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Quel medico ballerino della val d’Enza

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A quanto pare lì proprio non ci stanno volentieri. Parliamo dei medici incaricati della copertura dell’assistenza medica della zona di Cola, Groppo e Rosano. Troppi cambi in tempi recenti, da quando ha lasciato il dr. Scozzafava. Molti pazienti, decisamente non soddisfatti di alcuni suoi colleghi, hanno preferito rivolgersi altrove, soprattutto verso Castelnovo; ma anche andando ad ingrossare il numero di coloro che si rivolgono al medico titolare di Vetto capoluogo, Nordan Masselli (che ne ha circa 1400). Quel territorio è stato servito per un periodo dalla giovane dottoressa Catellani, la quale però “non aveva i requisiti” per occuparsene in pianta stabile. Così ora, a seguito di concorso, il titolare è il dr. Vecchi. Ma il “pacchetto assistiti” è scarso, sui 340, nettamente sbilanciato rispetto a quello del capoluogo.

Di queste cose ha discusso il Consiglio comunale di Vetto, l’altra sera, a partire da un’interpellanza proposta dalla minoranza, nella quale si chiedeva conto della “situazione dell’ambulatorio medico comunale di Cola”. “Da diversi cittadini di Cola – si legge nel documento sottoscritto da tutti e quattro i consiglieri del centrodestra Margherita Crovi, Renzino Fiori, Luigi Ruffini e Ivano Pioppi – ci viene segnalata la situazione di estremo degrado in cui versa l’ambulatorio del medico di base, posto nella ex scuola elementare. Pareti scrostate, muffa, crepe nei muri, impianto elettrico fatiscente: una situazione ambientale al limite della praticabilità”. Chiedendo infine “se l’intenzione è quella di andare ad una rapida risoluzione del problema o se si pensa di andare verso la chiusura del locale”.

Il sindaco, Sara Garofani, ha fatto presente che “sarebbe obbligo del medico e non del Comune procurarsi la sede e provvedere alle spese di mantenimento relative; esattamente come accade a Vetto capoluogo”.

Ma la discussione, come si diceva in apertura, si è incentrata sulla seconda parte dell’interpellanza, quella relativa alla situazione del secondo medico del base del comune. Secondo Fiori molta gente “si rivolge a Castelnovo”. Se la situazione può certamente ben comprendersi per Rosano, che dal capoluogo montano, attorno al quale ruota più in generale la sua vita civile ed economica, dista solo 3 km (contro i circa 10 da Vetto), meno può accettarsi per il resto del territorio. Con amarezza a questo proposito si sottolinea più in generale un’asserita marginalità progressiva di Vetto, “su cui una volta – si afferma in Consiglio – convergevano viceversa anche molte persone dalla sponda parmense dirimpettaia”.

“A causa delle problematiche connesse al frequente cambio del secondo medico di base – recita ancora il documento della minoranza – sull’intero territorio comunale l’utenza si sta orientando verso altri medici, anche di comuni limitrofi, che ovviamente non utilizzano detta struttura (quella di Cola, ndr)”. Si tratta quindi, a detta dei firmatari, di “un ulteriore tassello verso lo smantellamento dei servizi del nostro comune”.

Fiori rappresenta al Consiglio comunale i rischi presenti che tutti i servizi migrino sempre più verso Castelnovo, con Vetto destinato a diventare frazione. “La prossima tappa saranno le scuole? Del resto, se si taglia la logica conseguenza sono gli accorpamenti”. Da un’interpellanza su un argomento preciso “s’aprono le acque” di un malcontento/timore più diffuso e più generale sulla situazione del comune. “Rosano non dà un euro alla nostra economia – sostiene ancora Fiori – e il nostro bacino di utenza si va sempre più stringendo”.

La sostanza-appello finale è quasi un grido accorato: “Dobbiamo impegnarci di più, tutti, per far vivere Vetto!”.

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