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Intervista a Savino Rabotti

Alla ricerca della grotta dei Partigiani. Un tesoro storico nascosto nella Valle del Tassobbio?

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Esiste davvero la grotta avrebbe ospitato Partigiani durante la resistenza? Il poeta dialettale Savino Rabotti ne è convinto, ha raccolto alcune testimonianze e chiarisce che, secondo lui, varrebbe la pena di organizzarsi e andare a rintracciarla.

Savino, ma esiste questa grotta? Che interesse potrebbe avere?

“Abbiamo fatto delle ricerche e teniamo le orecchie dritte per captare altri indizi. È certo che è esistita. Ritrovarla potrebbe rientrare nel patrimonio della storia locale e svelare questo mistero; chissà, potrebbe essere, in futuro, un richiamo per il turismo”.

Ci parli della Grotta...

Mi è stata descritta così: all’interno potevano nascondersi circa dieci o quindici partigiani durante il periodo della Resistenza, ma c’è anche chi asserisce che, in quello stesso periodo storico, la grotta fosse usata come nascondiglio per il bestiame per evitare le razzie. Se ne sono perse le tracce perché la gente (fondamentalmente sospettosa) per timore di ritorsioni, non parlava volentieri di questi “rifugi” fino a quando i pericoli della guerra e gli scontri di ideologie diverse non fossero scomparsi del tutto. Ma neanche dopo ha suscitato interesse. Era una cosa triste, da dimenticare. E per dimenticare che c'è di meglio del silenzio? L'esistenza della grotta restava nota solo a chi tagliava la legna di quel bosco.

Sempre nella Valle del Tassaro ci sono i resti di un grosso castagno, cavo all'interno. Anche qui si sono nascoste diverse persone in tempo di guerra. Il castagno però si trova lungo un sentiero recuperato, in prossimità di Spigone, altra zona rispetto alla grotta, ed è più facile raggiungerlo. Viene qualificato come il più grosso della provincia di Reggio.

Uno simile si trova poco lontano dalla Pieve di Toano, detto (anche questo)  “il castagno del Partigiano” perché anche qui, durante l'ultima guerra, si rifugiarono dei partigiani per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi. È inserito negli itinerari del territorio toanese.

Come si potrebbe raggiungerla? Quali sono le difficoltà?

Oggi, per potere rintracciare la “Grotta dei partigiani” occorrerebbe ripulire il tratto della sponda destra del Torrente che va dalla vecchia mulattiera Crovara-Scalucchia (poco a monte delle note cascate), sul tratto che sale verso il nuovo ponte, in direzione del Mulino della Piàgna. Il tratto attualmente è soffocato da rovi e vegetazione spontanea, impenetrabile. L'indicazione che vicino vi era una vecchia carbonaia (lo spiazzo su cui si costruiva la catasta per fare il carbone), potrebbe orientare le ricerche. Col tempo certamente si sarà modificata anche la grotta, se non chiusa, a causa della vegetazione nuova  e degli smottamenti.

Lei ha parlato con qualcuno che conosce la grotta e che l’ha visitata all’interno? Ha raccolto qualche testimonianza?

Le testimonianze che ho raccolto sono: Sergio Rabotti, originario di Casalecchio, da ragazzo è stato sul posto a tagliare la legna. Queste indicazioni le ha fornite all'amico Alessandro Frignoli che aveva guidato un gruppo di escursionisti alle cascate del Tassaro. Ho letto il post e mi sono incuriosito. Gli ho subito telefonato anch'io per avere più precisazioni. Portiamo lo stesso cognome io e Sergio, deriviamo dallo stesso ceppo, ma non siamo parenti. All'inizio di Marzo 2023, se ben ricordo, Sergio mi ha assicurato di esservi stato dentro e di “aver visto una grossa pietra che fungeva da tavola, e  tutt'intorno una decina di seggiolini in sasso. Ma sono passati 55 anni. Adesso non so se è ancora visibile l'entrata dopo tanto tempo, però se si riuscisse ad andare a vedere. Forse la si troverebbe. Bisogna provare”. Sergio si è anche detto disponibile a venire sul posto e dare le indicazioni per arrivarvi, ma bisognerebbe portarlo vicino al torrente con un mezzo meccanico.

Abbiamo anche telefonato agli anziani della zona. Da Alfredo Fontana di Scalucchia (oggi ultraottantenne), abbiamo saputo che la grotta esisteva veramente, ma lui aveva sentito dire che era stata utilizzata come nascondiglio di bestiame. Non vi è mai entrato, non sa con esattezza dove fosse, ma ne ha sentito parlare. Sotto Pasqua, di passaggio da Crovara, il discorso è finito sulla grotta. Cercando persone anziane che potrebbero esserne al corrente mi è stato suggerito di rintracciare un certo Martino del Mulino di Chicchino. Siamo andati a cercarlo ma non lo abbiamo trovato. In compenso ho parlato con un altro signore del posto, (non so se cugino o fratello di Martino), e anche lui mi ha garantito che la grotte esisteva quando era ragazzo, di esserci arrivato davanti, ma di non esserci entrato “perché aveva paura degli animali”. Ha anche precisato che lì vicino vi era uno spiazzo, una vecchia carbonaia, e che la grotta aveva un accesso in basso e un altro più in alto.