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Il Piano energetico comunale di Castelnovo ne’ Monti discusso in assemblea a Felina

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Si è svolta martedì 19 ottobre a Felina una assemblea pubblica per discutere il Piano energetico comunale che prevede diverse opere sul territorio per la produzione di energia. Sull'andamento della assemblea sono pervenuti in redazione due comunicati stampa, uno del Movimento 5 Stelle a firma Mattia Rontevroli e l'altro dell'Amministrazione comunale. Li riportiamo integralmente di seguito.

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IL MOVIMENTO 5 STELLE

ECCO IL PIANO ENERGETICO DI CASTELNOVO MONTI CHE VA AD OLIO VEGETALE …D’AFRICA !
Manca un piano prioritario per ridurre gli sprechi d’energia base di ogni serio azione per rendere piu’ efficienti l’uso delle fonti rinnovabili, c’è un campo fotovoltaico a terra addirittura con zona “un po’ in ombra”
(ammissione di una tecnica della ditta incaricata dal Comune)

Clamorose contraddizioni nel piano presentato in assemblea pubblica (“E’ il piano del Comune non dei cittadini” viene detto dal tecnico ai cittadini ) a Felina tra le contestazioni del pubblico presente. Le contro-proposte del Movimento 5 Stelle che chiede assemblea dove i cittadini possano discutere e cambiare-migliorare il piano con contro proposte insieme ad altri esperti e non solo quelli indicati dal Comune.

FELINA – Mentre a Toano si svolgeva a porte chiuse una riunione tra i Comuni e la Comunità Montana sul volutamente sovradimensionato ed insensato progetto di mega-centrale a biomasse a Fora di Cavola gestito da Iren, a Felina la giunta del sindaco Marconi (che poi è andato a tale riunione) con in prima fila l’assessore all’ambiente Nuccia Mola è andata incontro alla sua Waterloo presentando il piano energetico comunale, contestato da gran parte dei cittadini non con dei “no” ma con controproposte e valide argomentazioni improntate al buonsenso.
Non hanno convinto le spiegazioni e le non risposte dell’assessore Nuccia Mola e del tecnico Vezzani della ditta En.Cor srl cui è stato affidato la redazione del piano energetico comunale.
Il Movimento 5 Stelle-Beppegrillo della zona Appennino avvalendosi di esperti riporterà a discutere il suddetto piano chiedendo che sia modificato dal basso coinvolgendo i cittadini.
Da parte nostra interventi verranno effettuati anche con i consiglieri regionali Giovanni Favia ed Andrea Defranceschi che porteranno le parti di competenza della Regione nelle apposite sedi ed dimostreranno anche le incongruenze energetiche sia di questo piano che del progetto della centrale a biomasse Iren a Fora di Cavola.
Ora analizziamo cosa va e cosa non va nel piano.

COSA E’ POSITIVO – Riteniamo positivi i piani per la riduzione consumi attuati su alcuni edifici pubblici, così come l’installazione di diversi pannelli fotovoltaici su edifici pubblici, parcheggi, tetti. Positivo anche voler utilizzare a Castelnovo Monti fotovoltaico a terra ma utilizzando un area industriale dismessa. Sul discorso delle 4 centrali a biomasse da realizzare tra Felina e Castelnuovo Monti il tonnellaggio totale è di piccola taglia (10.000 tonnellate in tutto) e questo è positivo. Positivo sarebbe utilizzare esclusivamente legname e cippato proveniente da filiera corta ma purtroppo così non è. E qui iniziano le dolenti note che contraddicono un piano che si era deciso fosse improntato alla filera corta. Invece non è così.

CONTRADDIZIONI E NEGATIVITA’ DEL PIANO

a)Manca per la stessa ammissione goffa ed imbarazzata dell’assessore Mola e del tecnico di En.Cor Vezzani un piano diffuso per cittadini ed imprese sulla efficienza energetica e la riduzioni dei consumi che come i tecnici Luca Mercallli, Walter Ganapini ed altri invitati da questa amministrazione avevano spiegato a noi cittadini sono fondamentali per redigere piano a misura di Comuni e che rendano le rinnovabili efficienti ed ancora piu’ vantaggiose. Qui si è costruita la casa dal tetto senza fondamenta.
Al tecnico Vezzani e l’assessore Ruffini sono sfuggite alcune frasi. “Questo è il piano del Comune non dei cittadini” e “i privati possono agire poi con loro interventi”. Cosa ? Ma il Comune è la casa dei cittadini!!!

B) Biomasse. 4 le centrali a biomasse-gassificatori. Tre (due a Felina due a Castelnuovo Monti) funzioneranno con 40% cippato-legname locale proveniente da pulitura boschi e ramaglie locale (fatto che sarebbe positivo) totale a peso 6.400 tonnellate (2.000 tonnellate l’una). Il restante (con resa energetica del 60% ) per far funzionare le caldaie del gassificatore ? Bruceranno 4.500 tonnellate di olio vegetale dall’Africa o zone lontane!!!. Una quarta centrale sarà al 100% ad olio importato tutto da lontano. Da dove ? “E da fuori, dall’Italia, dall’estero. A Correggio usiamo con un accordo olio vegetale proveniente dal Senegal, dall’Africa” spiega il tecnico En.Cor Vezzani che ha realizzato anche la centrale di Correggio. Alla faccia della filiera corta di cui parlano sindaco Marconi e assessore Mola ! Goffe risposte da parte di tecnici ed assessori sull’inquinamento-dispendio energetico prodotto da trasporto (navi + trasporto in camion) per portare qui questo legname del tipo “ma scusate anche il petrolio lo portiamo qui”. Ma non ci avevano raccontato che era tutto bello e locale ? Invece mancano gli accordi di filiera con gli attori locali ! E poi cosa contribuiamo al processo di affamare dal punto di vista agricolo terre lontane (vedi esempio del Senegal) per bruciare da noi quell'olio ?

