Leggendo dell’incidente accaduto a una cinquantanovenne (perciò per me una ragazzina) successo l’altro ieri sul sentiero che porta alla sommità della Pietra, ve ne voglio raccontare uno analogo, avvenuto pressappoco nello stesso luogo qualche anno fa.
E’ un piccolo fatterello, ma vero, come sono vere tutte le cose che vi racconto:
Un gruppetto di “piansani” noi i reggiani li chiamavamo così, stava risalendo quel sentiero guidato da un ragazzo del posto, perciò conoscitore della nostra montagna. Arrivati a un certo punto trovarono una signora seduta che si teneva una caviglia, accudita da altre due o tre persone. Il ragazzo alla guida del gruppo li fa mettere in fila per superare l’infortunata che già aveva chi pensava a lei, raccomandando:
“Guardate dove mettete i piedi, non state a girarvi, guardate sempre avanti”.
Tutti l’hanno fatto, solo l’ultima della fila (c’è sempre un ultima) doveva sincerarsi su quel che era successo e patatrac la “s’inscapeusa” cioè inciampa in una radice che sporgeva e cadeva rovinosamente a terra.
Il marito di lei che era davanti, dava in escandescenze, si metteva a sbraitare e a prendersela con la guida arrabbiatissimo e alla fine diceva:
“Questi montanari del c… non sono neanche stati capaci di 'asfaltarli' questi sentieri”
Giusto asfaltiamoli, allarghiamoli così ci andranno in navetta, ma attenzione bisognerà asfaltare anche il pianoro, perché anche lui nasconde delle insidie o sarà meglio andarci con l’abbigliamento adeguato (scarponi non scarpe da ginnastica) un bastone da appoggiarvisi che sarà di grande aiuto e gli occhi ben aperti guardando dove si mettono i piedi, in montagna non ci vuole fretta. Poi per osservare il panorama si faranno delle soste, oggi non so come si fa, perché voi giovani siete molto sapienti, ma una volta si faceva così.
Comunque dobbiamo dire grazie ai volontari del soccorso alpino e agli elicotteristi che ho osservato per mezz’ora dalla finestra di casa mia, ma per favore lasciamo che loro facciano i recuperi importanti, non approfittiamo del loro aiuto perché è gratuito. Certo io non ero presente e non posso sapere la gravità del caso, ma alle volte se accadono certe cose, basta un braccio da appoggiarvisi e un bastone nell’altra mano a botta fresca non è poi così insopportabile. Questo era ciò che si faceva normalmente quando il soccorso alpino non esisteva e alle volte anche con fratture di una certa importanza.
Elda Zannini
È inutile discutere coi pianzani loro sono maestri di qualunque cosa. Un volta dicevano: et cascaa? At ta svilup po’. Guarda in do t’met i pee.
(Davide)
Sono “piansano”, ma sono d’accordo al 100% con lei!
(Massimiliano)
I miglior scalatori e conoscitori della Pietra che io ho conosciuto fin
da bambina venivano dalla pianura, Parma in “primis”, mai fare di ogni erba un sacco.
Forse mi sono spiegata male col nostro dialetto, saluti a tutti Elda
Elda Zannini
Brava Elda, mi fai venire in mente un vecchio raccontino sulle diversità tra montanaro e cittadino, sull’astuzia e sulla capaci di arrangiarsi del topolino di campagna ed un altro sulla presunta conquista di uno status sociale da parte di un giovane, che dopo una breve esperienza in città, tornando a casa(in montagna) non riconosce gli attrezzi di lavoro del padre contadino: immaginiamo la sua amara delusione….
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