La vicenda di Giuseppe Pedrazzini, l'anziano uomo trovato morto nel pozzo nei pressi della sua abitazione a Cerrè Marabino, ha avuto un epilogo inaspettato. La relazione del perito incaricato dal pubblico ministero Piera Giannusa, depositata nei mesi scorsi, ha infatti fatto cadere il più grave dei capi di imputazione a carico della figlia Silvia, del genero Riccardo Guida e della moglie, Marta Ghilardini: l'omicidio.
La perizia, infatti, ha stabilito che l'anziano è morto di morte naturale, a causa di una morte cardiaca improvvisa dovuta a un evento funzionale aritmico insorto su un grave quadro di miocardiosclerosi su base ischemica su coronopatia calcificata e un gravissimo quadro arterioscelorotico e ateromassia calcificata aortica, condizioni di salute precarissime che ne compromettevano la possibilità di camminare e lo facevano cadere spesso a terra per il dolore a una gamba.
Inoltre, gli esami hanno escluso che all'anziano potessero essere somministrati medicinali sbagliati o sostanze tossiche, e che i farmaci somministrati dai famigliari erano indispensabili per contenere l'evolversi delle sue malattie.
La relazione del perito ha quindi escluso l'omicidio e anche il sequestro di persona, poiché le condizioni di salute dell'uomo ne impedivano la mobilità e rendevano necessario il suo riposo e la sua permanenza in casa. L'accertamento autoptico ha inoltre escluso la presenza di lesioni precedenti la morte sul corpo dell'anziano.
Resta, tuttavia, l'accusa di occultamento di cadavere, che i due congiunti attualmente detenuti hanno sempre respinto. Il figlio minorenne della coppia è stato allontanato fin dall'inizio della vicenda e ha avuto poche occasioni di incontrare i suoi genitori.