Il rapporto "Pane e Azzardo," redatto dalla Cgil emiliano-romagnola in collaborazione con la Federconsumatori regionale e la campagna anti-azzardo "Mettiamoci in gioco," ha rivelato dati preoccupanti sulle spese degli abitanti dell'Emilia-Romagna nel 2022. Circa nove miliardi di euro sono stati spesi nell'azzardo legale, con un aumento del 125% nel gioco online tra il 2019 e il 2022.
In particolare, due comuni dell'Appennino, Viano e Castelnovo ne' Monti, figurano tra quelli con la spesa pro-capite più alta per il gioco online. A Viano, nel 2022, la spesa pro-capite è stata tra i 2.000 e i 3.000 euro, mentre a Castelnovo ne' Monti poco più di 1.000 euro.
Abbiamo intervistato la dottoressa Erika Gebennini, psicologa e psicoterapeuta di Castelnovo ne' Monti, per approfondire gli aspetti psicologici di questa emergenza.
Come psicologa, qual è la sua opinione sui dati presentati nel rapporto “Pane e azzardo”, il nostro Appennino si trova davanti ad un’emergenza?
Ritengo che ciò che emerge all’interno del rapporto presentato non sia assolutamente da sottovalutare ma, al contrario, debba posizionarsi entro una soglia di allerta e da trattare con estrema delicatezza e lucidità.
Ciò che facilmente è possibile cogliere da questa sintesi statistica, è il vissuto di disagio e sofferenza che nella stragrande maggioranza dei casi costituiscono il focus principale nelle situazioni di dipendenza patologica, quindi anche nelle dinamiche del gioco d’azzardo e, più nello specifico, della ludopatia. In questo senso il disagio di tipo psicologico e una non funzionale gestione delle emozioni negative e dei vissuti traumatici devono, a mio parere, essere visti come componenti da sorvegliare e su cui puntare i riflettori.
Sempre più spesso, all’interno della mia professione, ascolto storie e narrazioni di sofferenza accompagnata da vissuti di solitudine e dall’espressione di risorse personali, che sembrano non risultare efficaci per la gestione funzionale dei momenti considerati più difficili a livello emotivo.
Tali vissuti, che possono poi concretizzarsi nello sviluppo di una dipendenza e/o di comportamenti problematici, emergono sempre più spesso in adolescenti e giovani adulti, i quali esplicitano la necessità di essere ascoltati in modo attivo rispetto ai propri bisogni e supportati nella ricerca e nell’impiego di strategie funzionali per una gestione più costruttiva del momento di vita vissuto come problematico o difficoltoso.
In questo senso ritengo che, se i dati inerenti al gioco d’azzardo entro il contesto del nostro Appennino siano da attenzionare, l’emergenza su cui dobbiamo puntare prima di tutto lo sguardo è proprio sul disagio psicologico che c’è alla base e sui sentimenti di solitudine e inefficienza sperimentati dalla stragrande maggioranza delle persone che finiscono poi per sviluppare comportamenti devianti e di dipendenza.
Quali sono le cause che possono contribuire allo sviluppo di comportamenti problematici legati all’azzardo?
Lo sviluppo di comportamenti problematici legati al gioco d’azzardo presuppone la coesistenza di diversi fattori in rapporto tra loro in modo interdipendente e dinamico: dietro al gioco d’azzardo, infatti, possiamo individuare varie componenti di origine psicologica, biologica e sociale.
A livello sociale ed economico, per esempio, non è possibile trascurare il fatto che, da anni, si siano create alcune condizioni sfavorevoli che possono aver inciso negativamente sul senso di autoefficacia del singolo e funzionare, al contempo, da miccia per l’innesco di alcuni comportamenti devianti. Si pensi in questo senso ai periodi di crisi economica, all’aumento della precarietà, all’alto tasso di disoccupazione (soprattutto giovanile). Tutto ciò può contribuire, se si trova un terreno vulnerabile e fertile dal punto di vista psicologico e relazionale, ad avviare meccanismi disfunzionali che collocano il singolo nella posizione passiva di tentare fortuna affidandosi al fato.
Tornando al terreno vulnerabile e fertile dal punto di vista psicologico da me menzionato poco fa, occorre sottolineare che la presenza di un’ipotetica vulnerabilità preesistente difficilmente può, da sola, creare un disturbo specifico o una concreta dipendenza. Lo scopo delle dipendenze comportamentali è innanzitutto quello di dare sollievo ad uno stato di disforia: la difficoltà nel comprendere i propri stati emotivi, nel comunicare i propri bisogni e nel gestire emotivamente i vissuti più negativi si trovano, infatti, a intrecciarsi con l’innesco del comportamento disfunzionale del gioco.
Giocare è, in questo senso, un modo per placare stati emotivi d’ansia e depressione ritenuti poco tollerabili e di difficile gestione (si pensi, per esempio, all’adrenalina e allo stato di eccitazione che può accompagnare la dinamica di gioco). È entro questa cornice che il gioco diviene una forma di autoterapia e, proprio perché può essere in grado temporaneamente di migliorare pensieri e stato d’animo, è difficile interrompere la dipendenza da esso. Tale sollievo si caratterizza, però, per essere effimero e di breve durata, portando quindi la persona a ricercare nuovamente il comportamento di gioco quando la sensazione di benessere comincia a sfumare.
Quali sono i segnali d’allarme che possono indicare un problema di gioco d’azzardo?
