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Influenza dei polli, costituito gruppo di lavoro provinciale

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Un gruppo di lavoro permanente sull'influenza aviaria è stato istituito ieri mattina in Provincia. La decisione è stata presa nel corso della riunione convocata dalla presidente, Sonia Masini, in qualità di presidente anche della Conferenza sociale sanitaria territoriale (Csst). Oltre alla Masini, del gruppo di lavoro fanno parte gli assessori provinciali alla Salute e alla Caccia (Marcello Stecco ed Alfredo Gennari), i direttori sanitari di Ausl e Azienda Santa Maria Nuova (Daniela Riccò ed Iva Manghi), Giorgio Micagni del Servizio Veterinario Ausl e Pietro Ragni della Direzione sanitaria Ausl.

Compito del gruppo di lavoro permanente, che sarà coordinato dalla Provincia, sarà quello di tenere monitorata costantemente la situazione nel nostro territorio, dove, per ora, è stato ribadito, non si registra alcun caso né alcun rischio particolare. "Si tratta di una iniziativa di carattere esclusivamente preventivo, in quanto il virus influenzale H5N1 non è presente né in Italia né in Europa, né è al momento possibile prevedere se, quando e come arriverà in Italia", hanno sottolineato i vertici di Provincia e sanità reggiana. Il gruppo di lavoro non si trova dunque a dover fronteggiare alcuna emergenza: "Si tratta semplicemente di una iniziativa volta a cercare di prevenire a livello locale ogni possibile rischio di eventuale contagio per poter, nel caso, intervenire con tempestività ed efficacia, predisponendo anche insieme alla Regione e al Ministero le iniziative e i provvedimenti necessari a ridurre al minimo i rischi per la popolazione".

Nei prossimi giorni, la Provincia convocherà una apposita riunione della Conferenza dei sindaci per coinvolgere anche i Comuni in questa importante opera di prevenzione. Lo stesso gruppo di lavoro sull'influenza aviaria provvederà poi a tenere costantemente informati i cittadini, attraverso gli organi di informazione, sulla reale situazione del virus H5N1, anche per evitare gli allarmismi a cui si è assistito recentemente.
Non a caso, il gruppo di lavoro nel corso di questa prima riunione non ha ritenuto necessario adottare alcun provvedimento, né nei confronti dei cacciatori (proprio domenica si apre la stagione venatoria, ma anche le rotte migratorie che transitano sulla nostra provincia sono attentamente monitorate e non rappresentano un pericolo immediato), né nei confronti delle aziende avicole presenti in provincia, peraltro in misura alquanto ridotta (appena 50 impianti di dimensioni significative con circa 600.000 capi allevati in rappresentanza solo dell'1% e 6% della realtà regionale).

Appello alla vaccinazione 'tradizionale'. L'unica iniziativa adottata è quella di rivolgere un particolare appello alla popolazione in vista dell'ormai imminente campagna di vaccinazione anti-influenzale "tradizionale". "E' una vaccinazione che da tempo consigliamo a prescindere dai possibili rischi di influenza aviaria - è stato sottolineato - ma che ora risulta ancora più utile proprio come ulteriore opera di prevenzione, in quanto consentirebbe di evitare di confondere in sintomi delle due influenze nel malaugurato caso di un arrivo in Italia del virus H5N1, nonché di evitare possibili combinazioni virali".

Anche quest'anno la vaccinazione anti-influenzale tradizionale è dunque fortemente e prioritariamente raccomandata almeno per le seguenti categorie di persone:
1. tutte le persone anziane (oltre i 65 anni), sia se in buona salute sia (e a maggior ragione) se affetti da patologie croniche, oppure se ospiti di strutture residenziali;
2. disabili ospiti di strutture residenziali;
3. tutte le persone di età superiore a 6 mesi affette da malattie croniche cardiache, respiratorie, metaboliche o renali, o immunodeficienze;
4. altri gruppi, definiti a livello nazionale o regionale. In Italia, fra questi rientrano ad esempio gli operatori sanitari, le persone addette all'assistenza di persone ad alto rischio di complicanze, i veterinari e gli addetti agli allevamenti, i conviventi con persone ad alto rischio di complicanze, gli addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo, i guardiaccia.

Per tutte queste categorie, la vaccinazione è peraltro gratuita. In particolare la vaccinazione degli operatori addetti all'allevamento aviario contro l'influenza umana tradizionale non protegge la singola persona dall'influenza aviaria, ma è comunque di grande importanza. Infatti, questa vaccinazione riduce la probabilità di compresenza dello stesso organismo dei due virus aviario e umano, riducendo così anche la probabilità di un loro rimescolamento genetico. Ciò ha come ulteriore conseguenza la ridotta probabilità di comparsa di un nuovo virus influenzale, e quindi anche di una eventuale pandemia.

Unica novità è che quest'anno il ricorso alla vaccinazione (che ha comunque un costo modico, intorno ai 10 euro), viene inoltre consigliata anche alle categorie di persone che possono venire in contatto con polli o altri animali possibili portatori del virus H5N1 e dunque i cacciatori, chi alleva polli per uso familiare o i colombofili.
Consigli utili per la prevenzione del virus H5N1.

Ribaditi, poi, i principi di profilassi su cui si basano le azioni locali di prevenzione dell'influenza aviaria, ovvero:
1. evitare il contatto tra pollame allevato e i selvatici, in particolare con uccelli acquatici;
2. evitare introduzione di animali nell'allevamento di volatili di cui non si conosce lo stato sanitario;
3. applicazione di accurate operazioni di lavaggio e disinfezione degli ambienti e attrezzature di allevamento;
4. applicazione del tutto pieno-tutto vuoto come strategia di allevamento;
5. vaccinazione degli operatori del settore contro la influenza umana.

Indispensabile anche la dotazione ed l'utilizzo costante da parte degli addetti del settore (allevatori, veterinari, macellatori, etc.) dei dispositivi specifici di protezione previsti per le loro attività.
Si ricorda comunque che al momento il virus H5N1 ha finora dimostrato di avere capacità di passare da specie aviarie all'uomo soltanto occasionalmente. In un anno e mezzo sono state colpite complessivamente nel mondo (quasi esclusivamente nel Sud-est asiatico) 112 persone, una sessantina delle quali sono morte. In quasi tutti i casi si trattava di persone che vivevano a strettissimo contatto con gli animali, per di più in un contesto ad altissima densità di popolazione aviaria, cioè in un ambiente tipico di molte aree rurali del continente asiatico. In tale situazione di forte promiscuità, le attività a maggiore rischio sono risultate la macellazione, lo spennamento e la preparazione del cibo, mentre non sono stati segnalati casi fra allevatori di polli o addetti all'abbattimento, né fra chi ha consumato carne cotta o uova cotte. In un caso soltanto è stata ipotizzata la trasmissione da persona a persona. Questo quadro testimonia che la trasmissione dal pollo all'uomo è rara, e che per avvenire necessita di condizioni molto particolari di promiscuità fra uomini e animali, da noi praticamente assenti.