Home Cronaca “Erano solo donne e uomini”: incontro per ricordare Matteo Incerti
domenica 23 aprile alle ore 16 al Mulino di Leguigno

“Erano solo donne e uomini”: incontro per ricordare Matteo Incerti

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“Erano solo donne e uomini” è il titolo della manifestazione che si svolgerà domenica 23 aprile alle ore 16 al Mulino di Leguigno, un evento dedicato alle storie di Matteo Incerti, al suono di una Cornamusa, per non disperdere in alcun modo la memoria di Matteo Incerti e la memoria delle sue storie.

In caso di pioggia l’evento si terrà presso la Chiesa di S. Giorgio di Cortogno.

L’incontro è organizzato da Corsiero Editore, assieme a Valentina Ruozi, sua coautrice per il “Bracciale di Sterline” e collega che nella cornice del Mulino in Pietra di Leguigno, circondati dalla natura che lui tanto amava e accompagnati dalla cornamusa dell’amico Daniele Bianchini, svolgeranno il filo d’Arianna delle sue storie, raccontando di un uomo e di altri uomini e donne coraggiosi, persone ordinarie, che come per magia, si sono trovati a fare qualcosa di straordinario e indimenticabile.
“Era tanto che Corsiero Editore ed io stavamo pensando a come fare per onorare la memoria di Matteo- ha raccontato Valentina Ruozi- ma non volevamo assolutamente creare un evento “ricordino”, quanto piuttosto un evento che anche lui avrebbe amato organizzare. E così in prossimità del 25 Aprile, abbiamo deciso di raccontare normalmente, con naturalezza, in un luogo incastrato in una cellula tra il tempo e lo spazio, storie di persone intramontabili, con uno dei suoni che Matteo più amava, tra amici, persone care e il suono della natura. Un ringraziamento speciale va alla Proloco di Cortogno- ha continuato Valentina- per avere abbracciato pienamente questa iniziativa e a tutti gli amici, i famigliari, i lettori di Matteo che domenica saranno con noi.”
Matteo Incerti è deceduto otto mesi fa e la sua presenza in tutto questo tempo che è sembrato rapido come un soffio, è stata così rumorosa che nel cuore di tutti è come se non se ne fosse mai andato.
La verità è che da quando Matteo Incerti è volato via, lasciando aleggiare la sua anima sul lago Obiwee, mentre si trovava in Canada presso la First Nation per la promozione del suo libro “I pellerossa che liberarono l’Italia”, ed. Corsiero, la sua vita è comunque rimasta scritta e viva, tra le pagine dei suoi libri, nella memoria delle persone che gli hanno voluto bene, di coloro che hanno lavorato con lui e anche di quelli che gli hanno portato un po’ di rancore, per magari un’idea politica divergente.
Matteo è nato come giornalista appassionandosi di sport, poi di politica, poi di cronaca e poi mettendosi sulle tracce di storie di un tempo andato, che così come la sua vita, fa ancora molto rumore, anche a 80 anni di distanza. Appassionatosi di Seconda Guerra Mondiale già da piccino, quando, per colpa o merito di una gamba rotta aveva conosciuto il Partigiano Gordon del Gufo Nero, alias Glauco Monducci, che gli aveva raccontato di quando anche lui fu ferito ad una Gamba durante l’attacco a Villa Rossi e Villa Calvi nella notte tra il 25 e il 26 marzo 1945 a Botteghe di Albinea, (episodio raccontato poi ne “Il Bracciale di Sterline” Ed. Corsiero) da quel momento aveva fatto della ricerca storica una sorta di vocazione, che lo avrebbe poi accompagnato per tutto il resto della sua vita, fino, letteralmente, all’ultimo respiro.
Di quel periodo portava con sé la passione per la libertà, l’ardore feroce che portano nel petto i sogni, con tutto il loro splendore, a volte la loro irruenza, l’amore per le storie incredibili, ma soprattutto per le storie, di persone ordinarie, persone come Giovanna Quadreri “Libertà”, sua grande amica anche nella vita, oppure David Kirkpatrick, il suo “Suonatore Matto”, paracadutatosi in Kilt, portando con sé la sua cornamusa, oppure come Martin Adler, il soldato Americano che nascose tre bambini in una cesta di vimini per proteggerli dai Tedeschi, e che ritrovò, sempre con il contributo di Matteo, dopo quasi 80 anni, oppure come Francesco Zambonini, il bambino la cui nascita fu un vero e proprio miracolo di Natale, la cui casa e quindi anche la sua vita, furono risparmiate da un soldato Tedesco durante una retata.
Con tutti loro Matteo condivideva il disprezzo per le ingiustizie, la passione per la verità e il cuore, un cuore pieno di affetto quasi fanciullesco, quello proprio delle persone pure e che non hanno paura di esporsi.
E’ forse per questo che sempre più persone, dalla sua scomparsa, hanno deciso di dedicare a lui un pezzo della propria vita o della collettività in modo che tutto il senso della sua intera vita non si disperdesse, in modo che tutta quella purezza sincera rimanesse come un monito inciso nella pietra.
Dalla via dei Tulipani a lui dedicata ad Albinea, fino ad arrivare all’ultima “Raccolta fondi in memoria di Matteo Incerti” pubblicata su GoFundMe e avviata negli ultimi giorni da Maria Edera Spadoni, finalizzata alla realizzazione di una panchina, un leggio e una targa commemorativa nel Comune di Reggio Emilia, un sito web con la storia e gli scritti di Matteo e per contribuire alle spese coperte dalla famiglia per il rimpatrio di Matteo dal Canada.