C)Fotovoltaico a terra – Castelnuovo Monti si vanta di essere città “Slow”. Bene. Cosa ci insegna il padre del concetto Slow a livello mondiale Carlo Petrini ? Non mettere i pannelli fotovoltaici su terreni verdi o agricoli. Invece qui è prevista un area di 22.000 metri quadrati in zona Parco Tegge a Felina di fotovoltaico a terra. Con goffa ammissione della tecnica indicata dal Comune che dichiara “tra l’altro la zona è abbastanza in ombra è vero” quando un cittadino gli fa notare l’ubicazione non proprio in zona sempre soleggiata! Suddividere la metratura su piu' tetti anche con accordi con i privati forse sarebbe meglio no ?

Le PROPOSTE IN SINTESI DEL MOVIMENTO 5 STELLE:

No ad un piano calato dall’alto. Discuterlo e migliorarlo con cittadini ed esperti. Quello presentato non sia il piano definitivo

a)Piano energetico comunale discusso dal basso che preveda al primo punto risparmio ed efficienza energetica adottando anche Esco (Energy Servie Company) per interventi di risparmio. Fatto questo valutare la necessità energetica comunale ed agire di conseguenza.

b)ridurre il fotovoltaico a terra (oggi 22.000 metri quadri) ed aumentare quello sui tetti (edifici pubblici e privati) attraverso Esco.

c)piccole centrali a biomasse (modello Sud Tirolo) solo da filiera esclusivamente corta-locale da costruire con gli attori castelnovesi (forestali, agricoltori, proprietari terreni con accordi di filiera in base agli accordi si costruiscono centrali di tonnellaggi adeguato su quanto si puo’ usare in loco – modello Sud Tirolo ) e senza uso di olio vegetale da Africa o altre zone lontane che produce solo inquinamento ed è un concetto sbagliato di utilizzo delle filiere agro-energetiche.

d) studiare la possibilità di micro-eolico ed incentivi a chi lo installa

e) passare subito alla raccolta differenziata domiciliare in primo luogo dei rifiuti organici e con questi creare un piccolo impianto di compostaggio-digestione anaerobica che anche con altri scarti da agricoltura locale puo' produrre biogas.

f) Energia distribuita tra i cittadini

Il Movimento 5 Stelle organizzerà presto una serata aperta a tutti iniziando da Felina ed andando a discutere anche nella riunione di Castelnovo Monti del 28 ottobre. I cittadini siano protagonisti nelle scelte non spettatori di questi attentati al buonsenso.
Per discutere e contattare di questa ed altre iniziative gruppo Facebook Reggio 5 Stelle http://www.facebook.com/#!/pages/REGGIO-5-STELLE/66835292523

MOVIMENTO 5 STELLE -BEPPEGRILLO.IT
gruppo Appennino reggiano
per contatti sulla serata: Mattia Rontrevoli 329-2118889

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LA RISPOSTA DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

In merito al resoconto redatto dal Movimento 5 Stelle sull’incontro di martedì sera a Felina, per la presentazione del Piano energetico comunale, vorremmo specificare alcuni aspetti che ci sembrano importanti.
Innanzitutto non c’è stata alcuna “Waterloo” da parte dei presentatori del progetto: anzi dobbiamo sottolineare che il clima, anche nelle fasi di contraddittorio, è stato sempre costruttivo ed aperto.
Ad ogni questione posta, anche nelle occasioni in cui è sembrato esservi un intento provocatorio (da parte, lo specifichiamo senza polemica, da persone che nella quasi totalità non erano residenti in comune di Castelnovo e che in più occasioni hanno messo in dubbio l’onestà delle affermazioni di amministratori e tecnici), sono state date ampie e precise risposte.
Sul documento del Movimento, nello specifico, apprezziamo il fatto che siano stati sottolineati gli aspetti del piano ritenuti positivi: gli impianti fotovoltaici sugli edifici pubblici, la riduzione dei consumi alla quale il Comune sta lavorando e su cui vuole continuare ad investire, l’idea generale di investire su campi fotovoltaici a terra anche se ci sono divergenze di vedute sulla localizzazione, la dimensione contenuta dei gassificatori a biomassa.
Ci spiace che non sia stato sottolineato in nessun passaggio il risparmio fortissimo di Co2 immessa nell’atmosfera che per noi è il primo obiettivo del progetto.
Per quanto riguarda quelle che vengono definite le “contraddizioni” del piano, vorremmo innanzitutto rispondere che, per quanto riguarda le dichiarazioni attribuite a Vezzani ed all’Assessore Ruffini, siamo in una democrazia elettiva, nella quale, una volta consultati ed ascoltati i cittadini sulle loro proposte ed i loro consigli, esiste una maggioranza eletta per prendere delle decisioni.
Noi siamo assolutamente convinti della validità complessiva del piano, e siamo confortati anche dai numerosi segnali di sostegno e condivisione arrivati da tanti altri cittadini (molti dei quali arrivati anche alla conclusione della serata in oggetto), siamo convinti di doverlo portare avanti. Perché produce energia senza inquinare, perché può essere un motore per l’economia locale, perché può fungere da traino e da esempio per i privati che vogliano intraprendere investimenti simili, per i quali ci sono importanti finanziamenti disponibili.
Una ulteriore precisazione la richiede il passaggio in cui si afferma che tre dei gassificatori funzioneranno con un 40% di cippato ed un 60% di olii vegetali: in realtà questa percentuale riguarda il potenziale energetico, che nell’olio è molto superiore al cippato.
La quantità invece di materiale da utilizzare sarà esattamente contraria, quindi al 60% cippato ed al 40% olii vegetali.
Sulla provenienza di tali olii, si sottolinea che il Comune di Correggio, che ha attivato un identico impianto solo poche settimane fa, ha attivato un percorso equo e solidale con alcuni produttori senegalesi, dove vengono coltivati alberi di Brassica per importarne i semi (la trasformazione in olio di colza avviene in Italia). Per tale progetto, che non richiede di sacrificare terreno “utile” all’agro alimentare perché la pianta cresce quasi in assenza di acqua (è stato provato a coltivarla in Sicilia, ma non era terreno sufficientemente arido), è stata realizzata in Senegal una apposita cooperativa di lavoro che aiuta le famiglie ad avere un tenore di vita dignitoso.
L’approvvigionamento previsto per gli impianti castelnovesi avverrebbe attraverso questo stesso canale. Inoltre si fa presente che per far funzionare la turbina di un gassificatore il solo cippato non sarebbe sufficiente: in ogni stazione di questo tipo è necessario anche un ulteriore carburante dal valore energetico più alti, siano olii vegetali o gas.
In merito al “consumo di terreno agricolo” per i campi fotovoltaici poi, sottolineiamo che le aree individuate non sono terreni agricoli ma Dotazioni territoriali comunali in forte pendenza, e che non sono assolutamente vocate per l’agricoltura.
Infine, restiamo assolutamente aperti alla discussione e possibilisti su alcune delle proposte avanzate dal Movimento 5 stelle nel documento, che però non stravolgano l’impostazione del piano e siano sensate: pensare alla raccolta differenziata domiciliare in montagna, con una popolazione di 35 mila abitanti su metà del territorio provinciale, ove ci sono enormi difficoltà a realizzarla anche in città, è davvero irrealistico. Ove invece ci si chiede di affidarci a filiere locali per il cippato, si fa presente che il Comune possiede circa 260 ettari di boschi propri, ed è già in programma un incontro con cooperative e privati che lavorano nel settore del taglio legna e della coppatura per la gestione di tale patrimonio boschivo. Dato comunque che riteniamo esserci una importante base di elementi condivisi, auspichiamo che si possa proseguire un dialogo aperto e costruttivo, al di là di posizioni ed attacchi pregiudiziali, con i cittadini ed i movimenti interessati.

