Un’operazione che parte da Castelnovo ne’ Monti, per poi propagarsi come una piovra a tutta la provincia reggiana, con il capoluogo in primis, e pure quella parmense.
L’operazione Fast Car, iniziata nel 2019 con le indagini portate avanti dall’ex sostituto procuratore presso la Procura di Reggio, dottor Jacopo Berardi, e successivamente coordinate dalla dottoressa Valentina Salvi, chiuse nel 2022 e culminate con l’esecuzione di 24 misure cautelari in carcere per altrettanti soggetti indagati, di cui 5 detenuti per altre cause, trae la sua origine proprio nel capoluogo del nostro Appennino.
“E’ stato attraverso l’escussione di centinaia di assuntori, e successivamente l’attento monitoraggio, e una successiva sapiente ed analitica attività di intercettazione telefonica operata di concerto dai carabinieri della compagnia di Castelnovo Monti e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri – ha spiegato nella conferenza stampa di oggi pomeriggio il Procuratore Capo, Calogero Gaetano Paci – che è emersa una reiterata, sistematica e fiorente attività di spaccio, in particolare di cocaina, ma non solo, che consentiva di raggiungere, mediamente, una somma di circa 10 mila euro al giorno, di cui si sono avvalsi numerosi soggetti in base, appunto, alle dichiarazioni acquisite dai carabinieri da parte di coloro che si rifornivano sul mercato reggiano”.
Un’operazione antidroga che scaturisce da un’altra compiuta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna del maggio scorso – e infatti due soggetti, attualmente in carcere, compaiono anche in quella – ma che ha trovato un punto nodale proprio in una serie di arresti compiuti in flagranza – per l’esattezza undici – da parte dei carabinieri castelnovesi legati, appunto, alla detenzione e allo spaccio di cocaina.
“Un’attività che, secondo le nostre indagini, non ha trovato soste nemmeno nel periodo pandemico. Infatti, alcune cessioni che abbiamo monitorato risalgono al 2020, in pieno lockdown”, ha aggiunto il comandante della compagnia di Castelnovo Monti, Marco Spinelli, presente anche lui alla conferenza stampa. “Gli arresti in flagranza ci hanno dato modo di poter avere un riscontro all’attività di spaccio che veniva messa in atto nella provincia – ha aggiunto Spinelli -, oltre a permetterci di sequestrare anche 150 grammi di cocaina”.
In sostanza, l’approvvigionamento da parte di questi soggetti – “I quali non formavano un’organizzazione vera e propria – ha fatto notare il dottor Paci -, anche perché in quel caso, l’intera attività sarebbe stata di competenza della DDA. Tuttavia, quello che abbiamo potuto notare, è l’esistenza di un contesto omogeneo (ed infatti i reati di spaccio e traffico di stupefacenti vengono considerati continuati ed in concorso, ndr), con anche minimo di raccordo tra le attività illegali dei singoli soggetti indagati” -, partiva dalla piazza di Scampia – “Una delle più importanti e strutturate d’Italia per quanto riguarda la compravendita di sostanze stupefacenti”, ha specificato il comandante Provinciale dei Carabinieri, Andrea Milani – per raggiungere Reggio Emilia – “Che è diventato sempre più un punto di snodo importante, ed estremamente allettante, per quanto riguarda questo tipo di traffici illeciti, vuoi per la sua posizione strategica, vuoi per l’apporto logistico e operativo che la provincia reggiana è in grado di fornire per operazioni su larga scala”, parole del Procuratore capo – e da lì, essere smistata sull’intero territorio provinciale e pure oltr’Enza.
IN PILLOLE
- 24 persone sottoposte a misura cautelare in carcere. I reati contestati sono: spaccio e traffico di stupefacenti continuato in concorso e detenzione di armi da fuoco (nelle attività di indagine, infatti, è stato trovato anche un fucile risalente alla Seconda Guerra Mondiale, ma perfettamente funzionante)
- Tutti gli arrestati sono per la maggior parte d’area campana (uno di questi residente a Canossa) e calabrese, ma non mancano anche dei reggiani, una pugliese (già nota alle forze dell’ordine per altre operazioni antidroga avvenute a Reggio negli anni scorsi), due siciliani, tre albanesi, un algerino (Residente a Baiso) e due marocchini
- L’origine dell’operazione nasce il 31 dicembre del 2019 quando un 42enne italiano viene trovato in possesso di 30 grammi di cocaina e denaro contante
- Perché ‘Fast Car’? Deriva dal fatto che il finanziatore degli indagati, un soggetto pregiudicato già dedito alla commissione di reati finanziari, avesse fornito come base delle attività illecite, un garage a Reggio Emilia pieno di autovetture sportive molto costose. Così come erano delle fuoriserie (Hammer H2, Audi) le auto su cui si muovevano liberamente gli indagati per compiere le loro operazioni
- Gli indagati hanno tutti un’età compresa tra i 29 e 59 anni.
- 750 sono stati i carabinieri impiegati per dare esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare e un’unità cinofila per la ricerca di droga e armi.
- Migliaia sono state le cessioni che sono state passate al setaccio dagli investigatori