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Greggi “importate” nel Parco nazionale dell’Appennino: “Una grave forzatura”. Scattate le prime denunce

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Il Parco nazionale dell’Appennino sta seguendo con attenzione fortemente critica l’invio di greggi di pecore da carne nell’area del Cusna, attraverso diversi Tir.
Sul punto il consiglio direttivo dell’ente si era già pronunciato criticamente nell’agosto 2021. Risulta, che per quest’anno gli usi civici titolari del diritto di pascolo sui terreni avevano negato il consenso al proseguo dell’affittanza dei terreni. La pretesa di proseguirla contro il consenso dei legittimi proprietari, invocandone il rinnovo automatico in base alle norme sugli affitti dei fondi rustici, risulta palesemente infondata, perché – come noto – queste non si applicano ai beni di uso civico.

“Si tratta dunque a nostro avviso di una grave forzatura nei confronti delle comunità e delle amministrazioni di uso civico – commenta il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano - che potranno e dovranno agire a tutela. Il Parco non deve, non può e non intende sostituirsi ad esse. È tuttavia pronto a sostenerle. Non c’è dubbio che l’importazione o meglio l’esportazione ‘temporanea’ di greggi sui terreni di crinale sia pratica lontana e diversa da quella tradizionale di pascolo e pastorizia”.

Pare piuttosto indirizzata a incamerare più o meno legittimamente contributi europei di gestione suoli. La stessa Regione Emilia – Romagna è su questa pratica è critica e ha avviato un’azione per il recupero dei contributi indebitamente versati nel caso in oggetto.

Il Parco nazionale si è attivato per fare rispettare le norme di tutela ambientale che sono cosa diversa e separata dai rapporti civilistici sui pascoli.

Ieri pomeriggio, lunedì 1agosto, i Carabinieri forestali, guidati dal colonnello Giuseppe Piacentini, hanno effettuato un sopraluogo in zona Lama Lite e hanno riscontrato gravi difformità rispetto alle normative sul pascolo nell’area, tali da comportare sanzioni penali, per le quali si procederà alla dovuta denuncia all’autorità giudiziaria.

Il Parco nazionale si riserva anche di agire in sede civile per i risarcimenti del danno ambientale. I carabinieri hanno, inoltre, intimato l’allontanamento delle greggi dalle vicinanze del Rifugio Battisti.

10 COMMENTS

  1. In riferimento al vostro articolo di oggi mi è doveroso replicare:
    Gli animali sono saliti in alpeggio in base a dei contratti di affittanza agraria legge 203/82 ancora in essere cioè non scaduti, non è intervenuta nessuna sentenza che vieti o che si sia pronunciata diversamente, non è assolutamente vero che nei terreni gravati da uso civico non trovi applicazione la legge sui patti agrari, la legge del 2017 recita l’esatto contrario, non mi risulta ci siano richieste di restituzione di somme indebitamente percepite, se la regione ritiene di avanzare delle pretese non saranno sicuramente dovute al cattivo pascolamento o alle futili diatribe in atto.
    la roulotte è stata posizionata su un’area preventivamente accordata con il parco, da 5/6 anni a questa parte viene posizionata nello stesso posto con le stesse modalità.
    Con tutto il rispetto dei carabinieri forestali se ritengono ci siano irregolarità da sanzionare civilmente e penalmente è un loro diritto procedere ed è altrettanto mio diritto difendermi.

    Giuseppe

    • Firma - Giuseppe
    • Il fatto che lei, caro signor Giuseppe, consideri “futili diatribe in atto” le discussioni che si sono accese in seguito a quello che lei non ritiene un “cattivo pascolamento” esplica perfettamente come le sue prese di posizione siano completamente scollegate dalla realtà dei fatti. Personalmente ritengo che le continue aggressioni dei cani a guardia del gregge su sentieri pubblici, che lo stazionamento del gregge in Zona A a protezione integrale del parco dove è assolutamente proibita qualsiasi attività che non sia scientifica o didattica, che le ripetute fuoriuscite notturne del gregge dal recinto predisposto, con conseguenti sconfinamenti in terreni dove NON dovrebbero stare, siano esattamente la descrizione di “cattivo pascolamento”. E tutto questo senza entrare nel merito della ridicola situazione per cui un gregge di 1800 capi venga portato nel nostro territorio tramite dei TIR unicamente per trarre profitto da fondi europei in sostegno alla transumanza.
      Il passo di Lama Lite ove staziona la roulotte ed il recinto del gregge è un punto di passaggio di centinaia di escursionisti ogni weekend, che da quando siete arrivati è messo costantemente a rischio dalla presenza dei vostri maremmani. La mole di testimonianze a questo riguardo è sconfortante, e la situazione che si è venuta a creare è indegna e penosa. Vergognatevi.