(La giunta di Castelnovo ne’ Monti ed il gruppo di maggioranza "Castelnovo insieme")

18 COMMENTS

  1. Partiamo da un’idea comune?
    Penso seriamente che il piano energetico possa avere una prospettiva molto interessante. Attenzione, però, dato che siamo nel 2010 e che le possibilità di creare una filiera veramente corta, non proveniente dall’Africa, ci sono, dovremmo partire da un progetto che sia veramente all’avanguardia, non un progetto che dopo 15 anni sia obsoleto o addirittura dismesso. Per quanto riguarda la raccolta differenziata porta a porta nel nostro comune (11.000 abitanti suppergiù) mi chiedo: come mai in altri comuni, come ad esempio il Comune di Vedelago (Treviso), che ha 16.000 abitanti, si riesce a differenziare il 90% dei rifiuti e noi no? Come mai in quel comune sono riusciti a creare una filiera corta di materiale legnoso senza bruciare oli extraeuropei creando una cinquantina di posti di lavoro costruendo vere e proprie “caldaie” che producono energia e riscaldamento, risparmiando e inquinando meno? A me e non solo a me ha fatto ridere la spiegazione dell’inquinamento prodotto dalla centrale a fianco delle scuole elementari di Felina. Sentirsi dire: alla fine bruciando oli vegetali si inquina come un camion acceso tutto il giorno… Le possibilità di creare qualcosa di veramente all’avanguardia ci sono, quindi cerchiamo alternative intelligenti e proiettate nel lungo periodo. A nessuno piace l’idea di avere un camion acceso sotto casa 24 ore al giorno per 365 mesi l’anno. Spero vivamente che si possa trovare, insieme, una soluzione migliore. Stravolgere il progetto sugli oli vegetali provenienti dall’Africa penso che sia doveroso e di buon senso per tutti i cittadini. Inoltre ci informeremo, grazie a persone che in Senegal ci vivono, sul progetto e su come viene visto dalla popolazione locale, ci farebbe piacere sapere il luogo dove si trovano le piantagioni. Speriamo che questo progetto possa migliorare.
    Saluti.

    (Mattia Rontevroli)

  2. La Giunta ci fa o ci è?
    La controproposta del Movimento 5 Stelle parla di piccoli impianti a biomasse a solo cippato (come in Sud Tirol), non i gassificatori con anche l’olio del Senegal (filiera corta??). Perchè si insiste su questa tecnologia a tutti i costi? Perchè si insiste su voler importare prodotti dal Senegal? Quanto inquina ed è energivoro quel trasporto? Non solo navi ma pure il trasporto via camion di 4.500 tonnellate annue di olio vegetale.
    Sul “no” al porta a porta “difficilmente praticabile” sono motivazioni da far ridere i polli. Volere è potere. Lo fanno moltissimo comuni di montagna nel bellunese, sulle Alpi ed anche negli Appennini bolognesi (fare un giro a Monte San Pietro, please, 75% di differenziata).

    (Reggio 5 Stelle-Beppegrillo.it)

