Uncem, unione nazionale comuni comunità ed enti montani, anche in occasione degli eventi climatici estremi avvenuti nella prima parte dell’anno, torna sulla questione del dissesto idrogeologico con un interessante dossier: “Fragile come una montagna - Quindici proposte e necessità per mettere in sicurezza territori e comunità”.
Lo studio si occupa in generale della montagna italiana, ma è particolarmente interessante per il nostro Appennino, storicamente soggetto a frane e dissesti.
Le recenti calamità naturali, le alluvioni e il dissesto idrogeologico si originano da un combinato disposto complesso che ha nei cambiamenti climatici e abbandono dei territori le cause primarie di quanto avvenuto - e purtroppo rischia di succedere nuovamente. Un binomio sul quale occorre una riflessione politica e istituzionale, sulla quale montare investimenti e processi duraturi di intervento.
In Italia la superficie sottoposta a pericolosità elevata per dissesto idrogeologico è molto diffusa in montagna dove investe 20 mila kmq. Gli abitanti che vivono in Comuni con rischio elevato sono 6,7 milioni, e il 58% di questi si trova in montagna. Ripartire da qui, con interventi specifici contro l’abbandono, sbloccando risorse ferme per interventi di tutela e supportando imprese agricole e residenzialità, con opportuni servizi, è una grande esigenza del Paese.
In estrema sintesi la "ricetta" Uncem: troppe risorse economiche sprecate per curare i danni e poche per la prevenzione; territori più resilienti tramite una migliore e trasparente pianificazione; miglior gestione delle foreste; stop all’abusivismo edilizio; serve un nuovo progetto “Italia sicura”; carta di identità per edifici pubblici e privati; il volontariato nella protezione civile conta e deve contare di più; superare la frammentazione fondiaria; valorizzare il servizio ecosistemico delle acque di montagna; no a nuove costruzioni sui versanti fragili; attivare il sistema nazionale di allerta "ItAlert"; rivedere la responsabilità dei Sindaci per ogni situazione di emergenza sui loro territori; risolvere tre questioni interconnesse riguardo la manutenzione del territorio: risorse economiche, risorse umane, fonti giuridiche; ritornare all’uso agricolo del suolo anche in montagna; ridurre l’Iva al 10% per gli interventi sulla sicurezza del territorio.