Elia, esponente di uno dei mestieri tanto più essenziali quanto precari dell'umanità, ha riscoperto poi la terra natale nel periodo più duro della pandemia, e questo ritorno alle radici lo ha cambiato, generando, a cascata, altri mutamenti. Mutamenti come quello che ha investito la sua prospettiva sul teatro (e forse sulla realtà più in generale): se gli spettatori non possono venire a teatro, ha pensato insieme alle colleghe Agnese Mercati e Francesca Bianchi, allora noi attori li raggiungeremo nei cortili delle loro case. E così hanno fatto: nei mesi in cui il virus appariva più minaccioso, i tre attori sono tornati alle origini erranti della loro arte, riscuotendo grande apprezzamento nel pubblico. Perché il teatro non è semplicemente una disciplina artistica, ma, mettendo sempre in scena la complessità della natura umana, è pura vita - declinata sotto forma di energia, ispirazione, terapia.
Per citare le parole di Samiha Ayoub, attrice egiziana alla quale quest'anno è stato affidato il messaggio alla comunità globale:
"Non esagero quando dico che quello che noi tutti del mondo del teatro facciamo sul palco è l'atto stesso della vita, generata dal nulla, come una brace ardente che brilla
nell'oscurità, illuminando le tenebre della notte e riscaldando la sua freddezza. Siamo noi che diamo alla vita il suo splendore. Siamo noi che la incarniamo. Siamo noi che la rendiamo vibrante e significativa. E siamo noi a fornire le ragioni per capirla. Siamo noi che usiamo la luce dell'arte per affrontare l'oscurità dell'ignoranza e dell'estremismo. Siamo noi che abbracciamo la dottrina della vita, affinché la vita si possa diffondere in questo mondo. Per questo mettiamo tutto il nostro impegno, tempo, sudore, lacrime, sangue e nervi, per raggiungere questo alto messaggio, per difendere i valori della verità, della bontà e della bellezza, nel convincimento che la vita meriti veramente di essere vissuta"
(reperibile al link: https://spettacolo.cultura.gov.it/61-giornata-mondiale-del-teatro-27-marzo-2023/)
Ecco allora perché l'Unesco, insieme all'Istituto internazionale del Teatro, ha dedicato una giornata a quest'arte: perché essa chiama in causa la coscienza dell'umanità intera, risveglia dal torpore ciò che di più autentico e puro vi è in ciascun essere umano, promuove la condivisione ed il rispetto reciproci.