  3. Quello che spesso NON dicono!!!
    Tutti i documenti delle centrali a biomasse sostengono che le emissioni di anidride carbonica (CO2) è pari a zero perché la quantità emessa durante la combustione è pari a quella assorbita dalla pianta durante il processo di crescita, attraverso la fotosintesi. “È vero. Ma alla CO2 che si ottiene bruciando devo aggiungere la CO2 consumata per ottenere la pianta, più quella consumata per trasportare dall’estero l’olio su una nave sino al porto e dal porto alla centrale: il bilancio non è più in pareggio. Ma non solo. Se, come nel caso di soia, girasole, colza, ecc., il consumo di petrolio e metano utilizzati per produrre fertilizzanti, per alimentare i mezzi agricoli e per trasportare i materiali è uguale o superiore all’energia che ottengo dall’olio è evidente che la CO2 emessa è maggiore di quella assorbita dalla pianta e quindi l’energia ottenuta da una centrale è inferiore aquella che consumata a monte.
    Le biomasse sono significativamente interessanti se si rende l’agricoltura autonoma dai consumi energetici: è questa la grande sfida, non certo quella di produrre energia elettrica che non avrebbe nessun vantaggio economico se non venisse pagata in maniera con i soldi dei cittadini. Il bilancio economico passivo di queste centrali diventa attivo grazie ai certificati verdi, come dichiarato dalle stesse aziende. Inoltre, nella combustione degli oli vegetali vengono rilasciate polveri sottili, formaldeide, diossina e acroleina. Le emissioni di ossidi di azoto e carbonio stando ai progettisti verrebbero abbattute con l’installazione di particolari filtri”. “Spesso i progettisti sostengono: ‘Saremo sotto le concentrazioni’, ma quello che conta da un punto di vista dell’impatto non è il rispetto della concentrazione, ma il rispetto delle quantità totali di emissioni compatibili con il territorio, misurate per il numero degli anni in cui permangono nell’ambiente. Quindi non ci si deve accontentare della concentrazione per metro cubo ma conoscere il totale annuo per gli anni di vita della centrale, moltiplicando la concentrazione per tutti i milioni, miliardi di metri cubi emessi. Lo stesso vale per il monossido di carbonio, tossico, e gli ossidi di azoto, anch’essi tossici e tra i responsabili delle piogge acide. Negli anni si accumulano, così, migliaia di tonnellate di emissioni. Nel caso della diossina abbiamo concentrazioni basse, ma è una sostanza che una emivita (durata) di vent’anni, si accumula negli organismi ed entra nella catena alimentare, arrivando al latte materno. Se calcoliamo la produzione di diossina per tutto l’arco di vita della centrale otterremo un certo n. di grammi. Ma 1 grammo è la dose massima ammessa per 4,5 milioni di abitanti”.
    “Tra gli oli vegetali bruciati ci possono essere, inoltre, anche gli oli esausti, cioè rifiuti della produzione alimentare. Il guadagno per queste centrali non c’è solo dalla vendita dell’energia elettrica, ma dal fatto che l’azienda è pagata per bruciare questi scarti. Non solo queste aziende risparmiano sulla materia prima, ma vengono pagate per smaltirla. Alle conseguenze precedentemente citate si devono aggiungere quelle del danno d’immagine. Chi vorrà acquistare prodotti biologici, D.O.P. e altri prodotti tipici provenienti da zone in cui sorgono centrali del genere? Senza contare poi che in certi casi, dopo analisi di laboratorio si potrebbero trovare valori fuori norma, specialmente riguardo le polveri sottili e la diossina. In questo caso i sacrifici e il lavoro dei coltivatori verrebbero vanificati”.
    (Dichiarazione del prof. Gianni Tamino, laureato nel 1970 in Scienze naturali, dal 1974 è docente di biologia generale e dal 2001 di Fondamenti di Diritto ambientale al Dipartimento di biologia dell’Università di Padova. Dal 1983 al 1992 fu membro della Camera dei Deputati. Subentrato al Parlamento europeo nel luglio 1995).

    (Tommaso Rontevroli)

