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Dialogo tra un laico e un sacerdote

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Evidenziamo un garbato botta e risposta che ospita in questi giorni il nostro sito nella rubrica “Chiari di luna”. Come molti di voi sanno, Don Vittorio Chiari ci manda regolarmente articoli su argomenti vari trattati sempre con la grande competenza e carica di umanità che tutti gli riconoscono. Sempre più lettori si sentono attratti dal suo ragionare e intervengono con proprie opinioni in merito. L’ultimo pezzo pubblicato, che si trova tuttora nella pagina principale ("L’oppio dei popoli non è più la religione"), ha fatto registrare, tra gli altri, un intervento di un cittadino castelnovese, Armido Malvolti, che molti conoscono per la sua attività, come scrittore e, in genere, per la sua “dimensione” pubblica in quanto sempre molto presente nel dibattito sui temi locali e non. In questo caso si tratta dei secondi. Ritenendo che il tema possa interessare, diamo rilievo alle cose che si sono detti.

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Armido Malvolti

Gentile Don Vittorio, pur non conoscendola la leggo con assiduità e spesso condivido ciò che scrive. Anche questa volta potrei sottoscrivere tutto (indipendentemente dal credere o non credere), però c'è un "MA" grande come la Pietra. Come la mettiamo con i silenzi (sarebbe forse più realistico parlare di appoggi) dei vertici della Chiesa su Silvio Berlusconi, il detentore assoluto del "potere della comunicazione" in Italia e perciò massimo propinatore di moderno "oppio dei popoli"? Nemmeno il caso Boffo è stato sufficiente per far cambiare atteggiamento alla Chiesa, mentre i distinguo e le denunce di Famiglia Cristiana, pure encomiabili, sono nulla più che una goccia nel deserto. Credo che, più delle prediche, per riconquistare credibilità e autorevolezza la Chiesa dovrebbe rispondere a una domanda molto semplice: "Chi rappresento?". Se sta con Berlusconi difficilmente potrà ottenere l'adesione dei milioni di italiani che di Berlusconi vogliono liberarsi al più presto. E' una questione sia di coerenza che di convenienza. Un problema molto terreno...
Un caro saluto.

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Don Vittorio Chiari

Rispondo volentieri ad Armido Malvolti, anche perché so che lavora con i giovani, scrive con loro, per cui vorrei chiarire, non toccherebbe a me, quanto si dice dei silenzi dei vertici della Chiesa su chi ha il “potere della comunicazione” oggi in Italia. Prima di tutto, devo dire che sono di parte e sto male ogni volta che si giudica la Chiesa. Sono un cristiano di quelli che vorrebbero scritto sulla tomba, dopo morte, quello che mi hanno testimoniato i miei maestri: da Don Bosco a Mazzolari a La Pira ai miei salesiani di Arese e dell’Operazione Mato Grosso: “Ha amato la Chiesa”. E la Chiesa è qualcosa di più dei “vertici”, di cui lei parla: la Chiesa è il popolo di Dio, fatto di tante persone umili, di poveri e di ricchi, gente di ogni razza, uomini di pensiero e della carità, che hanno scelto di stare nella Chiesa, che non è “una casta” o “una casa di soli giusti”, ma è la grande famiglia di Dio, dove tutti possono trovarsi a proprio agio, anche “i peccatori”. Per loro è venuto Gesù Cristo.
Sono pure convinto che le nostre fragilità e le nostre incoerenze, la nostra incapacità di vivere il Vangelo e valutare persone, fatti e avvenimenti, può allontanare dalla Chiesa gli spiriti migliori. Lo diceva già ai suoi tempi Simone Weil: “Tra chi è entrato in Chiesa e chi ne è restato fuori, il più delle volte è quest’ultimo più vicino a Dio”.
Ma sono anche convinto che la Chiesa ha parlato e continua a parlare. Oggi appartengo alla Chiesa di Milano e so che in primo piano a favore dei poveri, di chi vive in difficoltà, contro le ingiustizie dell’egoismo imperante, ha parlato più volte il nostro Cardinale, il primo in Italia ad istituire il fondo di solidarietà per chi aveva perso il posto di lavoro. Basta poi sfogliare i documenti della Chiesa, l’ultima Enciclica dove Benedetto XVI ha proposto un modo nuovo di vivere l’economia. Non ha fatto una lista di proscrizione dei governi o dei politici ma ha dato linee di comportamento ben chiare, che indica loro (e anche a noi!) un cammino di giustizia, di solidarietà. La Chiesa insegna, partendo dal Vangelo, che Mammona (il denaro) è un padrone furbo, scaltro e che l’unico modo per vincerlo è la carità, la gratuità, la solidarietà. Mammona rende insensibili perché con il suo metro non si raggiungono le pene e le sofferenze degli uomini! La Chiesa insegna che un mondo nuovo incomincia con il servire l’uomo, rinunciando ad ingannarlo, a sfruttarlo, a dominarlo. Per uscire dalla palude, di cui si parla oggi, credo che occorra riportare dentro di noi la parola di Cristo, il Vertice della Chiesa, parola tradotta nel tempo dai nostri Santi e dai nostri Pastori. Questa parola è il criterio per valutare non solo chi ci governa, ma chi si fa portavoce delle opposizioni.
Con viva simpatia anche per il libro scritto con i giovani, che spero di leggere quanto prima, la saluto.

3 COMMENTS


  1. Leggere la domanda diretta del sig. Armido e la risposta allusiva di Don Vittorio fa sorridere, nel senso buono naturalmente, ma fa capire la difficoltà di certi uomini di buon cuore di esprimere ciò che pensano. Nessuno mette in dubbio che la Chiesa sia composta da tante buone persone, ma se da una parte trasmette il messaggio di un nuovo modo di vivere e dall’altro palesemente affianca mister B., che è l’esatto opposto di questo modo di vivere, c’è qualche problema di coerenza. Importante secondo me la frase “oggi sto con la Chiesa di Milano”: come mai oggi?? Perche ieri con chi stava??? E la chiesa di Roma?? Dov’è???

    (Commento firmato)

  2. Al commento firmato
    Don Vittorio non dice “oggi sto con la Chiesa di Milano”, ma “oggi appartengo alla chiesa di Milano”: essendo in servizio ad Arese, mi sembra una considerazione su un dato di fatto, non uno sventolare di bandiera. Così come ieri, quando ha contribuito a fondare l’oratorio cittadino, apparteneva alla Chiesa di Reggio Emilia. Dove ancora numerosi lo ricordano e un po’ lo rimpiangono.

    (Aderito)