In occasione della giornata internazionale del Teatro, istituita dall'Unesco nel 1962, celebriamo, con qualche giorno di ritardo, questo 27 marzo attraverso la storia di Elia Tapognani, giovane attore originario di Felina. L'incontro casuale, se mai il caso esiste, con il palcoscenico, lo coglie a nove anni; ce ne vorranno altrettanti, però, per lasciare l'Appennino e affrontare prima l'accademia poi il corso di perfezionamento, entrambi in due grandi città.
Elia, esponente di uno dei mestieri tanto più essenziali quanto precari dell'umanità, ha riscoperto poi la terra natale nel periodo più duro della pandemia, e questo ritorno alle radici lo ha cambiato, generando, a cascata, altri mutamenti. Mutamenti come quello che ha investito la sua prospettiva sul teatro (e forse sulla realtà più in generale): se gli spettatori non possono venire a teatro, ha pensato insieme alle colleghe Agnese Mercati e Francesca Bianchi, allora noi attori li raggiungeremo nei cortili delle loro case. E così hanno fatto: nei mesi in cui il virus appariva più minaccioso, i tre attori sono tornati alle origini erranti della loro arte, riscuotendo grande apprezzamento nel pubblico. Perché il teatro non è semplicemente una disciplina artistica, ma, mettendo sempre in scena la complessità della natura umana, è pura vita - declinata sotto forma di energia, ispirazione, terapia.
Per citare le parole di Samiha Ayoub, attrice egiziana alla quale quest'anno è stato affidato il messaggio alla comunità globale:
"Non esagero quando dico che quello che noi tutti del mondo del teatro facciamo sul palco è l'atto stesso della vita, generata dal nulla, come una brace ardente che brilla nell'oscurità, illuminando le tenebre della notte e riscaldando la sua freddezza. Siamo noi che diamo alla vita il suo splendore. Siamo noi che la incarniamo. Siamo noi che la rendiamo vibrante e significativa. E siamo noi a fornire le ragioni per capirla. Siamo noi che usiamo la luce dell'arte per affrontare l'oscurità dell'ignoranza e dell'estremismo. Siamo noi che abbracciamo la dottrina della vita, affinché la vita si possa diffondere in questo mondo. Per questo mettiamo tutto il nostro impegno, tempo, sudore, lacrime, sangue e nervi, per raggiungere questo alto messaggio, per difendere i valori della verità, della bontà e della bellezza, nel convincimento che la vita meriti veramente di essere vissuta"
(reperibile al link: https://spettacolo.cultura.gov.it/61-giornata-mondiale-del-teatro-27-marzo-2023/)
Ecco allora perché l'Unesco, insieme all'Istituto internazionale del Teatro, ha dedicato una giornata a quest'arte: perché essa chiama in causa la coscienza dell'umanità intera, risveglia dal torpore ciò che di più autentico e puro vi è in ciascun essere umano, promuove la condivisione ed il rispetto reciproci.
Anche Elia, con passione e tenacia, offre un piccolo ma irripetibile contributo a questa missione globale. Pertanto, da qualche tempo, anche a Felina, in Appennino, anche lui r-ESISTE, calcando un palcoscenico o uno spiazzo in cemento, tenendo sempre a mente ciò che asseriva Gigi Proietti: "A teatro tutto è finto ma niente è falso".