"La riforma del Testo Unico degli Enti locali e delle Province è di vitale importanza, perchè garantisce quella cornice normativa indispensabile a metterci nelle condizioni di operare al meglio; è la via maestra per rilanciare l'azione della Pubblica Amministrazione, restituendo alle Province tutte le funzioni e le competenze che esercitavano prima del 2014 e che garantiscono la piena operatività di un Ente sempre più indispensabile al Paese".
Con queste parole, il presidente di UPI Emilia-Romagna Gian Domenico Tomei ha commentato le recenti dichiarazioni del ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie Roberto Calderoli, che, a margine di un incontro coi vertici dell'Unione Province d’Italia, ha dichiarato che "si è riscontrata una totale convergenza sulla restituzione dell’identità alle Province, che si può realizzare soltanto attraverso un’elezione diretta del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale. È idea condivisa sia dal ministro che dall’UPI che, alla luce di questo obiettivo, si debba procedere ad un aggiornamento delle funzioni delle Province stesse e dei relativi finanziamenti".
"Il riordino istituzionale - aggiunge - non può più aspettare, perchè le sfide che ci attendono richiedono assetti di governo locale e nazionale forti e coesi, anche alla luce del fatto che la stessa Costituzione ha assegnato a ciascun ente (Comuni, Province e Regioni) specificità e caratteristiche proprie, che le rendono complementari l'uno all'altro".
E conclude: "Le sfide energetiche e l’emergenza economica e sociale che attraversa il Paese ha bisogno di istituzioni forti, per questo – conclude Tomei – attendiamo con fiducia che questo nuovo Esecutivo passi rapidamente dalle parole ai fatti".
Nel disegno di riforma istituzionale in discussione nel Governo è previsto il ritorno all’elezione diretta del Presidente della Provincia, la reintroduzione della Giunta provinciale e la riassegnazione delle funzioni che esercitava prima dell’introduzione della legge Delrio.
Anch’io vedrei con favore la restituzione alle Province di tutte le funzioni e le competenze esercitate prima del 2014, e non può dunque che farmi piacere l’apprendere che “ nel disegno di riforma istituzionale in discussione nel Governo è previsto il ritorno all’elezione diretta del Presidente della Provincia”, alla strega di com’era nel passato.
Mi viene altresì di aggiungere che – a fronte della elezione diretta del Sindaco e dei Governatori regionali, cui andrebbe a sommarsi il Presidente della Provincia – il riordino istituzionale dovrebbe considerare pure il Presidenzialismo, ossia l’elezione diretta del Primo Ministro, vale a dire l’importante figura chiamata a guidare il Paese.
A me sembra che il presidenzialismo possa garantire da un lato la “governabilità”, e nel contempo la “rappresentanza”, posto che le liste a sostegno di ciascun candidato alla presidenza possono presentarsi col rispettivo simbolo, e se le stesse fossero casomai numerose convergerebbero in ogni caso sulla unificante figura del Presidente.
Sarebbe cioè scongiurata la temuta “frammentazione”, e se poi, all’interno di una eventuale coalizione, i voti delle liste rimaste sotto soglia di sbarramento (ove soglia fosse prevista) venissero ridistribuiti dentro la “cordata” stessa, cadrebbe altresì la questione del “voto utile”, che può indurre a preferire i partiti maggiori rispetto ai “minori”.
C’è chi, del tutto legittimamente, disapprova il Presidenzialismo perché vi vede una eccessiva concentrazione di potere, ancorché i parlamentari delle due Camere funzionerebbero da robusto contrappeso, ma allora andrebbe ripensata pure l’elezione diretta del Sindaco e dei Governatori regionali, per coerenza e uniformità..
Infine, è vero che il Presidenzialismo richiederebbe una Riforma costituzionale, a differenza del ripristino della Provincia nella forma di una volta, ottenibile con legge ordinaria, alla maniera con cui nel 2014 venne data a tale Ente la veste attuale, ma io penso che un riordino istituzionale potrebbe o dovrebbe tener presente l’intero assetto.
P.B. 09.11.2022