  2. Cavolo ma sa che ha del coraggio da vendere.C’è un recinto in zona parco A(o zona 1) del parco nazionale,per essere precisi sul Lago Bargetana,completamente illegale.Ha gente che insulta e spaventa chi passa,cani maltratti a guardia di un gregge che non dovrebbe trovarsi lì che corrono dietro a chiunque passi,mio figlio compreso (oggi alle 17:45)bestie che di notte scappano davanti ai rifugi calpestando tutto e svegliando tutti perché nessuno le guarda.Ha davvero il coraggio di cercare di difendersi con un commento con tre nozioni burocratiche inutili.Purtroppo dopo 6anni ci siamo tutti svegliati e i nodi verranno al pettine.C’è una sfilza di persone aggredite verbalmente o in altro modo che purtroppo per lei è infinita.Vergognatevi

    Stefano G.

    • Firma - Stefano G.
  3. I beni collettivi di uso civico, oggetto di amministrazione separata di cui alla legge 17 aprile 1957, n. 278, sono assoggettati ad un regime giuridico peculiare, se temporaneamente non utilizzati dalla comunità, possono essere destinati al godimento temporaneo da parte di privati; pertanto, sono esclusi dalle disposizioni vincolistiche dei rapporti agrari.

    Sul punto esiste consolidata giurisprudenza:

    La disciplina speciale in ordine alla durata dei contratti agrari di cui alla legge n. 203 del 1982 non è applicabile ai contratti di affitto e di concessione dei beni collettivi.

    La possibilità di consentire in favore dei privati, con atto di concessione o con contratto di affitto, il godimento individuale di un terreno demaniale di uso civico, temporaneamente non utilizzato dalla comunità, può avere solo carattere precario e temporaneo. Ne consegue che il rapporto resta sottratto alle norme speciali in materia agraria relative alla durata poiché altrimenti resterebbe preclusa alla P.A. la possibilità di condizionarne la continuazione e la rinnovazione alla compatibilità, in concreto, con la destinazione ad uso civico del terreno. (TAR Veneto – Venezia – sez. I n. 837 del 22 giugno 2021)

    … omissis … L’uso civico che grava su di un terreno, pertanto, tollera la presenza di concessioni (o anche di contratti di affitto individuali) purché precari e temporanei; il che, di conseguenza, non può garantire né la stabilità né le procedure previste dalla speciale disciplina sui patti agrari di cui alla L. n. 203 del 1982. (TAR Trento, Sezione Unica, n. 78, del 12 marzo 2014).
    Il Parco Nazionale Appennino tosco emiliano

    Parco Nazionale Appennino

    • Firma - Parco Nazionale Appennino
  4. Egregio Parco Nazionale da quanto affermate mi pare vostro dovere chiedere al sig. Giuseppe di rimettere gli animali sul camion e di sgomberare l’area senza indugiare oltre. Se come dice Giuseppe la posizione della roulotte è stata concordata con il Parco direi che potevate fare una minima riflessione e magari spostarla (tipo sotto il recinto dei cervi dove era anni fà). Poi però dovreste spiegare se un pastore locale o altri potrebbero nuovamente ripresentarsi in zona, in tal caso mi viene da pensare che occorra convivere con queste greggi. E anche qui dovreste dare indicazioni più precise a turisti e pastori. Se un cane mi morde in luogo pubblico posso denunciare il padrone come succederebbe in via Emilia? Io credo di si. Se un cane mi dà dei colpetti alle caviglie posso dire che mi ha aggredito? Io credo di no. Concludo osservando che sempre più persone si avvicinano alla montagna e che la montagna ha caratteristiche diverse dalla via Emilia. Bisogna sapere calcolare i tempi considerando l’imprevisto di un gregge da aggirare, bisogna capire i comportamenti da tenere se si incontrano cervi, cinghiali, vipere, lupi e maremmani, che abbigliamento avere, sapere leggere le mappe e sapere usare il GPS, eccetera eccetera, tutte cose inutili in via Emilia ma fondamentali in montagna.

