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Don Paul: “Prepariamoci a combattere la buona battaglia in vista del Regno di Dio”

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Ml 3,19-20; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19) “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.

don Paul Poku

Il calendario ci sta lentamente accompagnando verso la fine dell’anno liturgico; per questo motivo il tono dei brani che la sapienza della Chiesa ha scelto di farci meditare in queste letture diventa sempre più cupo.
Nella prima lettura il profeta Malachia annuncia la venuta del giorno del Signore. Ecco che si profilano due destini differenti per coloro che saranno colti da esso: mentre «tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia» vivranno questo giorno nella difficoltà e nell’angoscia, chi avrà timore del nome di Dio lo vivrà nella speranza e nella gioia.
Per indicare la venuta del giorno del Signore, gli antichi usavano il termine “parusia” (παρουσία, lett. “presenza”); più esattamente con questo concetto intendevano esprimere il momento in cui Gesù sarebbe ritornato e in cui perciò si sarebbe compiuto il Regno di Dio. Ma quando sarebbe giunto questo giorno? Alcuni discepoli della Chiesa di Tessalonica ritenevano che il Regno di Dio fosse vicino in senso letterale: pensavano cioè che il ritorno di Gesù fosse imminente e addirittura avevano smesso di lavorare, ritenendo ogni attività ormai inutile dal momento che il giudizio sarebbe arrivato in breve tempo. A queste persone si rivolge Paolo nella seconda lettura, esortandoli a non perdere il loro tempo trascorrendo «una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione». Non c’è infatti alcun bisogno di interrompere le proprie mansioni quotidiane, dal momento che il giorno del Signore non è così incombente come intendevano loro. Il Signore infatti non ragiona secondo il chrònos, il tempo che si sussegue in successione “cronologica”, ma secondo il kairòs, da intendersi come il momento opportuno che Dio sceglierà per manifestarsi all’uomo. L’arrivo del Regno di Dio è da attendere come un momento propizio per noi e per la nostra salvezza, in un modo non calcolabile secondo il nostro concetto di tempo. Ma c’è di più: se Paolo ordina di lavorare, è perché il lavoro non sono non è di ostacolo alla venuta di Dio, ma anzi può essere un luogo ideale per testimoniare la propria fede e attendere così il giorno del Signore.
Il brano del Vangelo tratta più da vicino gli elementi che caratterizzeranno il giorno della venuta di Dio. Gesù apre il discorso profetizzando la caduta del Tempio di Gerusalemme, orgoglio per tutti i Giudei: questa costruzione che rappresentava l’apice della fede di Israele è destinato a crollare. In senso teologico, con la venuta del Regno di Dio la religiosità che non mostra più il vero volto del Signore ma si compiace di se stessa sarà destinata a sparire, a favore di una fede autentica. Gesù continua poi la sua profezia elencando con tono apocalittico (nel suo senso etimologico, di rivelazione del futuro) le sciagure che colpiranno gli uomini in quel giorno. Esse toccheranno tutti gli aspetti fondamentali della vita dell’uomo: la religione («Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”»), la politica («Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno»), la famiglia («Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici»), la natura («[…] vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze»), ad indicare la portata totale del cambiamento che avverrà. Ma più di ogni cosa, a caratterizzare quel giorno saranno le persecuzioni che colpiranno i fedeli in Dio. Gesù non addolcisce la pillola ed è molto attento a mettere in guardia i suoi discepoli dalle sofferenze in cui incapperanno a causa della fede del Vangelo. Tuttavia ci diffida da qualunque tentativo di difesa da questi pericoli; non è nel nostro potere difendere la Chiesa di Dio, ma è un compito che spetta solo a Gesù stesso. Ciò che Gesù ci chiede è di perseverare nella fede e nella testimonianza del Vangelo.
Le stesse esortazioni che Gesù ha dato ai suoi discepoli nel Vangelo sono utili a noi fedeli anche oggi: anche oggi infatti possiamo essere colpiti da persecuzioni (se intese in senso lato come ogni impedimento alla nostra fede). Ma se anche esse dovessero portarci a perdere la vita, non dobbiamo perdere la speranza: «nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita», dice il Signore. Prepariamoci allora a combattere la buona battaglia in vista del Regno di Dio.
Buona domenica.

Don Paul