Il "Vitello d’oro” è il riconoscimento postumo con il quale la Croce Rossa di Toano vuole premiare cittadini che in vita hanno acquisito particolari meriti, persone quindi degne di riconoscenza e di essere portate a modello.
Il fine non è tanto, o solo, quello di celebrare le loro virtù, ma anche e soprattutto di mantenerne viva la memoria per non dissipare il patrimonio del loro prezioso esempio.
Domenica 1 maggio 2022, al Cavolaforum, a Cavola di Toano è stato consegnato dal presidente della Croce Rossa di Toano, Mario Ferrari e dal sindaco Vincenzo Volpi, ai familiari di Mosè Castagni, Don Raimondo Zanelli, Paride Ferrari, Alberto Loris Ceccati e Giuseppe Lugari, accompagnati dalle note del coro Voci lassù dopo la messa celebrata da don Giancarlo Bertolini e don Alpino Gigli.
In questo link potrete vedere il video della diretta fatta quella sera.
Conosciamo oggi don Raimondo Zanelli, nei prossimi giorni presenteremo anche gli altri insigniti. Testi tratti dal libretto edito dal Comune di Toano e Croce Rossa sezione Toano, stampato da La Nuova Tipolito.
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Un dono della Provvidenza
Il 7 febbraio 2020 è tornato alla Casa del Padre il 90enne don Raimondo Zanelli, parroco emerito delle parrocchie toanesi di Cavola, Cerrè Marabino e Corneto.
Era nato il 6 aprile 1929, giorno di Pasqua, a Palareto di Felina, dai genitori Maria Ganapini ed Enrico Zanelli, in una numerosa famiglia. Quel giorno cadde un’abbondante nevicata, e furono necessari due giorni affinché gli uomini del piccolo borgo, armati di grosse pale di legno, potessero sgomberare la strada dalla neve.
Ancora seminarista fu testimone dell’assassinio del giovane cappellano don Giuseppe Iemmi, il 19 aprile 1945. Davanti alla salma insanguinata, il giovane Raimondo chiese alla Madonna la grazia di riuscire un giorno a prendere il suo posto, con lo stesso ardore apostolico che la vittima aveva dimostrato di possedere.
Raimondo ricevette l’ordinazione sacerdotale per mano dell’arcivescovo di Felina Sergio Pignedoli il 24 luglio 1954. Durante la sua prima Messa solenne, celebrata una settimana dopo nella chiesa parrocchiale di Felina, con il cuore gonfio di gioia disse: “Devo gratitudine perenne a don Anastasio, al martire don Giuseppe Iemmi, a don Artemio Zanni, all’arcivescovo Sergio, alla mia mamma, agli indimenticabili zii Ganapini e Zanelli”. Il vescovo della diocesi Beniamino Socche, conoscendo il carattere schietto e generoso del giovane prete, che non si spaventava di fronte a nessuna difficoltà, ma anzi, sapeva sempre diffondere coraggio perché sostenuto da una granitica fede, decise di inviarlo a Succiso, in una canonica che sembrava più ad una spelonca, in mezzo a gente diffidente e dai modi bruschi, provata dalla miseria in cui si trovava la popolazione di montagna di quel tempo.
“Non andrai solo, verrò con te e resterò al tuo servizio fino a quando le forze me lo permetteranno”, gli disse mamma Maria.
L’ultima domenica di luglio 1962, a Succiso, quando nella Messa delle ore 11 benedisse i suoi parrocchiani per l’ultima volta, molti di loro non riuscirono a trattenere le lacrime, tanta era la stima, la premura, la generosità e l’affetto che aveva saputo infondere a quella gente dai modi ruvidi, ma genuina e saggia.
Il 5 agosto 1962, festa della Madonna della Neve, don Raimondo fece il suo ingresso solenne a Cavola. Diverrà successivamente parroco anche di Cerrè Marabino e Corneto. Mamma Maria, che lo aveva seguito fedelmente in canonica a Cavola, non si stancava mai di dire: “Hai scelto di fare il prete e lo devi fare sul serio. Non aiutare mai col denaro i tuoi parenti. Se denaro tu avrai, dallo alla tua gente”.
Fedelmente don Raimondo ha rispettato questi insegnamenti, dispensando una grande umanità e generosità, una fede autentica ed una capacità di dialogo con tutti. Sapeva predicare in modo affabile e accattivante, dimostrando una grande profondità culturale che però riusciva a rendere gradevole e comprensibile perché alleggerita sempre da una equilibrata ironia.
La cerimonia funebre è stata tenuta all’interno del Cavola Forum poiché la chiesa parrocchiale non avrebbe potuto accogliere la moltitudine dei fedeli, della folta schiera di confratelli e del Vicario generale monsignor Alberto Nicelli. Il saluto di commiato è stato affidato alla riconosciuta abilità oratoria di monsignor Guiscardo Mercati di Carpineti, che ha saputo tracciare il suo luminoso ministero sacerdotale, con parole toccanti e ricche di significato che hanno suscitato in tutti i presenti grande apprezzamento e commozione.
(Ivo Rondanini)