Siamo ad Atticola di Vetto, una borgata che prima del lockdown contava gli ultimi residenti, meno quattro, di cui solo due discendenti di una borgata che, ai tempi del boom demografico dei primi del Novecento era assai affollata. Poi la magia. Una giovane coppia decide di vivere qui e, proprio qui, la primavera scorsa è tornata la vita. In un solo anno sono raddoppiati gli abitati, proprio qui dove l'ultima nascita avvenne esattamente 50 anni fa.
"E lascio tutto e vado a vivere in montagna" potrebbe anche sembrare il titolo di un film d'avventura, ed è invece la storia vera della giovane Giulia Zeitheim, 31 anni, – origini tedesche e laziali, nata e cresciuta a Sabaudia per i primi anni della sua vita - e della sua famiglia, col marito Francesco Papagno, nato ad Avezzano (Aquila), lavoratore pendolare attualmente in una azienda di Cadelbosco. La donna in precedenza abitava in città, a Reggio, con il marito, e i due figli, Liam e Thomas, che al tempo avevano 9 e 8 anni.
Il lockdown ha dato una motivazione in più alla famiglia per lasciare l'appartamento della città: "I bambini sono diventati grandi e gli spazi erano diventati troppo stretti - ha raccontato Giulia -. Per un anno ci siamo appoggiati in casa di mia mamma a Vetto, lei viveva qui già da due anni, poi ci siamo finalmente trasferiti ad Atticola, nello stesso comune, dove abbiamo trovato casa, acquistata grazie al bando Montagna della Regione Emilia-Romagna".
Atticola, poche case alle confluenze dei torrenti omonimo e Lonza, è il famoso paese “fantasma” che, secondo il progetto dell’invaso Marcello/Grisanti – solo di ieri la notizia che non si farà ndr - , avrebbe dovuto finire sommerso dalla diga che si iniziò a costruire negli anni Novanta, sull’Enza, poche centinaia di metri più sotto. Poi avvenne tangentopoli, gli stop ai lavori. Ma ciò nonostante Atticola rischiò di divenire fantasma per via dello spopolamento. Qui non c’erano più famiglie giovani e, l’ultimo nata venne alla luce 50 anni fa.
In questa borgata i figli della giovane coppia si sono trovati bene fin da subito e, pur frequentando le scuole di Castelnovo, vivono costantemente all’aperto: "Spesso mi dicono 'mamma questa è vita libera – spiega Giulia -, Giocano in giardino o nel fiume, a contatto con la natura ogni giorno. Adorano andare alla ricerca di rane e rospi. La qualità della nostra vita è decisamente cambiata".
La famiglia ha acquistato un immobile, in disuso da anni, grazie a un contributo ottenuto col bando Montagna della Regione Emilia-Romagna che particolare successo ha avuto nel controbattere lo spopolamento demografico. 700 le coppie finanziate in due anni.
Ad arricchire la vita della giovane madre e della sua famiglia è arrivato a gennaio dell'anno scorso anche Eliot che è stato primo residente neonato ad Atticola, dopo cinque decadi dall’ultima nascita: "Devo dire la verità, affrontare una gravidanza in un posto lontano da tutto è stato un po' complesso - ha confessato -. Speravo si sistemassero le cose all'ospedale Sant'Anna di Castelnovo ne' Monti, ma così non è stato. Eliot è nato a Reggio Emilia ed ogni controllo l'ho effettuato in città. Un vero peccato". Nonostante non sia fisicamente nato nella frazione, il piccolo è considerato il primo bambino a nascere ad Atticola dopo 50 anni, una speranza per l'Appennino.
"Consiglio a tutti di andare a vivere in montagna - ha concluso Giulia - Non c'è paragone, a mio parere, con la città. L'aria fresca e la natura sono ottimi per crescere dei bambini e non solo. È vero che per ogni bisogno è necessario muoversi e non è tutto a portata di mano, ma la qualità della vita è tutta un'altra cosa".
Intanto mamma Giulia, ottima fotografa, arricchisce il suo profilo con scatti inediti della vita a ridosso del torrente. Proprio lì dove ai tempi delle piene, la Lonza e l’Atticola facevano paura e, oggi, è tornata la vita.
(Gabriele Arlotti e Nicole Nasi)
Soddisfazione della Regione: l’assessora Lori “Il bando per la montagna ha funzionato”
Barbara Lori è l’assessora regionale alla Montagna e, in questi anni, si è spesa per promuovere il Bando Montagna per le giovani coppie che vogliono comprare o ristrutturare casa in Appennino purché si trasferiscano qui a vivere. Assessora, come valuta il fatto che dopo 50 anni in un borgo che sembrava destinato a estinguersi si torni a nascere e vivere?
“In modo molto positivo perché in questa fase abbiamo colto un nuovo slancio delle politiche regionali, dapprima durante il covid e, quindi, nel post pandemia. Eravamo consapevoli del fatto che molte giovani coppie erano pronte per tornare a vivere in Appennino. Questa domanda è un elemento che ci impegna, come Regione, a portare avanti azioni per la montagna, come l’arricchimento della rete servizi, di infrastrutture, di digitalizzazione,… L’obiettivo è proprio quello che queste situazioni, che oggi voi raccontate, dimostrino che è possibile vivere in Appennino, anche per i giovani”.
Quali i numeri del primo Bando Montagna?
“Ha avuto migliaia di domande. È stato finanziato con 10 milioni nel 2020 e rifinanziato con altri 10 milioni nel 2021 proprio per dare seguito alla graduatoria: 700 le giovani coppie finanziate in tutto. Contiamo di riproporlo entro il 2022”.
Cosa si sente di dire a chi ha scelto di vivere in montagna come la famiglia Zeitheim Papagno?
“A questi giovani dico che hanno saputo accettare una sfida, venendo dalla città. Queste famiglie esprimono in larga parte una scelta di campo consapevole, che segna, auspichiamo, un’inversione di tendenza. Noi certo continueremo a lavorare per sostenere le aree montane, ma la rivitalizzazione passa attraverso tante piccole scelte di vita, come queste, capaci di fare la differenza per le borgate”.
E invece cosa vorrebbe dire a chi domani potrebbe compiere questa scelta?
“È una domanda difficile. So che una scelta di vita così nasce da dentro. Risponde alla domanda di ricercare condizioni di vivibilità diverse, come lo stare nel verde. Certo, questo comporta a volte complessità o rinunce di cui tenere conto, ma solo per non doversene pentire in futuro. Vivere in montagna è una scelta oculata, ma che può rivelare grandi soddisfazioni e, oggi, grazie alla tecnologia, è più facile trovare servizi e fare scelte di prossimità, anche per il lavoro. Chi sceglie la montagna sceglie sicuramente la qualità dei luoghi e di vivere in contesti anche sociali dove l’idea della comunità è più praticabile rispetto alle città”.
(G.A.)