    mc

    • Firma - mc
  5. MA porca p…! Deve scapparci il morto perchè qualcuno intervenga per allontanare i maremmani? Sono cani PERICOLOSI, come i pittbull e altre razze a rischio!
    Sapere che una passeggiata è a rischio a causa di questi cani non è una buona pubblicità per il turismo sulle nostre montagne,

    Bigi M:

  6. Non avendone le competenze, non voglio entrare nel merito delle leggi che regolano il pascolo.
    E non voglio neanche polemizzare col fatto che il Parco in passato ha incentivato l’uso dei maremmani a tutela del gregge da parte del lupo.
    Ma il dato oramai certo, è il grave pericolo che corrono tutti i giorni gli escursionisti che frequentano l’Appennino, e quando parlo di pericolo non esagero.
    Io stesso come guida Gae, sono stato aggredito durante un accompagnamento ai piedi del Casarola.
    La cosa grave é che i cani erano soli e senza gregge.
    Lo stesso problema si presenta sul Cavalbianco, sopra Caprile e a passo dell’Ospedalaccio.
    Nel sentiero che va a Camporaghena da Sassalbo, abbiamo addirittura dovuto desistere perché i maremmani, lungo una parte del sentiero stretta, non ci hanno permesso di passare.
    Non voglio dilungarmi e voglio chiudere dicendo che urge una politica che miri a tutelare la sicurezza e un turismo sostenibile.
    Io non ho ricette e capisco le difficoltà, ma c’è chi ha il potere e il dovere per intervenire in tal senso, se si ritiene che un turismo sostenibile sia davvero la scommessa che si vuole giocare per questo territorio.

    Vincenzo Castellano

    • Firma - Vincenzo Castellano
  7. Nell’ articolo precedente sui maremmani un corridore che si firma Enrico ha raccontato di essere stato aggredito dagli stessi cani ieri sera; quindi la situazione è ancora in essere mi chiedo se visto la presumibile grande quantità di persone che transitera’ in zona Battisti /Bargetana nel fine settimana e per il Ferragosto ci sono ulteriori soluzioni da intraprendere da parte delle istituzioni.

    Commento firmato

    • Firma - Commento firmato
  8. Se nella fattispecie si sono andate verificando inadempienze, o circostanze supposte tali, chi ne ha titolo può o deve fare la propria parte, a seconda dei rispettivi ruoli, ma il caso si presta comunque a considerazioni più generali, essendovi chi ritiene debba capirsi cosa sia prioritario (problema di non poco conto).

    Io non conosco la normativa che disciplina attualmente i cosiddetti “usi civici”, ma per quel che ne so si tratta di un “istituto” di antica data, volto a garantire ad una comunità l’esercizio delle attività agro-silvo-pastorali in forma di bene collettivo (e del resto di beni collettivi di uso civico parla anche il commento del Parco).

    Stando sempre a quanto mi è dato di saperne, tale “istituto” ha attraversato i secoli, con le relative vicissitudini politiche, fino ad arrivare ai giorni nostri, e qualcuno potrebbe anche ritenere, non senza motivo, che sia stato di per sé stesso fattore di salvaguardia ambientale, vista la sua destinazione agro-silvo-pastorale).

    Per definire le priorità, come qualcuno vorrebbe, a me sembrerebbe doversi giocoforza partire dalle ragioni che portarono alla nascita degli “usi civici”, ragioni che hanno resistito allo scorrere del tempo, e all’avvicendarsi dei “decisori politici”, forse o probabilmente perché ritenute piuttosto importanti, e di fatto prioritarie.

    Se oggi si ritiene che le priorità siano altre, visti i cambiamenti cui è andata incontro la nostra società, si dovrebbe allora, io penso, “prendere il toro per le corna” e ripensare la normativa riguardante gli usi civici, a meno che ciò sia già avvenuto, e in tale eventualità queste mie considerazioni sarebbero ovviamente superate.

    P.B.

