“Ho lavorato e sono stata nella mia Ligonchio, con qualche concerto e la presentazione di libro e disco”.
Così ha esordito, per la prima volta ai microfoni di Radionova intervistata da Riccardo Bonini con Fabio Bramini alla regia.
Tu sei cantante, attrice, opinionista, scrittrice… - ha chiesto Riccardo – da cosa è nata la passione per le parole?
“Mi è sempre piaciuto scrivere. Mi fa evadere. Sono una cantante, ci tengo a dirlo, amo la musica. Ma scrivere appaga”.
Un altro giorno verrà, edito da Rizzoli, scritto da Iva Zanicchi con la passione e la forza che la rendono amata da un vasto pubblico da moltissimi anni. Si tratta di una saga familiare popolata da personaggi indimenticabili, di straordinaria volontà e dignità, animati al tempo stesso dal desiderio di conquistare il futuro e da un profondo attaccamento alle proprie radici. Un romanzo intenso eppure capace di tenera ironia, che attraverso gli amori, le paure, le speranze e le sofferenze dei suoi protagonisti racconta i drammi personali e collettivi di un intero secolo.
Tra queste righe, osserva Riccardo, è facile riconoscere Ligonchio. Cosa rappresenta per te il tuo paese di origine?
“Sono legatissima alle mie origini, lo ho sempre detto. Ne vado fiera. Sono nata per la precisione a Vaglie di Ligonchio. Conosco tutti i sassi, le stradine, le case, i ruscelli. Vado lì e respiro meglio, mi sento bene. Quando scrivo non voglio parlare, in realtà, del mio paese. Ma fatalmente viene fuori; vado infatti a pescare tra le cose che amo, di cui ho sentito parlare… Così questo romanzo che parte dall’Appennino tosco-emiliano, la storia di questo capostipite che è un pastore, la transumanza… nel nostro Appennino che è bellissimo”.
Un altro giorno verrà, un romanzo, una saga famigliare che attraversa tutto il secolo scorso. “Una bella storia che ho cominciato a scrivere in ospedale con il covid, nelle notti insonni, quando non potevo leggere o scrivere. Questi personaggi mi frullavano in testa. E quando sono uscita ho scritto. Lo ho dedicato al fratello scomparso un anno e mezzo fa. Questo libro è insomma figlio del Covid”.
A pagina 158… c’è un testo pagina col trionfo dell’amore. “È un po’ scabrosetta – ride Iva – Che ha detto l’editore?
“L’editore ha detto oh però: se vuoi Iva puoi anche censurarti. Io ho risposto: no. Allora lasciamolo così, ha replicato lui. Sono cose normali, che succedono: non c’è nulla di trascendentale. Ora la pubblicherò su Instagram”.
Quanta della passione di Iva c’è nel libro?
“Questo libro è farcito di amore e speranza. Se ne parla tanto. C’è una sagola famigliare che spiega un secolo, anche con la morte. Ma l’amore trionfa. Io sono fiduciosa e voglio che ci sia sempre un giorno pieno di gioia. Siamo venuti su questa Terra e dobbiamo goderne appieno, ma dobbiamo anche meritarcela. Credo sia un libro positivo”.
Emergono molto i tratti di figure maschili. Come mai?
“È vero. Si parla soprattutto delle figure maschili. Io amo molto l’uomo, ma credo che la donna sia fondamentale la donna giusta accanto a un uomo. Nel libro, certo, ci sono le donne, che interagiscono, ma ammetto che ho grande ammirazione per l’uomo anche se… le femministe si arrabbieranno, ma ce ne faremo una ragione”
Nel tuo precedente libro, Nata di Luna buona, il bisnonno Lorenzo ti predisse che saresti stata fortunata, che saresti andata a cantare a New York. Cosa che poi è avvenuta.
“Non lo conobbi, perché morì un anno dopo la mia nascita. Quando nacqui nessuno mi voleva, perché tutti volevano il maschio. Ma lui venne a vedermi e fu l’unico ad avere parole buone. Alla mamma disse che ero nata di Luna buona e che sarei stata molto fortunata e che sarei andata anche in America. Allora dire che si andava in America era davvero molto. Non c’era nemmeno la strada”.
Hai vinto tre volte il Festival di Sanremo. E nel 2022 ci sei tornata con Voglio amarti. Cosa ha rappresentato per te tornarci dopo 13 anni dall’ultima partecipazione?
“Una grande gioia. Volevo presentare una canzone che mi rappresentasse, carina, cantando bene. Potevo sperare di piazzarmi meglio. La gente quando mi ha visto ha fatto una grande standing ovation. Ed è quello che un cantante vuole. Essere applaudito e apprezzato dal pubblico. È stato bello per me tornare a Sanremo. È stato il mio ultimo Festival da concorrente, vedremo se tornarci in altre vesti”.
Sei stata anche a teatro e hai fatto qualche film, oltre alla tv.
“Sì. Come attrice però per puro divertimento. Metto impegno in quello che faccio. A volte mi riesce bene, altre no. Per il prossimo autunno mi hanno proposto Voglia di Tenerezza, vedremo. Soprattutto devo divertirmi. Un artista deve sapere fare abbastanza bene un po’ tutto… Mi manca il ballo: mi vedrete a Ballando con le stelle a ottobre. Milly Carlucci sono anni che mi chiama e mi vuole e stavolta ho detto che sarei andata”.
A novembre il tuo show dove hai ripercorso la carriera. Quale immagine lo racchiude?
“Mi vedo spesso e volentieri nei più grandi teatri del mondo dove ho cantato. Da l’Olimpià all’Opera House di Sidney, al Madison Square Garden di New York. Ma anche le feste di piazze. L’emozione più grande al Regio di Parma, tempio della lirica, dove nessuna cantate di musica leggera era mai entrata”.
Un consiglio per un ragazzo che sogna di fare il cantante?
“Se posso, aiuto, se c’è del talento. Spesso ci sono ragazzi privi di talento che vogliono cantare, ma questo è un mestiere duro. Non è tutto facile. Non occorre durare sessant’anni come me, ma ci vuole molto impegno”.