Domani, domenica 17 ottobre, come già annunciato, nella chiesa della Pieve di Castelnovo ne’ Monti si presenterà il restauro recentemente effettuato sulla statua di S. Antonio abate, che ora ha fatto ritorno, dopo trecento anni, all’interno dell’omonima cappella ove era stata presente fin dal XVI secolo.
Quando la chiesa della Pieve, da sempre romanica, fu riedificata nelle forme attuali a partire dal 1713 per volere dell’arciprete Don Giovanni Paolo Palù, la statua venne trasferita in una nicchia posta all’esterno della chiesa in prossimità del portale laterale, ove è rimasta fino al 2009, riportando gravi danni a causa degli agenti atmosferici e di atti vandalici compiuti su di essa.
Il restauro è stato realizzato dalla sig.ra Maura Favali grazie alla generosità del Lions Club di Castelnovo ne’ Monti. Il programma di domani prevede la S. Messa, alle ore 17,30, cui seguiranno gli interventi di Corrado Giansoldati e della stessa Maura Favali che illustreranno gli aspetti storici della statua ed i lavori eseguiti per il suo restauro. Seguirà un breve intrattenimento musicale con la partecipazione della flautista Alexandra Grebovic.
La cittadinanza è invitata.
S. Antonio Abate torna dopo trecento anni al suo posto
Con grande soddisfazione ho letto della presentazione del restauro della statua in terracotta rappresentante Sant’Antonio Abate. Mi corre quindi l’obbligo ed il piacere di fare i complimenti a Don Geli, emerito arciprete della nostra Chiesa per la continua opera di ricerca per dare sempre maggiore visibilità alla “sua” Pieve, coinvolgendo tutti coloro che desiderano collaborare alla nobile e meritoria opera. Desidero anche complimentarmi con Corrado Giansoldati sempre pronto a mettere a disposizione il suo tempo e le sue conoscenze per recuperare le opere che la nostra comunità possiede e che da troppo tempo erano rimaste un poco nell’ombra. Un grazie anche all’abile restauratrice, nostra concittadina, Maura Favali, che ha riportato a nuova vita questa grande opera. A questo punto a causa di un refuso tipografico è confusa l’attribuzione dell’opera, quindi sarebbe oltremodo utile ed interessante, se possibile, definire l’attribuzione a quale dei due grandi artisti reggiani questa splendida scultura va imputata. Il grande Prospero Sogari era detto il Clemente mentre l’altrettanto grande orafo e scultore Spani si chiamava BARTOLOMEO e di quest’ultimo non si hanno notizie di altri nomi o pseudomini. Resta comunque il fatto che questi due grandi reggiani del cinquecento erano fra i maggiori artisti del loro tempo nell’Italia settentrionale. Un grazie ad Anna Marconi e ai Lions castelnovesi per la loro generosità. Come sempre, a nobilitare e a dare maggior risalto all’evento era presente Mons. Tiziano Ghirelli, delegato vescovile per i beni artistici della diocesi.
Distinti saluti.
(Sergio Tagliati)
Spani = Sogari
Un sentito grazie a Sergio, osservatore attento e studioso appassionato delle vicende storiche locali e di quelle della sua importante famiglia. Solo ora leggo il suo intervento sul restauro della statua di S. Antonio abate. L’opera pare proprio da attribuirsi a Prospero Spani detto “il Clemente”, il maggior esponente del rinascimento emiliano. Il facile e giustificabile equivoco sul suo nome nasce dal nonno, uno Spani anch’egli ed anch’egli bravo scultore che teneva bottega a Reggio. Era molto noto e da tutti chiamato “il Clemente” e tale soprannome fu affibbiato anche al figlio Bartolomeo che, sin da giovane, lo seguì in bottega per imparare il mestiere. Bartolomeo superò il padre in bravura ed in fama, diventando scultore ma soprattutto orafo: sua, ad esempio, è la Madonna dorata posta sulla sommità della Cattedrale di Reggio, restaurata ed esposta in pubblico alcuni anni fa. Ma il più bravo ed il più famoso di tutti risulterà Prospero, figlio di una sorella di Bartolomeo che aveva sposato un Sogari. Anche Prosperò Sogari andò a bottega dal nonno ed anch’egli ereditò il soprannome di famiglia “Clemente” ma, soprattutto, della famiglia decise di assumere il cognome, ormai noto ovunque, Spani, che altrimenti sarebbe andato perduto. E così Bartolomeo Sogari e Bartolomeo Spani non sono altro che… la stessa persona.
Grazie ancora a Sergio per l’attenzione ed a lui l’augurio di un lieto inverno da trascorrere nell’ameno e poetico paradiso di Bolgheri all’ombra dei dolci cipressi carducciani.
(Corrado Giansoldati)