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Parla Davide Medici, vincitore del Rally dell'Appennino

“Ho coronato il sogno di una vita, non c’è nulla di più bello”

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Davide Medici ha coronato il suo sogno. A 44 anni, quello di vincere per la prima volta il 42esimo Rally dell’Appennino Reggiano. Una gara e una vittoria con una dedica speciale e dal significato profondo.

Certo, in un mondo ideale, avrebbe preferito conquistarla ‘sul campo’ e non nel parco chiuso, una volta terminata la contesa. Ma tant’è. Una vittoria è una vittoria. Ed è giusto festeggiarla come si deve.

Davide Medici in azione al Rally dell'Appennino

“E’ un risultato che inseguivo da sempre. Ogni pilota reggiano, credo abbia come obiettivo quello di puntare a vincere il rally di casa. Io non faccio differenza. Partendo dal presupposto che le gare cui partecipo punto sempre alla vittoria, questa è davvero speciale. Diversa. Un’emozione che non ha eguali”.

Riesce a trasformarle in parole?

“Diciamo che sono state diverse. Soprattutto l’attesa. Rimanere nell’incertezza fino a mezzanotte, anche se ero in contatto con il team e sapevamo che erano in corso delle verifiche che potevano anche portare a un nostro successo…”

E poi quando le hanno detto che da secondo era passato primo?

“Non ci ho dormito la notte! In verità non ho dormito per due notti di fila. Quella di sabato, pre gara, si vede che la sentivo particolarmente. E poi quella tra domenica e lunedì, non ho chiuso occhio per la felicità, l’emozione, e forse anche la tensione. Per altro, ero già contentissimo per essere arrivato a podio. Avevo, avevamo, dato il massimo in gara. Non avevo nulla da rimproverarmi, quindi ero sereno in quel senso. Ma ovviamente, il passare da ‘P2’ a ‘P1’ è stato qualcosa di particolare, emozionante!”

Una vittoria che è arrivata grazie ai giudici sportivi. Le toglie un po’ di sapore non averla colta ‘sul campo’?

“Certo, quella sarebbe stata la perfezione. Arrivare primo, dopo una lotta combattutissima con un grande come Vellani, all’ultimo secondo, sarebbe stato il coronamento ideale di un Rally bellissimo. E’ arrivata dopo. ‘A bocce ferme’. Diciamo che un piccolo dubbio rimane, perché in fondo, non si può dire che abbia commesso un’irregolarità, visto che il motore non è stato ‘aperto’. Però….”

Però?

“Però conoscendo l’impegno, la determinazione, la dedizione con cui abbiamo affrontato questo impegno, ecco, se non era lui che doveva vincere, era giusto lo facessimo noi. Se non è soddisfacente al 100%, lo è al 99,9%. E va bene così”.

Come è nata questa prestazione?

“Si sa che corro poco. Diciamo che avendo un lavoro a tempo quasi pieno (Davide manda avanti l’azienda di famiglia specializzata in interni per auto a Vezzano sul Crostolo, ndr), non ho poi la possibilità di dedicarmi al rally come fanno altri miei colleghi. Diciamo che questa gara l’abbiamo preparata sotto il profilo mentale, fisico, e abbiamo lavorato al chilometro dal punto di vista strategico. I miei amici e la mia famiglia, non so se si possa dire, si sono messi nelle zone del percorso a controllare anche cosa facevano gli altri concorrenti. Abbiamo veramente lavorato al massimo delle nostre possibilità”.

Davide Medici (con il cinghiale in bella evidenza sulla sua Skoda) attorniato dal pubblico di appassionati

Una vittoria che porta una dedica speciale. E’ così?

“Tutto questo Rally è dedicato a un mio grande amico che non c’è più. La macchina e la mia prestazione. Inoltre ho chiesto a lui, da lassù, di darmi una mano. E credo che quanto è successo dopo la gara, sia stato anche per suo volere. Questa vittoria è per Alessandro Foglio Bonacini (morto in un incidente in elicottero in provincia di Mantova, il 3 maggio del 2019, ndr)”.

Anche il cinghiale disegnato sulla livrea della sua auto ha un significato particolare?

“E’ come lo chiamavamo tutti noi amici. Alessandro per noi era ‘il cinghiale’, e anche il numero con cui ho gareggiato era il suo preferito. Come le ho detto, tutto ciò che ho fatto in questo Rally dell’Appennino è dedicato a lui”.

La famiglia Medici è notoriamente famiglia di rallisti. Il Rally ‘scorre potente’ nelle sue vene, insomma…

“Mio padre Maurizio e mio fratello Simone hanno gareggiato prima di me, negli anni ’90 e 2000. Poi sono arrivato io che porto avanti la tradizione di famiglia in questi tempi. Come detto, dedicando però, gran parte del mio tempo all’attività dell’impresa che conduco con loro”.

Tornando a questa edizione del Rally appena passata, è mancato il pubblico…

“Per noi concorrenti è stata come una vera e propria doccia fredda. Sapere a 48ore dall’inizio della gara che sarebbe stata senza pubblico ai fianchi dell’asfalto ci è dispiaciuto tanto. Poi, ammettiamolo, un po’ c’era. Non è una colpa. Ma quello che è stato impressionante, invece, era il quantitativo di persone che ci è venuto a trovarci ai riordini. Una testimonianza tangibile della passione e del seguito che il rally ha nella nostra provincia. Un qualcosa che andrebbe valorizzato e assecondato maggiormente”.

Reggio Emilia, e il suo Appennino, terra di rallisti. Perché, secondo lei?

“Sicuramente la Motorvalley ci dà una grossa mano in questo senso. Sia dal punto di vista delle risorse, che della cultura motoristica. Ogni territorio ha le sue connotazioni. Modena, ha un Dna da gare in pista, noi qui, per la collina e la montagna che c’è e la tipologia di strade è perfetto per il rally”.

E infatti il talento non manca…

“Assolutamente. Qui c’è passione. C’è voglia. C’è talento. Tutti i ragazzi con cui ho battagliato in questi due giorni all’Appennino, sono veri maestri del volante. Piloti bravi e di talento, che sanno di poter lottare per la vittoria in tutte le classi di competenza. Li rispetto profondamente e per il movimento reggiano credo sia un valore aggiunto inestimabile”.

Insomma, un’esperienza, quella dell’Appennino che dovrà certamente essere ripetuta…

“Assolutamente sì. Credo che il comportamento di chi c’era è stato impeccabile, la lotta è stata bellissima e di grande livello. Tutto è andato perfettamente. Non si può non ripetere questa competizione. Può solo crescere”.

Nel futuro di Davide Medici, invece, cosa c’è?

“Il mio programma di quest’anno era fare il Rally di Salsomaggiore e l’Appennino. Quindi, teoricamente, il mio 2023 agonistico si chiude qua. Certo, dovessi essere qualificato per la Coppa Italia Rally di Cassino ci farei un pensierino. Non lo nego. Poi, aggiungo, la mia famiglia mi sta spronando a correre di più, perché tutti sottolineano come col talento che mi ritrovo dovrei fare molte più gare. Non nego che questa cosa mi sta facendo riflettere. Ci prendiamo questi 4 mesi per pensare bene al da farsi, e magari, per il 2024, un programma ristretto di 3, 4 gare potrebbe essere percorribile. In ultimissima istanza vorrei poter aggiungere una cosa…”

Prego…

“Vorrei ringraziare tutti i miei sponsor, il mio team, e i tanti appassionati che ci hanno seguiti nello scorso week end. E’ stata davvero un’esperienza indimenticabile”.