    • Firma - P.B.
  9. Buon giorno, in riferimento alle dichiarazioni degli usi civici di Civago dobbiamo precisare che gli usi civici di Civago, piuttosto che quelli di Asta, Cervarolo, Gazzano, Sologno, Cerrè Sologno, hanno sottoscritto un
    contratto di affittanza di terreni adibiti a pascolo ai sensi dell’articolo 48 L. 203/82 (legge sui patti agrari)
    Premessa la necessità di garantire il territorio salvaguardandolo dagli incendi boschivi frequenti a causa
    della crescita dell’erba non falciata che forma strati secchi facilmente infiammabili nei prati e nel sottobosco
    Tutti questi contratti sono stati sottoscritti senza la presenza delle rispettive associazioni di categoria, come dice il signor Gigli, I comitati degli usi civici sono amministrazioni separate, pertanto trova applicazione la legge 203/82 anche in materia di scadenza, la legge recita che i contratti stipulati con la presenza di ricoveri per i pastori e gli animali non possono essere superiori a sei anni, diversamente, cioè senza ricoveri solo terreno a pascolo, la durata degli stessi non può essere inferiore ai quindici anni, non intendo soffermarmi
    su questi aspetti in quanto ho incaricato dei legali per tutelare i nostri diritti.
    Quanto afferma il signor Ganapini Fabrizio oltre ad essere diffamatorio nei miei confronti non corrisponde assolutamente al vero, non escludo un azione legale anche nei suoi confronti, i contratti sono stati fatti e sottoscritti in uno studio tecnico della zona in piena trasparenza e legalità, non si è mai parlato di non rinnovare i contratti ed altre modalità tranne il pagamento dei canoni di affitto che sono stati regolarmente onorati, se vogliamo parlare di persone scorrette lo sono tutti i rappresentanti dei sei usi civici sopra menzionati in quanto hanno percepito indebitamente una annualità anticipata di canone di locazione e non ancora restituita. E’ altrettanto falso che ci è stato notificato la volontà di non rinnovare i contratti, il signor Montelli degli usi civici di Asta telefonicamente e in presenza di testimoni ci ha ribadito la volontà di rinnovare i contratti e di farsi portavoce con gli altri allo scopo di un rinnovo bonario. La società che ha stipulato i contratti con i sei usi civici ha aderito ai piani di sviluppo rurale regionali, con impegno pluriennale con scadenza 31/12/2021 i contratti su menzionati senza proroga terminavano il 10/11/2021, il regolamento regionale prevede il possesso fino al 31/12/2021, per questo la regione ha indetto un provvedimento di restituzione che
    andremmo ad addebitare agli usi civici oltre a tutti gli altri danni non per ultimo denunce penali per diffamazione. Gli animali vengono trasportati a mezzo autotreni specifici nel rispetto delle vigenti normative a seguito di prelievi sierologici capo per capo come previsto dalle normative del sevizio veterinario dell’Emilia Romagna anche su greggi con qualifica di ufficialmente indenni acquisita da anni. I cani maremmani sono un grande problema per i turisti ed anche per chi li deve mantenere tutto l’anno,
    purtroppo negli appennini come da altre parti ci sono i lupi, il maremmano è l’unico deterrente a questi, tutti gli allevatori ne farebbero sicuramente a meno, è vero che a volte sono cani ingestibili e vista la loro mole chi se li trova davanti si può spaventare, non vorrei che spinti da altri interessi e persone si sia creata la “fobia” dei cani morsicatori, leggendo i commenti e i vari articoli molto confusi parlano di grossi cani neri poi giustamente qualcuno fa presente che i maremmani sono bianchi allora si, c’ erano anche due cani
    bianchi. Sulla gestione delle pecore ritengo che la mia esperienza ultra trentennale non debba essere messa in discussione da nessuno, le pecore Bergamasche non mangiano ne i mirtilli ne le loro foglie, le pecore da
    latte mangiano molte foglie per fare il latte, gradirei conoscere il modello di pastorizia locale ed il modus operandi e di conseguenza adeguarmi, la famiglia del sottoscritto ha circa cinquemila ovicaprini di proprietà
    ed altrettanti in soccida con vari allevatori di tutta Italia, dove tutte queste polemiche non sorgono, in zone di interesse turistico e paesaggistico.
    Con tutto il rispetto del signor Rabacchi Dante commissario degli usi civici di Febbio il quale ha espresso la volontà di non proseguire anzi considerare scaduta l’affittanza dei contratti, voglio ricordare che i contratti malgrado “ la sua volontà” non sono scaduti ed inoltre non è intervenuta nessuna sentenza che provi il contrario. Lo statuto degli usi civici dichiara che i terreni dello stesso sono a scopo agro silvo pastorale, l’articolo 15° recita è ammessa la concessione amministrativa dei pascoli esuberanti alla necessità dell’uso civico in base all’articolo 45 della L. 203/82, la stessa legge citata più volte dal sottoscritto.
    Ogni estate ha il suo “Tormentone” mio malgrado questa mi ha visto protagonista indiscusso, il mio lavoro è fare l’imprenditore agricolo non quello di rispondere a tutte queste provocazioni, mi sorge un grosso dubbio, vista la situazione fallimentare della seggiovia di Febbio e di tutto l’interesse turistico rimasto disgustato e vista la poca attenzione che il vostro quotidiano ha riservato a questo evento, mi viene da pensare che si voglia distrarre l’attenzione di tutti indirizzandoli verso il “Pastore”.
    Con la tanto blasonata amministrazione dell’uso civico Marchiò Rino gli impianti hanno sempre funzionato, non solo, la seggiovia è risorta dalle ceneri di un fallimento pubblico/privato.
    Allego accordo in deroga ex articolo 45 legge 203/82 come da statuto usi civici di Febbio