  4. Sempre a discapito degli altri… ma si sa, occhio non vede, cuore non duole…
    Riporto un paio di articoli (e ce ne sono molti di più) a proposito di “controindicazioni” riguardo la produzione di agro carburanti attraverso l’olio di jatropha. Giusto per farsi un’idea sull’altra faccia della medaglia…
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    Jatropha – la favola di una nuova pianta miracolosa
    Quando si parla di jatropha, i superlativi sono di rigore. Questo arbusto tropicale, in poco tempo, si è trasformato da un vegetale selvatico e tossico in una pianta miracolosa per la produzione di agrocarburanti. La concorrenza tra il serbatoio dei nostri veicoli ed il piatto dei poveri non è però finita come lo dimostrano molteplici esempi in India.
    Rosmarie Bär, Alliance Sud
    “Jatropha: la pianta miracolosa per il Biodiesel”, titolava recentemente il Cash daily. Questo giornale gratuito in Svizzera tedesca non è il solo che considera questo arbusto tropicale come una fonte d’energia-miracolo ed il nuovo salvatore del clima, da quando i carburanti a base di frumento, di soia o di canna da zucchero sono caduti in disgrazia a seguito della scoperta delle conseguenze ecologiche e sociali negative. Gli ottimisti stimano che, contrariamente ad altri agrocarburanti, la jatropha non mette in concorrenza il serbatoio delle nostre automobili con il piatto dei poveri. Questa pianta cresce su suoli molto aridi e necessita di poca acqua. Grazie ad essa i terreni sterili potrebbero essere coltivati e creare anche nuovi posti di lavoro, visto che i suoi frutti oleosi sono colti a mano. Il carburante estratto dall’olio di jatropha dovrebbe celermente alimentare le automobili in Svizzera. La ditta Green Bio a Bad Zurzach dovrebbe iniziare dal prossimo anno la produzione di diesel (130 milioni di litri/anno), di cui i due terzi estratti da jatropha importata dal Mozambico.
    La coltivazione di agrocarburanti è un grosso affare. Ditte automobilistiche si alleano con multinazionali agroalimentari, del petrolio e della scienza genetica per far decollare questo nuovo mercato. Così l’impresa agroalimentare americana Archer Daniels Midland ha lanciato un progetto di ricerca con la ditta tedesca Bayer CropScience e la marca automobilistica Daimler per produrre su grande scala del carburante a base di jatropha e stimano a più di 30 milioni di ettari il potenziale di terre coltivabili, particolarmente in America del Sud, in Africa e nei paesi asiatici come la Cina, India e l’Indonesia.
    La multinazionale britannica BP ha anch’essa dei progetti importanti. Intende divenire entro il 2011 uno dei maggiori produttori di diesel jatropha. Pertanto ha stretto una “joint venture” con la britannica D1 Oils, specializzata in diesel jatropha. Le piantagioni di D1 si trovano in Indonesia, Cambogia, Cina, India, Filippine, Arabia Saudita e in diversi paesi africani. Nei prossimi quattro anni va aggiunto quasi un milione di ettari di terre – un quarto della superficie svizzera! Dal canto loro anche gli investitori seguono questa scia: la società del Liechtenstein Mother Earth Investments ha annunciato la creazione di un fondo in questo settore.
    Resistenza in India
    Numerosi governi sono aperti a questo genere di progetti delle multinazionali. Il loro scopo non è di procurare una fonte di energia rinnovabile alla loro popolazione ma piuttosto, grazie alle piantagioni industriali di jatropha per ‘esportazione, di accrescere entrata di valuta estera. Il governo indiano prevede la trasformazione di 11 milioni di terreni, quasi desertici in culture di jatropha entro il 2012.
    Questi progetti incontrano la resistenza della popolazione. In India, l’ONG Navdanya – diretta da Vandana Shiva – ha lanciato una vasta campagna contro la jatropha. Alla fine del 2007 ha pubblicato una ricerca su esperienze in tre stati federali, dove D1 Oils è presente affiancata da altre imprese. Lo studio dimostra che il boom di jatropha – promosso dal governo – ha delle conseguenze gravi per la popolazione rurale ed il loro spazio vitale. Diversamente da quello prospettato, la sua coltura a larga scala mette in pericolo la sicurezza alimentare delle popolazioni indigene povere, che sovente non hanno che questi terreni aridi per produrre le loro derrate di base.
    I contadini subiscono le forti pressioni delle multinazionali affinché cedano le loro parcelle di terreno. I loro diritti sono minacciati. Questa sete di terre e di fonti di energia si sono inoltre propagate a delle superfici che fino ad ora venivano utilizzate per il pascolo del bestiame, a scapito dell’allevamento tradizionale delle famiglie contadine sfavorite.
    Lo studio di Navdanya dimostra casi di biopirateria dove D1 Oils si sarebbe illegalmente appropriata di preziose sementi di varietà rare di jatropha. Vandana Shiva di conseguenza esige che la jatropha non possa essere né brevettata né modificata geneticamente.
    Una nuova strada verso l’Africa
    Per accrescere ulteriormente le loro superfici di jatropha e di altri agrocarburanti, le multinazionali mettono anche le mani su milioni d’ettari di terra in Africa. Queste d’altronde sembrano essere state elette per appagare la sete in energia ed in carburante, che cresce costantemente, dei paesi industriali ed emergenti. Quindici paesi hanno già ricevuto il label di “OPEC verdi”. I loro governi hanno preparato il terreno politico e commerciale per produrre agrocarburanti a grande scala. Più Stati africani hanno concluso un accordo con la ditta petrolifera “Petrobras” – proprietà del Brasile – per l’importazione di etanolo. Il Mali ha firmato un contratto con un investitore francese per fare del Sahel, in dieci anni, il leader africano della produzione di agro carburanti. Il Senegal ha creato un ministero degli agrocarburanti e delle energie rinnovabili. Alfine di attirare investitori esteri il governo della Tanzania mette a disposizione delle terre per le colture d’esportazione nelle regioni più fertili del paese. Nella regione del Lindi, la società britannica, Sun Biofuels prevede di piantare 18’000 ettari di jatropha. I piccoli contadini che vi producono manioca, riso e mais sono pregati di ritirarsi. In Etiopia, dove piove raramente, il governo ha designato grosse superfici agricole come appropriate alla coltura della jatropha: ne fanno parte delle regioni che hanno forti precipitazioni.
    L’affermazione che la jatropha non faccia concorrenza alle rare risorse idriche non sta in piedi. Al fine di ottenere una resa massima dalle loro piantagioni, le imprese, come D1 Oils preferiscono terre di buona qualità ed irrigate artificialmente. Analisi indiane hanno provato che l’irrigazione moltiplica la redditività di cinque volte. Niente di cui sorprendersi se le multinazionali facciano valere il loro potere per approfittarne.
    Contatto: Rosmarie Bär, Alliance Sud
    Mozambico: Europa e Brasile si mangiano la foresta
    Firmato a Brasilia un accordo per la fabbricazione di biodiesel. Dure critiche dalle associazioni ambientaliste: “L’espansione dei biocarburanti sottrae fertili terreni all’agricoltura di sussistenza e alla produzione di cibo”
    L’Europa e il Brasile si stanno spartendo il Mozambico e le sue foreste: obiettivo è la produzione di biodiesel. Lo sviluppo delle energie rinnovabili è infatti il tema centrale di un accordo firmato a Brasilia,la scorsa settimana, tra il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il Presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Sul tavolo negoziale anche una serie di progetti non solo in Mozambico, ma anche in altri paesi come Haiti e Timor Est.
    L’industria brasiliana dei biocarburanti è già leader mondiale, e mira ad espandere le proprie attività, mentre l’Unione europea ne sta promuovendo a sua volta l’utilizzo per raggiungere il suo obiettivo di un 20 per cento di energia da fonti rinnovabili entro il 2020.
    Sull’accordo firmato da Lula con l’UE si sono espressi in modo critico i gruppi ambientalisti, secondo cui l’espansione delle colture da biodiesel in Mozambico (uno dei principali produttori africani di biocarburanti), causeranno lo spostamento forzato di milioni di persone, aggravando la sicurezza alimentare e minacciando le foreste.
    “L’espansione dei biocarburanti nel nostro paese sta trasformando foreste naturali e la vegetazione spontanea in piantagioni, mentre sottrae fertili terreni agricoli all’agricoltura di sussistenza, alla produzione di cibo per le popolazioni locali”, spiega Anabela da Lemos J di Friends of the Earth Mozambico.
    Proprio Friends of the Earth, in un nuovo rapporto dal titolo ‘La trappola della Jatropha’, fa il bilancio della produzione di jatropha in Mozambico, dove tra l’altro crescono sempre più i conflitti con la popolazione locale sulla proprietà della terra.
    L’industria europea, però, ha fiutato l’affare e sono sempre di più le imprese che investono nel biodiesel. Negli ultimi anni, infatti, sono state presentate richieste su 4,8 milioni di ettari di terreni in Mozambico, un’area vasta due volte la Sicilia.

