Oggi, 25 novembre, è la giornata internazionale per il contrasto alla violenza contro le donne.
Una giornata in cui si vuole richiamare appunto l’attenzione sulla violenza e sui femminicidi, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 in memoria delle sorelle Mirabal, tre attiviste politiche uccise in Repubblica Dominicana nel 1960.
Solo questa settimana: due femminicidi, quello di Giulia Cecchettin uccisa dall’ex fidanzato; Rita Talamelli, strangolata dal marito. Ed una 23 enne aggredita con acido dall’ex compagno. Donne vittime di uomini che non accettavano la fine di una relazione.
Il numero delle donne uccise cresce senza sosta. Sono 106 le donne uccise dall’inizio dell’anno e di fronte a questa violenza occorre ‘rispondere’ mettendo in campo azioni di prevenzione e contrasto. Ne è convinta la vice sindaca e assessora al sociale del Comune di Casina, Ilaria Cilloni, molto sensibile alle tematiche per la parità di genere.
L'intervista.
Ilaria, da qualche anno l’amministrazione comunale ha intrapreso una vera campagna di prevenzione per contrastare la violenza di genere con la consapevolezza che si tratta di argomenti che vanno affrontati sempre.
Sì. In questi anni abbiamo provato a parlarne, a più riprese, attraverso incontri, presentazioni e mostre, perché crediamo sia importante affrontare l'argomento tutto l'anno, non solo in occasione della Giornata Internazionale del 25 novembre.
A partire dal 2021 stiamo portando avanti una serie di iniziative che, ad oggi, si sono concretizzate proprio in progetti di prevenzione e sensibilizzazione legati sia alla cosiddetta ‘mental health’ e al benessere psicologico che in progetti contro la violenza sulle donne e la violazione dei loro diritti.
In particolare, con il programma dal titolo ‘Educazione Emotiva’, l'amministrazione ha proposto negli ultimi anni diversi appuntamenti, con l'intenzione di fornire strumenti e raccogliere spunti di riflessione non solo in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre, ma come impegno concreto ad affrontare questi temi in modo continuativo.
Purtroppo anche quest’anno i dati sono allarmanti…
Sì, proprio per questo, secondo me, è ancora più importante tornare sul tema. In questi giorni ne stiamo parlando al corso gratuito di autodifesa femminile, iniziato lo scorso 6 novembre e aperto alle cittadine di Casina dai 14 anni di età (si tiene ogni lunedì pomeriggio in biblioteca, fino all'11 dicembre): si tratta di appuntamenti teorico/pratici curati dal docente Cristian Placucci, esperto di autodifesa che sta affrontando insieme ad un nutrito gruppo di cittadine la prevenzione e l'analisi dei rischi, la gestione dello stress da conflitto, il linguaggio non verbale e le strategie di difesa in caso di aggressione. Si tratta di un corso pensato per provare a dare un contributo concreto alle situazioni di emergenza che la donna, purtroppo, può dover affrontare.
Proprio con loro, guardando al futuro, condividete un nuovo progetto grazie al quale questi temi verranno nuovamente affrontati dai ragazzi degli istituti scolastici: di cosa si tratta?
Il progetto "Impara l’arte - Azioni di prevenzione e formazione sulla violenza maschile sulle donne", sostenuto dalla Regione Emilia Romagna e promosso dal Comune di Reggio Emilia in partnership con il Comune di Casina (insieme a Provincia di Reggio Emilia, Comune di Baiso, Unione montana, Centro Antiviolenza - Casa delle donne gestita dall’Associazione Nondasola, Ufficio scolastico provinciale, Unimore, Liceo artisitico Chierici, Fondazione i Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Palazzo Magnani, Associazione Casa d’Altri, Oscar Romero, La Polveriera), che porterà i nostri studenti a riflettere su questi temi insieme a Gianluigi Toccafondo, artista visivo pluripremiato a livello internazionale.
Esito dei laboratori sarà un'opera d'arte collettiva e una campagna di comunicazione che vedrà la luce nel 2024, frutto di un dialogo e di uno scambio partecipato e intergenerazionale.
Oltre alle attività per i ragazzi, co-progettate dal Comune di Reggio Emilia insieme al Centro antiviolenza, il progetto assumerà una serie di iniziative - previste per il 2024 - che ruotano attorno all’aspetto della prevenzione e della promozione di una cultura non-violenta, necessarie e non separabili dall’intervento diretto con le donne e i minori. Le azioni di formazione, così come le azioni di promozione e prevenzione nelle scuole, rispondono anche all’esigenza, più a lungo termine, di incidere sull’aspetto culturale/strutturale della violenza di genere.
Anche in passato son state tante le occasioni create per affrontare questo argomento?