Il Gioco d’Azzardo Patologico è caratterizzato da diverse variabili e sfumature, ma esistono alcune caratteristiche che possono funzionare da segnali d’allarme per la lettura di questo tipo di problematica; lettura che, peraltro, ci potrebbe aiutare a portare l’attenzione su situazioni e dinamiche delicate che è possibile far rientrare prima che possano compromettersi ulteriormente.
Tra i possibili sintomi-spia del disturbo in questione rientrano: il bisogno di giocare quantità crescenti di denaro per ottenere uno stato di eccitazione desiderato, irritabilità e aggressività se si cerca di interrompere o ridurre la dinamica del gioco, sentimenti di rivalsa e di ritorno alla dinamica del gioco anche dopo aver perso ingenti somme di denaro, pensieri persistenti e ossessivi di gioco connessi a tentativi di programmare e trovare le strategie per poter vincere le prossime “partite”, compromissione delle relazioni interpersonali, richieste di denaro per tentare di risolvere situazioni di difficoltà economica e finanziaria causate dal comportamento disfunzionale di gioco (…).
Ovviamente quello da me riportato è un macro-elenco di segnali che possono emergere all’interno del comportamento del gioco d’azzardo; tale elenco non ha la pretesa di essere esaustivo né tantomeno deve essere letto in chiave rigida e totalizzante.
Quali sono le iniziative che possono essere messe in campo per prevenire?
Come già espresso precedentemente ritengo che sia opportuno (e sempre più urgente) lavorare sull’ascolto attivo dei bisogni individuali e sulla consapevolezza dei vissuti emotivi sperimentati. Tale obiettivo dovrebbe, a mio parere, essere accompagnato da un processo di sensibilizzazione verso la consapevolezza emotiva; quest’ultimo, da proporre già a partire all’interno delle aule della scuola primaria, dovrebbe poi puntare il focus sulla capacità di accompagnare e sostenere il singolo nella ricerca e nell’impiego delle risorse utili per la risoluzione di momenti difficili e per la gestione funzionale delle emozioni negative e della loro intensità.
Nella prevenzione del gioco d’azzardo è, inoltre, fondamentale sensibilizzare (soprattutto i giovani) riguardo ai rischi del comportamento deviante in questione; il percorso presentato dovrebbe, poi, porsi l’obiettivo di informare e sostenere, senza limitarsi a condannare e/o reprimere il comportamento considerato disfunzionale.
La creazione di un clima familiare e sociale volto all’ascolto non giudicante, all’informazione e al supporto emotivo è uno dei primi e indispensabili passi nella prevenzione di questo tipo di problematica. È, inoltre, di fondamentale importanza che i familiari della persona a rischio siano attenti ai minimi segnali di disagio e che, riuscendo a tollerare il senso di colpa e frustrazione che ne può derivare, siano tempestivi nel prendere consapevolezza di quello che sta succedendo e nel chiedere aiuto agli operatori e ai servizi presenti all’interno del contesto sociale di riferimento.
A livello territoriale, per esempio, un importante aggancio è rappresentato dal Servizio SerT di Castelnovo ne’ Monti, che oltre a promuovere percorsi e campagne volte alla prevenzione di comportamenti problematici legate al gioco d’azzardo e/o di dipendenza, può godere della presenza di vari operatori (educatori, medici, psicologi,…) che sostengono e accompagnano il singolo e la sua famiglia all’interno di ogni fase caratteristica della dinamica deviante e dipendente.
La lotta alla ludopatia, così come avviene per le altre dipendenze, si può dare per persa senza l’ausilio di due importanti armi: la consapevolezza e la ricerca di un intervento multidisciplinare. Se l’attenzione e la consapevolezza del singolo sono tasselli fondamentali per poter intraprendere questo tortuoso percorso ed uscirne vincitori, è altresì fondamentale affidarsi a professionisti del mestiere che, integrando ruoli, idee, metodi e strumenti, possono accompagnare la persona al raggiungimento di importanti obiettivi sotto molteplici aspetti e in differenti contesti.
E’ sicuramente importante che quanti non riescono ad uscire da soli dal circuito delle dipendenze e del “disagio psicologico”, ovvero di propria iniziativa, e con le proprie forze – cioè con le “risorse personali” come mi pare si dica in queste righe – possano contare sull’aiuto offerto da strutture all’uopo dedicate, e sul supporto di professionisti del settore, ma poi c’è un altro piano di riflessione in materia (quantomeno a mio modestissimo parere).
Vedo non di rado spostare sulla società la responsabilità di molti nostri comportamenti per così dire non esemplari e non “impeccabili”, con la conseguente aspettativa che debba essere la stessa, ossia la mano pubblica, a farsi carico di riparare il “danno” provocato ai singoli, ma poiché questi casi paiono essere in costante aumento, viene da pensare che per far fronte al fenomeno occorrano parecchie risorse, e in una misura sempre più crescente..
L’aiuto che può venire dalla mano pubblica potrebbe essere generalizzato, e sconfinato, se le risorse impiegabili al riguardo fossero infinite – a parte il rischio di una certa qual deresponsabilizzazione che potrebbe ingenerarsi nel comune sentire – ma poiché le risorse non sono illimitate occorre giocoforza destinarle e “selezionarle” con attenta oculatezza onde evitare che siano poi penalizzate le categorie che hanno maggior bisogno di essere sorrette.
P.B. 21.12.2023