    (Giulia Spacone)

  5. Vedelago?
    Parliamo seriamente di Vedelago? A Vedelago è attivo un impianto che avvia al riutilizzo i rifiuti. Si tratta di un impianto privato, non comunale, che però tratta rifiuti che arrivano GIA’ DIFFERENZIATI, per cui è facile arrivare ad una percentuale di avvio al riutilizzo che supera il 90%. L’indifferenziato, nella zona di Castelfranco Veneto dove è situato l’impianto di Vedelago, viene avviato ad un impianto di TMB, un termovalorizzatore come quello contestatissimo che si vorrebbe realizzare a Reggio. Inoltre la Provincia di Treviso elabora i dati sulla differenziazione, diversamente da Reggio, escludendo dal conteggio i cosiddetti “assimilati”, ovvero i rifiuti urbani prodotti dalle aziende, alle quali viene lasciata libertà di scelta su dove destinarli. Una parte finisce a Vedelago, ma lo stesso ente provinciale ogni anno perde la “tracciabilità” di circa 300mila tonnellate di rifiuti, che non si sa precisamente che fine fanno!
    Per Tommaso: il discorso che fai sulle emissioni è legato ad una tipologia di impianto che preveda combustione, come si può chiaramente evincere leggendo il tuo intervento, ma quelli di Castelnovo e Felina sono invece gassificatori ove la combustione non c’è. Onestamente credo che la nota del Movimento sia stata un autogol, perchè chiunque abbia partecipato alla riunione può capire che quanto riportato è stato volutamente amplificato: non vi è stato alcun clima di pesante contestazione, ma semplici richieste di chiarimenti, peraltro ampiamente forniti. Sinceramente mi sembra che da parte di qualcuno ci sia la volontà di trovare pretesti per essere contro a qualunque costo; e se non fossero stati gli olii sarebbe stato qualche altro motivo, fino ad arrivare a come erano vestiti i presentatori. Fortunatamente anche nella nota del Movimento nessuno ha sollevato il tema del possibile inquinamento, semplicemente perchè con questa tipologia di impianti si va ad un deciso miglioramento su questo aspetto.

    (Aderito)

  6. Aderito ma cosa stai dicendo???
    No? Gli impianti “bruceranno” per produrre calore e energia. Le condizioni per migliorare questo progetto ci sono e sono state illustrate durante la serata; inoltre proporremo un programma di miglioramento a breve. Alla faccia del no a priori. L’inquinamento di un camion acceso tutto il giorno 24 h su 24, 365 giorni all’anno di fianco ad una scuola elementare, media, ti sembra positivo? Mettitelo di fianco a casa tua. Ti sembra intelligente prendere olio dall’Africa da bruciare? Ma per favore…

    (Mattia Rontevroli)

  7. Vedelago: veri dati ed TMB non è un “termovalorizzatore”
    Risposta ad “Aderito”: ha scritto diverse inesattezze alle quali desidero replicare essendo giornalista informato sui fatti su VEDELAGO, sistema sul quale sono stato invitato a svolgere anche una lezione al dipartimento di E-Learning della Mediateca della Libreria dell’Università di Modena e Reggio:
    a) VEDELAGO è un centro riciclo che tratta sia materiali da raccolte differenziate che materiali da raccolte indifferenziate (al momento conferimenti da 3 Comuni) che rifiuti industriali da 850 aziende (totale rifiuti industriali 10.000 tonnellate anno a riciclo e 3.000 tonnellate prima a combustione-discarica che ora vengono recuperati diventando sabbie sintetiche);
    b) la Provincia di Treviso avvierà con il centro Vedelago un impianto di trattamento senza combustione (estrusione) pari a 5.000 tonnellate anno anche sui pannolini;
    c) si sta definendno inoltre la costruzione di un impianto d’estrusione “modello Vedelago” pubblico di proprietà del Consorzio Priula per trattare l’indifferenziato che si trasforma in “secco riciclabile” (sabbie sintetiche);
    d) Vedelago tratta da quest’anno anche la gestione rifiuti dei 12 parchi del Garda (incluso Gardaland); primi dati 80% riciclato-recuperato;
    e) il trattamento meccanico biologico non è un inceneritore-“termovalorizzatore”, ma un sistema che seleziona meccanicamente parte del residuo e lo bioessica per la parte “umida” residua, che le normative europee ci dicono di ridurre al minimo;
    f) le stesse normative europee ci chiedono di non inviare in discarica materiale umido. Come? Raccolte differenziate spinte (il porta a porta è il sistema più performante dati statistici alla mano) della parte organica, impianti di compostaggio, trattamento del residuo se ha ancora scarti “umidi”.
    Grazie dell’attenzione.

    (Matteo Incerti)

  8. Assemblea
    Ero presente all’assemblea dell’altra sera e devo dire che non capisco il comunicato del movimento 5 Stelle, proprio non in linea con il clima e l’andamento dell’assemblea stessa. Ben vengano critiche e proposte ma trovo demagogico e forzatamente polemico quanto scritto dai sostenitori di Beppe Grillo.

    (Simone Ruffini)