    Giuseppe Tognoni

    Accordo in deroga ex art. 45 Legge 203/1982 nullo o viziato
    26 GIU 2020 CIRCOLARE N. 357/2020
    ________________________________________
    L’art. 45 della Legge 203/1982 permette alle parti di derogare le norme dettate in materia di contratti agrari, purché i relativi accordi siano stipulati con l’assistenza delle rispettive organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale.
    Circa la corretta interpretazione da dare al termine “assistenza”, è intervenuta la giurisprudenza di legittimità, secondo cui è necessario che le organizzazioni sindacali rappresentative di ciascun contraente partecipino attivamente all’accordo, attraverso lo svolgimento di un’attività di consulenza e di indirizzo.
    Ne consegue che non possa considerarsi sufficiente la mera presenza fisica del rappresentante dell’organizzazione di categoria di appartenenza, qualora lo stesso si limiti a sottoscrivere l’accordo senza aver preso parte alla fase di trattativa, volta all’individuazione del contenuto della convenzione.
    Se risulta provata la mancata assistenza effettiva e partecipativa delle organizzazioni professionali di categoria, l’accordo in deroga viene infatti automaticamente convertito in un normale contratto agrario, soggetto alla disciplina dettata dalla Legge 203/1982.
    Ciò in quanto le norme in materia di contratti agrari hanno carattere imperativo e sono inderogabili, potendo assurgere a mere norme dispositive solo qualora venga correttamente applicato l’art. 45 della Legge 203/1982.
    Le conseguenze non sono di poco conto.
    Si pensi al caso di un contratto di affitto di fondo rustico stipulato in deroga, in quanto le parti hanno pattuito di comune accordo che il rapporto contrattuale avesse una durata inferiore rispetto a quella prescritta per legge (quindici anni).
    Se in fase di stipula le parti non sono state assistite dalle rispettive organizzazioni professionali di categoria che, anziché informare i contraenti sul significato delle pattuizioni e sui relativi effetti, si sono limitate a sottoscrivere l’accordo già raggiunto, quest’ultimo è privo di efficacia e la durata del contratto di affitto di fondo rustico viene in automatico riconvertita in quella legale. Il concedente, che, in ipotesi, avesse voluto concedere in affitto un terreno di sua proprietà solo per cinque anni, essendo successivamente intenzionato a venderlo, dovrà pertanto attendere il decorso del termine legale di quindici anni.
    Le norme imperative di cui alla Legge 203/1982 sostituiscono le pattuizioni in deroga non soltanto in presenza di accordo viziato, ma altresì nel caso più estremo di accordo addirittura inesistente.
    Quest’ultima ipotesi si verifica qualora le organizzazioni professionali di categoria non solo non abbiano partecipato attivamente alle trattative volte alla definizione di un accordo, ma non abbiano nemmeno apposto la loro firma allo stesso.
    Detto in altri e più chiari termini, si tratta della sussistenza di un accordo che prevede pattuizioni in deroga alle norme imperative di cui alla Legge 203/1982, senza che figuri la presenza né la sottoscrizione delle organizzazioni professionali di categoria di appartenenza dei contraenti.
    In conclusione, le parti che intendono derogare alle norme imperative dettate in materia di contratti agrari, non possono prescindere dall’onere di farsi assistere in modo effettivo dalle rispettive organizzazioni sindacali di categoria, le quali sono tenute altresì a sottoscrivere l’accordo, altrimenti configurandosi la nullità delle pattuizioni, in quanto in contrasto con le norme imperative, e la consequenziale loro sostituzione di diritto con le disposizioni legali.

    ©

    Giuseppe

    • Firma - Giuseppe