio. Le strade, senza l’altra metà del cielo, senza madri, senza spose, senza figlie, mi danno fastidio, sconcerto, ribellione istintiva perché anche nella mia infanzia gli uomini di casa comandavano con superbia e io ho faticato per sbucare dalla massa dei maschi che formavano un muro che sembrava invalicabile. La mancanza delle donne è come la mancanza della pioggia nei raccolti. Senza pioggia muore il mondo, senza donne il mondo è incompleto. Gli uomini sognano paradisi imperfetti, le donne hanno il seme della vita dentro al cuore. Il Natale è nativitá, nascita ed è Donna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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