  9. Il Piano energetico comunale e i cittadini
    E’ ammirevole l’impegno dei “grillini” nel presentarsi documentati e ribattere colpo su colpo le superficialità o le inesattezze degli amministratori e dei tecnici che li rappresentano. Come però spesso accade, anche nel recente incontro di Felina i loro toni si sono fatti troppo accesi producendo un clima sopra le righe che confinava la maggioranza del pubblico nel ruolo imbarazzante di semplice testimone della discussione. A mio parere ridurre il confronto alla contrapposizione tra ”noi” votati alla opposizione irriducibile e “loro” casta su cui riversare a priori ogni pregiudizio – toglie forza anche ad argomentazioni condivisibili e riduce la possibilità di produrre il consenso necessario a qualunque comunicazione o progetto alternativi. In sala erano poi presenti rappresentanti di comitati organizzati che hanno stentato a trovar voce e anche quando è stato possibile nella percezione dei cittadini e degli amministratori si sono ritrovati accomunati ai “grillini” nella miscela indistinta che si è prodotta. Si tratta di un ulteriore errore perché queste realtà, a differenza del movimento 5 stelle, sono apolitiche e concentrate esclusivamente sulle cause e sugli effetti di alcune criticità che riguardano il territorio nella sua interezza, senza considerare confini amministrativi, colore delle giunte o pedigree politico di chi può offrire sostegno alle loro cause. Una bella differenza, quindi. Per questo, a maggior ragione, appare davvero inadeguata l’insistenza con cui il comunicato della pubblica amministrazione apparso su @CRedacon#C insiste nel voler distinguere tra il pubblico i partecipanti residenti e quelli “esteri”, come a voler sostenere che una scelta nociva per la qualità dell’aria o per la viabilità del territorio provinciale deve essere di competenza e quindi valutata nel ristretto ambito comunale! Ancora un velo andrà steso sulle inesattezze e sui luoghi comuni con cui il sindaco Marconi ha introdotto la serata (tra altre l’espressione risorse energetiche a km zero per l’alimentazione delle centrali quando i tecnici hanno illustrato scenari di materie prime importate dal Sudamerica o dal centro Africa) oppure altre offerte dall’assessore Mola che improvvidamente ha nominato a testimonial del piano comunale ambientalisti della caratura di Mercalli e Ganapini che, se è pur vero che sono stati ospiti del Comune di Castelnovo in qualche occasione, proprio di queste hanno approfittato per esprimere concetti ben distanti dalle scelte che per ora orientano le prime intenzioni dell’Amministrazione. In mezzo a tutto questo sta il cittadino che ha il diritto di formarsi una opinione fuori dal controproducente clima di contrapposizione tra fazioni politiche e distorsioni strumentali degli amministratori.
    In conclusione l’ing. Vezzani della ditta En.Cor incaricata del progetto ha chiesto al pubblico – con l’intenzione evidente di esprimersi con la maggior chiarezza possibile – “ma voi avete presente cosa è un motore? Questo sono le centrali proposte. E’ vero che verranno costruite in prossimità di scuole e luoghi pubblici e l’effetto sarà il medesimo che vi procura un camion parcheggiato davanti a casa, niente di più”. Già, ma il codice della strada non prevede una sanzione per l’utente che abbandona la vettura incustodita a motore acceso?

    (Ivana Micheletti)

  10. Una precisazione del Comitato EcologicaMente
    In riferimento ad alcuni articoli apparsi sui quotidiani, come Comitato riteniamo doverosa una precisazione, per altro in linea con quello che ad ogni incontro o riunione tenuta da noi ribadiamo con fermezza e convinzione, e cioè la natura apolitica e apartitica del Comitato. Nello stesso tempo siamo grati dell’aiuto fornitoci e accettiamo la condivisione dei nostro obiettivi con chiunque, indistintamente, perché riteniamo che lo scopo del Comitato, e cioè la salvaguardia del nostro territorio e della salute, debbano essere ben al di sopra di ideologie e/o speculazioni politiche, qualunque sia la loro provenienza.

    (Lorena Lugari, Comitato EcologicaMente)


  11. Devo dire che il dibattito è molto interessante, anche se magari qualcuno potrebbe definirlo “una Waterloo” per chi espone idee diverse dalle sue. Apprezzo la pacatezza, i toni ed i contenuti civilissimi usati da Ivana, così come alcuni chiarimenti su Vedelago avuti dal giornalista Incerti. Evidentemente avevo informazioni solo parziali. Onestamente spero però che Incerti non sia lo stesso giornalista che ha stilato il comunicato del Movimento 5 stelle, perchè se così fosse dubiterei un po’ della sua imparzialità avendo esso riportato in modo molto fazioso il clima della serata, come stanno sostenendo anche numerosi commenti qui presenti. Se così non è gli chiedo scusa in anticipo. In tema di contraddizioni, sottolineato dal Movimento, ho però alcune domande che mi ronzano per la testa e che butto sul piatto.
    Nell’invito che ho visto anche su Facebook alla serata, sottoscritto pure da Mattia in qualità di coordinatore del Movimento in montagna, si affermava sui gassificatori “se si tratta di piccoli impianti a gestione comunale ben vengano”, così come nello stesso comunicato del Movimento dopo la serata viene messa tra gli aspetti positivi la dimensione contenuta degli impianti nel loro complesso. Ora però nei commenti gli stessi esponenti del Movimento affermano che no, anche i gassificatori inquinano, non vanno bene. Scusate, allora ditelo che siete contro le biomasse a prescindere, ditelo chiaramente senza nascondervi dietro un dito. Per inciso se me lo fate gratis un impianto del genere vicino a casa, che mi fornisca riscaldamento ed elettricità, io lo prendo al volo. So che ci sono delle interessantissime caldaie di ultima generazione a cippato in grado di riscaldare un grande edificio e sarei molto interessato se non fosse che ho una casa piccola e si tratta di impianti piuttosto ingombranti, quindi non ne varrebbe la pena nel mio caso.
    Al termine della serata di Felina, fermandosi a fare quattro chiacchiere, alcuni esponenti del “gruppo storico” (scusate ma non so in quale altro modo definirlo…) dei ragazzi di Felina si è espresso favorevolmente sul Piano energetico, gassificatori compresi, parlando con gli amministratori. Poi il giorno dopo arriva la nota del Movimento, iper critica, e dopo un primo commento qui presente aperto e collaborativo di Mattia, altri successivi di nuovo molto più critici. Sono arrivate indicazioni “dall’alto” sulla linea da tenere? Il Comune di Correggio porta avanti iniziative di solidarietà con le comunità senegalesi da ben prima del progetto del gassificatore entrato in funzione da poche settimane, un po’ come da anni Castelnovo ha con Pintadas in Brasile, ed è in questo ambito che è nata la cooperativa di lavoro per la coltivazione delle piante che servono per la produzione dei tanto contestati olii. Sarà forse per questo che il Movimento 5 stelle, sull’impianto di Correggio (che usa tali identici olii che si vorrebbero usare a Castelnovo), non mi pare abbia sollevato polemiche anzi mi sembra di ricordare di aver letto commenti positivi di qualche esponente locale?
    Grazie comunque per l’attenzione e le informazioni.

