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“Ritengo che tre siano le cose sulle quali si debba basare un progresso ed una vita civile: istruzione, lavoro e salute”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ritengo che tre siano le cose sulle quali si debba basare un progresso ed una vita civile: istruzione, lavoro e SALUTE. Guardandomi intorno da semplice cittadino, libero mentalmente da procedimenti mediatici che riempiono tante teste con il "va tutto bene", mi rendo conto che purtroppo le tre condizioni fondamentali che dovrebbero essere i pilastri per il futuro dei nostri figli e della nostra montagna sono di fatto tre colonnine di argilla che non possono sostenere nessun peso e nessuna responsabilità. Perchè tutto questo?

Ma torniamo al problema che mi preme affrontare sul nostro territorio, che di certo non è secondario all'istruzione ed al lavoro, la salute. Nel comprensorio montano siamo dotati di una struttura pubblica, l'ospedale S. Anna, a Castelnovo ne' Monti, che da tempo e per tanto tempo ha rappresentato la tranquillità per la popolazione della montagna. Questo centro per capacità dei medici era diventato anche un riferimento di eccellenza per diverse patologie, vedi il reparto di angiologia anni fa, di recente poi prontamente smantellato ed accorpato ad altro reparto; e per un certo periodo ed ancora oggi il nostro centro ospedaliero si distingue per il reparto di cardiologia e riabilitazione cardiologica con annessa un centro di medicina sportiva all'avanguardia che fino a poco tempo fa vivacchiava ed ultimamente sotto l'impulso di un medico della montagna sta recuperando il tempo prezioso perduto. Ma questo a tanti nostri amministratori per oscuri motivi non aggrada. Infatti negli ultimi anni a fronte di opere edili faraoniche all'interno ed all'esterno dell'ospedale si registra una graduale ma subdola riduzione dei posti letto.

Le motivazioni? Forse da una parte le promesse di ripopolare la montagna si scontrano con la volontà di desertificarla, ma il paradosso è che queste doppie ed opposte affermazioni giungono dalle stesse voci. Ora vorrei se possibile conoscere quali sono le vere situazioni che aleggiano sul nostro ospedale in montagna. Pochi giorni fa si è tenuta una riunione dei sindaci ed è uscito "che tutto va bene e non ci sono problemi", ma per chi va bene e per chi non ci sono problemi? Mi rifaccio ad una situazione da me anni fa messa in evidenza senza ottenere alcuna risposta, il problema della guardia medica festiva nei comuni del crinale, una persona che copre l'intero comprensorio. Se un malore si registra a Ligonchio ed un altro a Ramiseto chi ha la precedenza ad essere assistito dal medico? A questo mio quesito con conseguente richiesta di potenziare questo servizio si registrò il silenzio più assoluto e tutto andava bene in quanto le mie erano solo affermazioni demagogiche, la vita delle persone non si può ridurre ad una giustificazione demagogica. Ebbene, senza troppi giri di parole, qualche amministratore che possieda il coraggio di parlare con i cittadini si sente in grado di esporre chiaramente come stanno le cose senza infilarsi in tortuosi giri di parole dove vengono nascoste le scelte peggiori subite dalla nostra montagna?
In attesa di una esauriente risposta.

Cordialmente.

(Franco Baccini, capogruppo Udc Comunità montana)

1 COMMENT

  1. Sanita e montagna quali le priorità?
    La lettera aperta che il capogruppo dell’Udc in Comunità montana Franco Baccini ha avuto il coraggio e il merito di rendere pubblico un problema spesso sottovalutato o nascosto. Il problema della sanità, nel territorio montano, può ridursi alla misurazione del grado di efficienza solo dell’ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti? Il tema è più complesso e la risposta va cercata rispondendo alla domanda: la salute è un diritto ed un obbligo che lo Stato ha verso il singolo cittadino o è un benefit che lo Stato medesimo eroga a suo piacimento al cittadino bisognoso di cure spesso nella fase piu critica della sua vita?
    Il ruolo che l’ospedale S. Annna di Castelnovo ne’ Monti risponde fino in fondo al concetto salute, diritto deL cittadino? Se analizziamo il fabbisogno di salute e di sanità in montagna appare evidente che la risposta che al fabbisogno primario (salute e anziani) e insufficiente e per certi versi discutibile. Si pretenda di conoscere le statistiche della durata delle degenze medie degli ultrasettantenni e si scoprirà che un anziano resta in ospedale solo per le emergenze. Non è giusto che l’alternativa sia la RSA o la casa di cura. In questo modo e per questa via il diritto alla salute che deve essere garantito anche nei costi dallo Stato diventa un costo che passa sul reddito da pensione dell’anziano
    che riceve le cure necessarie ed assistenza solo se in grado di contribuire al pagamento delle rette anche se in regime di convenzione. Una persona lavora tutta la vita e contribuisce anche da pensionato alla tenuta dello stato sociale e quando più ha bisogno deve pagare per avere nella ultima parte della sua vita il diritto alla sanita? Questa constatazione non vuole esprimere giudizi negativi sul ruolo che le strutture per anziani svolgono nel territorio che è eccellente. Il problema è quanto si investe nel territorio montano sul tema sanità e anziani e sanità e specializzazione. La prima esigenza deve avere una risposta prioritaria; la seconda, che pure va colta, deve essere argomentata e finalizzata nei costi ad iniziare dalla misurazione dei costi e benefici. All’interno di questo tipo di argomentazioni non c’e spazio per chi sostiene che solo la specializzazione (es. cardiologia) garantisce che la struttura ospedaliera non verrà depotenziata. Chi è in grado di dimostrare che non può essere considerata qualità del servizio sanitario una risposta forte e qualificata a favore della maggioranza delle persone che abitano la montagna, se è vero, com’è vero, che 500 persone sono nei comuni del crinale sulla soglia della non autosufficienza e che nei prossimi tre anni il tema sarà esplosivo? I sindaci dei comuni affermano che tutto va bene? Beati loro che ricevono i voti per essere eletti!! Forse non sanno più cosa fare nemmeno loro; le Regione Emilia-Romagna taglia a destra e manca, lo Stato centrale fa altrettanto e in questo dualismo malefico anche loro non sanno più cosa fare. Se fossi in loro consegnerei le chiavi dei singoli comuni ai commissari governativi!!!! Un tempo i montanari erano orgogliosi di essere stati curati all’ospdale del Prof. Marconi!! Oggi viaggiano come delle trottole tra medico curante e ospedale per prenotare le visite, per ricevere le cure indispensabili. Bisogrebbe aprire un serio dibattito sul significato del malato, del paziente e sulle finalita del servizo sanitario che non è più gratuito per nessuno.

    (Marino Friggeri)