Condannato anche l’ultimo medico, ma è ancora libero
La tragica vicenda di Paulinho Veronesi Pavesi, il bambino di 10 anni morto nell’aprile del 2000, in un ospedale di Poços de Caldas, nel sud del Minas, Brasile, non vede ancora la fine. Infatti, nonostante il medico accusato della sua morte e del prelievo illegale di organi sia stato condannato a 21 anni e 8 mesi di reclusione - come ha riportato il Resto del Carlino di Reggio Emilia -, Álvaro Ianhez, 76 anni, è ancora libero.
Il padre del bambino, Paulo Airton Pavesi, residente da diversi mesi a Castelnovo Monti, ha già scritto un libro e ora sta realizzando un documentario sulla tragica sorte del figlio. “La giustizia brasiliana non ha arrestato l’assassino - precisa -. Hanno preso una decisione che gli ha permesso di rimanere in libertà. Non sarà arrestato. Sfortunatamente, è così che funziona in Brasile”.
Il 19 aprile scorso è arrivata la condanna del medico che all’epoca dei fatti era il direttore dell’ospedale Santa Casa de Misericordia, ospedale dove venivano eseguiti i trapianti di organi e dove era stato trasferito il bambino. L’imputato e i testimoni sono stati ascoltati virtualmente. Pavesi ha assistito all'udienza online da Reggio. “La seduta presso il Tribunale della Giuria, a Belo Horizonte, è iniziata lunedì 18 aprile - spiega - e la sentenza è arrivata il giorno successivo. Mercoledì 20 è stato emesso un mandato d’arresto che però non è stato eseguito. Il medico è stato ricercato a casa e all’ospedale Santa Elisa dove lavora, ma ad entrambi gli indirizzi non è stato trovato. La Corte di Giustizia di San Paolo (TJSP) ha giustificato il fatto dicendo di non aver avuto nessun ordine d'arresto”.
L’avocato di Álvaro Ianhez, Luiz Chimicatti, ha impugnato subito la decisione della giuria chiedendo di poter attendere l’appello (il ricorso, ndr) in libertà, non essendoci ancora “un giudizio definitivo”. La Corte di giustizia di Minas Gerais (TJMG) ha però respinto l’ingiunzione per “gravità del reato”. Intanto l’ospedale Santa Elisa ha sospeso il medico dall’attività comunicando che già da tempo “non lavora nel reparto di chirurgia”.
Secondo la denuncia del Pubblico Ministero “Ianhez è stato uno dei medici che ha causato la morte del bambino di 10 anni, che era in cura presso l’ospedale Santa Casa de Misericordia di Poços de Caldas dopo aver subito un trauma cranico”. L’obiettivo di questi medici, secondo il deputato, era quello “di utilizzare gli organi di Pavesi in altri pazienti”. “Questo risultato è una goccia di respiro in un mare di tanto dolore, di tanta impunità”, ha affermato il pm Giovani Avelar Vieira.
La difesa ha presentato ricorso contro questa decisione e una richiesta di ‘habeas corpus’ (norma giudiziaria per la quale l'arrestato deve immediatamente comparire davanti al giudice perché questi decida sulla validità dell’arresto, ndr) affinché il medico risponda in libertà. Solamente lo scorso 29 aprile la Corte Superiore di Giustizia (STJ) ha concesso all'indagato un'ingiunzione preliminare in ‘habeas corpus’. La decisione è stata emessa dal ministro Rogério Schietti Cruz: Ianhez resterà un uomo libero.
“Sono stato perseguitato dal governo brasiliano per 22 anni - commenta Pavesi rammaricato -, da quando ho denunciato questa banda. Al momento c'è un procedimento penale contro di me, avviato dallo stesso Tribunale che non ha consentito l'arresto del medico. La Corte ha nominato 24 giudici per citarmi in giudizio per diffamazione, anche se ho dimostrato tutto ciò che ho riferito. C'è una vera e propria macabra persecuzione per la mia rivelazione dell'esistenza di questa mafia. E non finirà mai. I medici potranno appellarsi liberamente, pur avendo commesso gravi reati contro un bambino. Per ora possono tornare al lavoro normalmente senza restrizioni”.
I momenti salienti del processo
Il processo di Álvaro avrebbe dovuto svolgersi nell'ottobre dello scorso anno, ma è stato rinviato dopo che il medico ha licenziato gli otto avvocati che hanno lavorato alla sua difesa. Il suo caso è stato separato dagli altri accusati. Nel gennaio 2021 altri due medici, José Luiz Gomes da Silva e José Luiz Bonfitto, sono stati condannati a 25 anni di carcere. Il medico Marcos Alexandre Pacheco da Fonseca, invece, è stato assolto dalla Giuria. Il caso Pavesi ha avuto ripercussioni nazionali nel 2002 quando i sanitari sono stati denunciati dalla Procura della Repubblica per l'omicidio in quanto avrebbero adottato procedure scorrette nella morte e nell'espianto d'organo del ragazzo.
Il bambino dopo essere caduto da un'altezza di 10 metri nell'edificio in cui viveva e stato portato ancora cosciente in ospedale; ciò sarebbe stato palese se solo non fosse stato contraffatto l'esito dell'esame che ne ha erroneamente accertato la morte cerebrale. Paulinho sarebbe stato perciò ancora vivo al momento dell'espianto. I medici hanno negato ogni irregolarità, sia negli esami che nella procedura chirurgica.
Il caso è stato smembrato e trasferito da Poços de Caldas a Belo Horizonte nell'agosto 2014 su richiesta del Pubblico Ministero per evitare l'influenza economica e sociale dei medici sui giurati.
Altri tre sanitari accusati di aver partecipato al caso, Sérgio Poli Gaspar, Celso Roberto Frasson Scafi e Cláudio Rogério Carneiro Fernandes, sono stati condannati in prima istanza nel 2014 per aver partecipato. La sentenza, che è stata poi ribaltata dalla Core di Giustizia nel 2016, è stata ripristinata successivamente nel 2021.
https://www.redacon.it/2022/02/07/la-tragica-sorte-di-paulinho-in-un-documentario/