    (Aderito)

  12. Idee geniali
    …immaginatevi che soddisfazione per gli studenti delle scuole, finalmente liberi di suggerirsi e di parlare durante i compiti in classe… Tanto il rumore della centrale non permetterebbe all’insegnante di cogliere le vocine… e, perchè no, potrebbero allenare i loro polmoni dormendo in garage lasciando i motori delle auto accesi tutta la notte… Come ha detto l’Ing. dell’Encor, ci sarebbero dei rischi seri per i nostri boschi se tutti i progetti energetici proposti in montagna si realizzassero… ma d’altronde tutti coloro che soffrono di allergia stagionale avrebbero definitivamente risolto il problema: niente più piante… tanto il cippato necessario conviene comprarlo dalla economica Transilvania, magari tramite una multinazionale che dà lavoro a chi non ne avrebbe. Geniale, a mio avviso, la soluzione dell’olio vegetale dal Senegal: si porterebbe lavoro, benessere e giustizia sociale. D’altronde i nostri avi andavano in Africa con le armi, ora andremmo disarmati, un miglioramento, no? Anzi, una gran soluzione al problema energetico,abientale e sociale. Concordo pienamente anche sui tempi progettuali; è giusto fare piani non più che quindecennali, visto che di figli non ne fa più nessuno!

    (Un ragazzo presente alla serata)

    P.S. – Per alternative più serie, si veda sopra (Mov. 5 stelle).


  13. Ho partecipato alla riunione. A un certo punto, durante le infinite parole tecniche, ho avuto l’impressione che sia i tecnici che la giunta fossero lì solo ed esclusivamente per vendere un prodotto. I tentativi di far passare in secondo piano l’olio che proviene dall’Africa e il “… come un motore acceso di un camion 24 ore su 24”, fortunatamente, hanno avuto un effetto sveglia nei cittadini presenti alla riunione. Mi chiedo anche come l’amministrazione abbia intenzione di informare TUTTI i cittadini del comune di Castelnovo. Per quanto personalmente abbia apprezzato la numerosa partecipazione, saremmo stati in una sessantina al massimo. E forse così sarà a Castelnovo e a Gatta. E anche se si arrivasse ad una partecipazione di circa 150 persone in totale, che ne è delle restanti che abitano il territorio? Nel Comune non risiedono circa 11.000 abitanti?

    (Elisabetta Corbelli)

  14. Per Aderito
    Partiamo per gradi.
    Primo. Non siamo assolutamente contro alle biomasse se fatte con cognizione, a filiera corta, in base a quanto materiale si può raccogliere nei boschi, di piccole dimensioni, con “CALDAIE” che possano produrre energia, teleriscaldamento e che inquinino meno del gasolio e delle stufe di casa. Non prima faccio le centrali e poi vedo cosa bruciarci dentro e se non ho abbastanza legname ci brucio dell’olio dall’Africa.
    Secondo. Nell’evento Facebook si parlava di piccole centrali a biomasse, controllate e gestite da Comune e cittadini.
    Terzo. Il gruppo storico di Felina si è fermato a parlare con gli amministratori sul modo di costruire le centrali, ti posso garantire che abitando a Felina e facendo parte del gruppo “storico”, quello del cinema di Felina per intenderci, sento cosa ne pensa la gente di Felina, tanta, riguardo a bruciare oli provenienti da così lontano quando si era parlato di filiera corta.
    Quarto. Indicazioni dall’alto? Assolutamente no. Ripeto che questo progetto potrebbe essere MOLTO valido, un progetto esemplare se venisse portato avanti in modo corretto, che possa creare anche diversi posti di lavoro. A metà novembre chiederemo all’amministrazione un incontro con esperti e chiameremo persone di comuni “energeticamente” virtuosi per un piano sostenibile.
    La En.Cor s.r.l. logicamente vuole vendere il suo prodotto, l’olio dall’Africa. Penso che con una buona competenza da parte delle amministrazioni si potrebbe fare a meno di quest’olio. Un’ultima cosa, ti sembra sensato mettere un impianto fotovoltaico in una zona d’ombra? E come mettere un impianto eolico in cantina… Potrebbero coprire i tetti degli edifici pubblici di Felina o usare i tetti dei privati per produrre energia agendo su uno sconto nella bolletta. Volere è potere…

    (Mattia Rontevroli)

  15. Al di sopra delle parti
    Non ho partecipato all’assemblea in oggetto ma ad altre su temi di questo genere sì. Credo che chiunque abbia il diritto/dovere di manifestare le proprie idee ma, in merito ad argomenti come questo riguardanti la salute ed il futuro di tutti quanti, nessuno escluso, lo si dovrebbe fare lasciando perdere gli interessi di parte, senza voler trarre visibilità o vantaggi politici; lo si dovrebbe fare facendo esattamente il contrario, dimenticando la politica, allora sì che si avrebbe davvero una grande forza. Però vedo che fare questo per molti è troppo difficile. Proviamo comunque a farlo presentandoci tutti alle assemblee manifestando i nostri dubbi e le nostre perplessità, semplicemente come persone che vivono in questa terra, così… senza simboli e senza proclami politici. Siccome usiamo dire che questa politica è uno schifo… bene… per una volta lasciamola fuori e lasciamola fuori tutta… Muoviamoci come persone, ognuno con la propria faccia e con la propria dignità… Risolviamo i nostri problemi… dopo torneremo a discutere di politica.

    (Antonio Manini)


  16. La brassica altro non è che un cavolo e la colza, che produce semi con un alto contenuto oleoso, fa parte di questa grande famiglia e cresce benissimo nelle nostre zone senza andare sino in Africa. Perchè allora non fare tutto in casa coltivando i terreni incolti? Così si ottiene olio, gli scarti vengono cippati e bruciati e, per ultimo, attraverso le coltivazioni, regimeremmo le acque eliminando rischi di nuove frane.

    (GS)