Quarant’anni e non sentirli.
Quarant’anni trascorsi a crescere, a svilupparsi, a diventare sempre più un punto di riferimento per giovani e meno giovani dell’Appennino reggiano e non solo.
Un luogo di incontro e socialità nel cuore dei nostri monti, capace di essere un po’ ristorante, un po’ locale da ballo, ma anche centro di sviluppo, confronto e discussione di tematiche importanti – di quelle che si discutono anche in ‘consessi’ considerati ben più importanti -, come è stato il TeggeFutur Festival di quest’estate, che ha portato il Parco Tegge in una nuova e interessante dimensione.
DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI
Ma la domanda esiziale, ed iniziale, è ‘chi ha creato tutto questo’. “L’ho creato io!” (tutto in dialetto), esclama Olivero Rivi, 85 anni di esuberanza e lucidità, ‘padre fondatore’ – anche se non è il solo – del Parco: “In realtà, l’idea non è stata solo mia, ovviamente – affonda nell’album dei ricordi, il signor Rivi -. Eravamo in un gruppo di persone, a cui è venuta l’idea di presentarsi in Comune a Castelnovo ne’ Monti, e cercare di trovare un accordo per poter ospitare, in un singolo luogo, il festival dell’Unità, dell’Avanti, e dell’Amicizia. Riuscimmo ad ottenerne il permesso e da lì iniziò tutto. Quello fu il seme da cui poi germogliò una bellissima pianta”.
Siamo a metà degli anni ’70, cinque anni dopo, vi fu il primo investimento importante: “Nel 1980 costruimmo un ristorante fisso, in modo da evitare di dover montare e smontare i vari stand quando si organizzavano quegli eventi – prosegue Rivi -. Poi arrivò la cooperativa. Decidemmo, infatti, di strutturarci ed espanderci ancora”.
E che cooperativa! Furono oltre trecento i soci che aderirono, “Si la risposta fu molto importante – ricorda il signor Oliviero -. Tenga conto che tutto si fondava sul volontariato. Abbiamo costruito il ristorante coperto, per poter ospitare i festival”.
Una scelta vincente, perché gli introiti aumentarono a vista d’occhio, così come i progetti di espansione del luogo: “Il ristorante l’abbiamo rinnovato più volte, rinforzando il terreno su cui sorgeva, ammodernando gli arredi e tutti gli aspetti dello stesso. Insomma, da semplice ristorante, era diventato luogo per matrimoni, cene, incontri…”.
Ma non era mica finita… “No no! Abbiamo allestito una balera anche!”. Prima con una pista all’aperto, poi coprendola e, attraverso un capolavoro di architettura e ingegneria, collegandola direttamente al ristorante coperto: “Vuole sapere il segreto di tutto questo? I progettisti e gli architetti. Ci hanno detto fin dall’inizio ‘Si fa come diciamo noi’, ed alla fine, oltre a costruire qualcosa di bello e duraturo nel tempo, ci hanno fatto anche risparmiare dei soldi! E tenga conto che quelli li mettevano fuori i soci, o alcuni di loro. Non abbiamo mai chiesto un mutuo in banca, perché i tassi negli anni ’90 erano troppo alti. Ed alla fine è venuto fuori un progetto ed un luogo che ha saputo durare negli anni”.
IL PARCO TEGGE OGGI… E DOMANI
Oliviero Rivi è stato presidente fino al 2014. Il suo testimone è stato preso da Ramona Malvolti (“E’ molto brava. Sono felice che oggi il Parco Tegge abbia lei come punto di riferimento”, Rivi dixit), a capo della cooperativa dal 2015.
La sfida? Quella di mantenere l’identità che ha caratterizzato il locale nel corso dei suoi quarant’anni di vita, ponendolo però al passo con la modernità. La necessità di una nuova interpretazione dei servizi offerti; nonché quella di trovare una clientela diversa, magari più giovane, rimanendo però sempre ben saldi e ancorati alla tradizione che hanno reso il Parco un punto di riferimento per tanti.
“Diciamo che il core business rimane immutato – dichiara Malvolti -. Gli eventi per matrimoni e feste rimangono sempre alla base della nostra attività, così come il locale da ballo nelle sue varie configurazioni (al sabato, per esempio, rimane la serata dedicata al ballo liscio, ndr). Contestualmente abbiamo cercato di aumentare l’offerta per quanto riguarda il ristorante ‘a la carta’ se così possiamo dire. Oltre alla domenica a pranzo e al sabato sera dove siamo sempre aperti, stiamo cercando di sviluppare questa attività anche al di fuori delle solite serate. Come sta andando? Diciamo che il lavoro è appena all’inizio, sicuramente occorre far passare l’idea che il Parco Tegge può essere un luogo di ritrovo anche al di fuori delle solite serate in questo, opera da sempre”.
Soprattutto, vi è una spinta a fare rete e a creare sinergie con associazioni e gruppi di interesse che possano attrarre una clientela nuova, diversa, magari più giovane. L’idea del Tegge FuturFestival nasce proprio da questa volontà: “Abbiamo tanto spazio, e tante opportunità – spiega la presidente Malvolti -. Vi è la volontà di provare a sfruttarle al meglio: per noi, ovviamente, che il Parco lo vogliamo far crescere nel quotidiano e per coloro che possono vedere in questo luogo, nei suoi spazi, un’opportunità di incontro. Il Festival? E’ l’estrinsecazione pratica di quanto appena detto. Abbiamo cercato di sviluppare degli incontri su temi di attualità che potessero interessare i giovani, ed è stata molto importante, in questo senso, la sinergia con l’Unione dei Comuni dell’Appennino ed i vari assessorati alle Politiche Giovanili con cui la collaborazione è stata stretta e fruttuosa”.
L’obiettivo è quello di ripetere l’esperienza: “Siamo rimasti soddisfatti. Era una prima volta per noi. Ritengo che il format sia stato centrato, magari cercheremo di trovare un periodo che possa essere più propizio – aggiunge la presidente -. La fine di luglio, forse, è un periodo poco propizio con tante feste e manifestazioni di vario genere. Sicuramente è un’esperienza da ripetere, ma va scelto un periodo dell’anno diverso in modo da poterne sfruttare al massimo le potenzialità”.
Magari ‘spalmandone’ i temi, durante l’anno: “Assolutamente sì – chiosa Ramona Malvolti -. Con il Tegge FuturFestival abbiamo aperto una strada molto interessante e diversa dal solito. L’idea è quella di creare opportunità di incontro, e convegni sui temi trattati, anche in singoli momenti, e non esclusivamente racchiusi in cinque giorni filati come è successo quest’estate. Ma sono momenti che possono imprimere ulteriore dinamismo al locale”.
Complimenti per questo importante traguardo. Il Parco Tegge è stato un punto di unione per i tanti volontari che hanno costruito mattone su mattone questa splendida struttura. Il sacrificio è stato tanto ma veniva ripagato con la soddisfazione di costruire qualcosa per il proprio paese. Sono tante le persone che hanno contribuito alla creazione e crescita del Parco Tegge, molti di questi non ci sono più. La Cooperativa sta portando avanti questo progetto “ereditato” dai più vecchi, con tenacia e determinazione, guardando anche al futuro. Ma tutto questo si può portare avanti solo con tanto amore, lo stesso amore che si sente toccando le pareti dei locali, anche l’amore lasciato da chi c’è stato prima di noi.
Luciano Francesconi