I figli, si sa, sono "pezzi di cuore" e sempre più spesso si può notare come i genitori, i nonni, i parenti tutti condividano con il mondo intero ogni singolo attimo della loro vita.
Se prima apparivano solamente sorridenti bambini che spegnevano le candeline delle torte di compleanno, ora la pubblicazione sui social è molto più invasiva e si parte dalla prima immagine ecografica per proseguire immortalando ogni singolo momento di gioco, di sonno, di pianto, fino a condividere con il grande pubblico il pasto del pargolo, il primo passo, la prima parola e così via.
I genitori condividono sui social una media impressionante di scatti dei proprio figli, si stima quasi uno al giorno, ma inconsapevolmente questo comportamento espone i minori a molti pericoli.
L'allarme arriva dalla società italiana di pediatria, che recepisce lo studio dellEuropean pediatrics association.
Il fenomeno ha un nome preciso, lo "sharenting", cioè la condivisione costante di contenuti foto, video e storie che riguardano la quotidianità dei proprio figli.
Se nei primissimi mesi di vita un orsetto, un cuoricino, una emoji ancora nasconde il volto dei bambini più piccoli, con il passare del tempo si inizia spesso ad abbassare la guarda ed a mostrare il volto del proprio figlio con scatti di profilo, o con gli stessi genitori in una foto di famiglia e presto si abbandona ogni forma di controllo per pubblicare immagini in primo piano.
Lo studio preso in esame riferisce che la foto di un bambino, prima che compia 5 anni, ha già raggiunto una presenza in rete con quasi mille foto postate dai suoi genitori.
Il vero rischio è quando, oltre all'immagine, si inizia inconsapevolmente a fornire dettagli come il nome, l'età, la città in cui si vive.
Lo sa bene una famiglia che vive in Appennino, che ha visto utilizzare l'immagine del proprio figlio, ritratto in un momento di gioco, come "figurina" nell'album di una persona indagata per pedofilia.
"Per fortuna la persona indagata - confessa la famiglia - si è rivelata semplicemente una persona disturbata mentalmente, che raccoglieva in diversi album le immagini di molti bambini e che poi accantonava in una inquietante collezione".
In questo caso la vicenda non ha avuto conseguenze, ma è uno degli episodi che dovrebbe mettere in guardia i genitori che amano condividere le immagini dei loro figli speciali.