Nelle pieghe del tempo e dell'Appennino si cela una testimonianza visiva unica: l'archivio fotografico di Don Paolo Tazzioli, il carismatico parroco che ha lasciato una traccia indelebile nella comunità di Civago. In questo affascinante dialogo, scopriremo come l'idea di preservare e condividere questo prezioso patrimonio ha trovato forma e significato attraverso gli occhi e il cuore di Gabriele Gaspari, l'uomo incaricato di proteggere e onorare la memoria di un'epoca passata. Gabriele condivide con noi le sue impressioni, i legami personali e la profonda risonanza dietro l'archivio fotografico di Don Paolo Tazzioli.
Come è nata l'idea di custodire e rendere visibile l'archivio fotografico di Don Paolo Tazzioli?
Don Paolo Tazzioli è stato parroco di Civago quarant'anni, dal 1949 al giorno della sua morte: il 23 Settembre 1989. Da piccolo, quando facevo il chierichetto, mi capitava spesso di passare dal suo studio in canonica a Civago. Fin da allora notai che nella vetrina in una scatola erano custoditi moltissimi negativi di foto scattate da Don Paolo e una fotocamera Rollei, una macchina di grande qualità, "che costava più di una mucca", diceva. Qualche anno dopo la sua morte, sono tornato in quello studio, dove tutto era rimasto com'era e notai subito nella vetrinetta la scatola con i negativi. Mi sembrò che il volume del materiale fosse diminuito, o forse era soltanto un'impressione. Fatto sta che decisi di parlare con Don Giuseppe, il parroco pro tempore di Civago, per ottenere il permesso di custodire tutto il materiale con lo scopo evitare di perderlo completamente.
Qual è stata la sua prima impressione quando ha avuto l'opportunità di esaminare l'archivio fotografico di Don Paolo?
Si trattava di oltre 500 negativi. Una volta esaminati con attenzione, ne ho tratto la convinzione, per diverse ragioni, che questa raccolta meritasse di essere preservata nel tempo, come un bene prezioso. In primo luogo l'ampiezza della documentazione, relativa ad un periodo in cui nessuno possedeva una macchina fotografica, e non mi riferisco solo a Civago ma a qualsiasi paese dell'alto appennino. Anche solo per questo la testimonianza di don Paolo sarebbe preziosa. In secondo luogo, don Paolo è stato un valente fotografo, dotato di un gusto innato per le inquadrature, le luci, per la espressività dei volti. Ci sono alcuni scatti, che hanno una forza visiva assoluta, la medesima che si riscontra in grandi immagini dell'epoca classica della fotografia. Decisi pertanto di allestire una mostra fotografica, presso il centro visita del Parco del Gigante a Civago, con stampe di grande formato ottenute dallo sviluppo di un centinaio di negativi.
Quali temi o soggetti erano particolarmente cari a Don Paolo durante la sua attività di fotografo?
Le foto di Don Paolo descrivono Civago e la sua gente, le gite, le cerimonie. Era particolarmente attratto dai paesaggi e dai soggetti con la neve.
C'è qualche evento o periodo specifico nella storia di Civago che è particolarmente ben documentato nelle fotografie di Don Paolo?
Gli scatti vanno dai primi anni 50 ai primi anni '60. Non ho trovato traccia di foto scattate successivamente. Probabilmente negli ultimi 20-25 anni della sua vita una salute cagionevole gli impedì purtroppo di arricchire la collezione. Vorrei citare la sequenza (celebre per i civaghini) dell'arrivo della prima corriera. Tra i molti scatti celebrativi, documentali, effettuati a piano strada, arriva la folgorazione di salire sul campanile e di scattare da lì. Da quella prospettiva si vede la gente che si accalca nella piazza (impossibile da valorizzare dalla via) prende slancio: e a quel punto ogni singola persona dà vita ad nugolo stagliato sul bianco della neve che gareggia con la massa "enorme" della corriera.
Come ritiene che l'archivio fotografico di Don Paolo contribuisca alla preservazione della memoria storica e culturale di Civago?
Ritengo che l'archivio abbia un valore etnografico e storico rilevante. Non soltanto per le innumerevoli immagini di immediata socialità, ma anche per quei dettagli dall'abbigliamento, alle posture, ai rapporti tra uomini e cose (e tra uomini e case), di suggestiva eloquenza. Mi capita spesso di vedere pubblicazioni locali che contengono foto tratte dall'archivio di Don Paolo. Se vi capita, ad esempio, di venire a pranzo all'Albergo Val Dolo di Civago, (e vi assicuro che non ve ne pentirete!) noterete che vi sono delle foto appese alle pareti dell'archivio di Don Paolo. Mi auguro che averle riscoperte e pubblicate aiuti a tenerle in luce e a farne quindi momento iniziale di un percorso di valorizzazione che, fuori dalla retorica mediatica sulla memoria, porti questo bene culturale a dialogare con la comunità nella sua propria lingua di bellezza, conoscenza e verità.
Le foto in questo articolo fanno parte dell'archivio e sono tratte da civago.it, a questo link è possibile vedere le altre foto che lo compongono.
Un patrimonio fotografico unico eccezionale il prete fotografo di Civago che ha raccontana la vita del paese Civago quando contava oltre 1000 abitanti dal 1950 al 1970. Una storia con immagini in bianco nero dell’alto appennino
Claudio G.