Andando a ritroso, gli appuntamenti a Casina di Educazione Emotiva hanno offerto molteplici opportunità d'incontro e differenti punti di vista. A partire dagli incontri con Ameya G. Canovi, in biblioteca, durante i quali la psicologa PHD e autrice ha indagato questi temi insieme ad esperte ed esperti provenienti da diversi ambiti, solo per citarne alcuni, ad esempio, gli educatori e psicoterapeuti del progetto SUM – Servizi per uomini maltrattanti. O, ancora l'artista Elena Mazzi la cui opera permanente “Parole parole parole” è esposta in sala civica a Casina, alla Casa della Cultura - opera nata, sotto il coordinamento del Comune di Reggio Emilia, proprio per sensibilizzare sul contrasto della violenza di genere e la cui pubblicazione verrà presentata questo weekend in un appuntamento ai Musei Civici di Reggio Emilia. Tanti, in questi anni, gli appuntamenti, le presentazioni di libri sul tema, gli incontri a Casina sotto il titolo di Educazione Emotiva.
Nel 2021 abbiamo dedicato la panchina rossa in piazza Agorà, realizzata insieme ai ragazzi dei nostri istituti scolastici, a Jessica Filianti - uccisa a coltellate il 14 marzo 1996. L'inaugurazione ha visto anche un dialogo insieme a Giuliana Reggio, la mamma coraggio di Jessica Filianti, aperto al pubblico; l'anno successivo, insieme a Giuliana e a una delegazione siamo entrati nelle scuole, per un ulteriore scambio con i ragazzi che avevano realizzato la nostra panchina rossa, un simbolo che grazie a loro resterà. Lo stesso anno, l'artista Anna Protopapa, docente volontaria degli Istituti penali di Reggio Emilia e delegata dell’Associazione Gens Nova Odv Emilia Romagna e del gruppo dei detenuti partecipanti al progetto rieducativo Liberi Art della Casa Circondariale di Reggio Emilia, ha allestito una mostra in biblioteca con opere realizzate insieme ai detenuti del carcere di Reggio Emilia. L'artista ha donato un'opera al Comune di Casina, esposta proprio in questi giorni nella nostra sala del Consiglio.
Questa mattina, 25 novembre, Reggio Emilia e tutta la provincia si mobilitano per dire No alla violenza sulle donne: Lei ci sarà?
Sarò a Castelnovo ne' Monti per la manifestazione BASTA! Manifestazione contro la violenza di genere. L'invito, che abbiamo rilanciato anche sui nostri canali di comunicazione, è a partecipare numerosi e numerose.
Ricordo anche che nella stessa mattinata, a Reggio Emilia, si tiene il corteo #insiemecontrolaviolenzasulledonne, organizzato dall'Ufficio per le Pari Opportunità del Comune di Reggio Emilia.
Se si ritiene che gli episodi di violenza consumati in questi nostri tempi, nel campo sentimentale, siano contrastabili con percorsi educativi, in una con progetti di sensibilizzazione culturale, significa di fatto il riconoscere che le azioni fin qui condotte su tale piano sono risultate poco o nulla efficaci, e vadano quindi ripensate e reimpostate (mi permetto di rappresentarlo visto che qui si dice di voler “raccogliere spunti di riflessione”).
A sua volta, ove si ammettesse che le forme di dissuasione e prevenzione culturale fin qui adottate non hanno corrisposto come sperato, andrebbe innanzitutto cercato e compreso il perché di tale “insuccesso”, prima di impostarne un nuovo modello operativo in materia, pena il rischio che si riveli insufficiente pure quest’ultimo, e a questo riguardo io ho maturato una mia convinzione, per quanto opinabile e contestabile possa essere.
I fenomeni sociali sono molto spesso complessi, e anche piuttosto difficili da decifrare, prestandosi altresì ad interpretazioni tra loro differenti, e nondimeno parimenti legittime, e io credo appunto che la situazione attuale, di cui stiamo qui discutendo, sia un po’ figlia della stagione in cui ebbe a prevalere il “giustificazionismo”, secondo cui i comportamenti individuali poco ortodossi hanno non di rado alle spalle responsabilità collettive.
Tale concezione è durata a lungo, giungendo fino ad oggi, e se non riusciamo ad invertire o correggere una tale modo di pensare io temo che possano mancare l’obiettivo anche le nuove ed ulteriori iniziative messe semmai in campo, e resti solo l’autodifesa; la vedo cioè come un “risalire la china”, e se in questa risalita si reputa che la Scuola abbia a svolgere un ruolo centrale io penso si debba far conto anche su quelle private e paritarie.
Se infatti si punta molto sulla Scuola, mi sembra naturale, di riflesso, che un genitore abbia diritto di scegliere per i propri figli quel tipo di Scuola dove vige un modello educativo-didattico a lui gradito, e al riguardo, se ben ricordo, nel corso degli anni Ottanta, in seno ad una forza politica dell’epoca, prese corpo l’idea del “buono scuola”, da assegnare alle famiglie, e da queste spendibile nel sistema scolastico pubblico o privato.
Quell’idea non ebbe poi seguito, rimanendo per così dire alla fase embrionale, ma forse varrebbe la pena di riscoprirla, o metterla quantomeno sul tavolo del dibattito in atto, perché mi pare essere uno strumento non secondario, insieme agli altri adottabili in proposito, e dal momento che i tempi per assistere ad un auspicabile cambiamento delle cose non saranno in ogni caso brevi, i corsi di autodifesa possono intanto rendersi utili ed opportuni.
P.B. 25.11.2023