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Giornata mondiale della lentezza, un invito a riflettere sul tempo

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La nostra è una società con il piede costantemente premuto sull'acceleratore, che vive ogni istante in una disperata rincorsa di un tempo che tuttavia, trascorrendo inesorabilmente sfugge.

Un vivere quotidiano con il quale spesso si fatica a tenere il passo, che frequentemente si rivela estenuante e non ci porta i risultati per i quali abbiamo inutilmente corso.

La giornata della lentezza si celebra il primo lunedì di maggio ed è un progetto che invita a considerare un ritmo di vita che possa superare la cultura dell'eccesso.

Ideata da L'Arte di Vivere con Lentezza Onlus, la Giornata mondiale della lentezza si è presto diffusa. Ognuno può partecipare dando il suo piccolo contributo, che è soprattutto un contributo di tipo riflessivo che ci chiede, almeno per un giorno, di rallentare il ritmo, di riflettere sulle azioni che normalmente affrontiamo in modo automatico e frettoloso, di pensare prima di prendere decisioni istintive, di ragionare sui nostri singoli gesti e sulle nostre attività.

 

 

3 COMMENTS

  1. I ritmi lenti sono, a mio avviso, l’unità di misura del lusso…Ho addirittura la sensazione di percepire che, nei nostri piccoli cimiteri di montagna, anche il tempo dei nostri defunti, scorra più lento, rispetto a quello dei defunti ospitati nei cimiteri di città…

    Umberto

    • Firma - Umberto
  2. A farci un po’ rallentare i nostri attuali ritmi potrebbe forse bastare il riflettere sul fatto che fino a non tantissimi anni fa, almeno dai miei ricordi, riuscivamo verosimilmente a fare le stesse cose dell’oggi pur se in maniera più “decelerata”, e fors’anche più soppesata, ma stento a credere che ora riusciremmo a contenere la fretta che ha ormai “contagiato” parecchi di noi (ancorché non manchi chi se lo va auspicando).

    Girando per il Belpaese capita talora di imbatterci in centri abitati, posti solitamente un po’ fuori dalla rete stradale di grande traffico, dove il tempo sembra essersi per così dire fermato, il che può darci un senso di quieta ed invogliante tranquillità, salvo il constatare che tali luoghi si sono largamente spopolati, e la maggioranza dei loro negozi ha “chiuso i battenti”, il che fa spesso svanire la “seduzione” del primo momento.

    In molti casi la conformazione delle case più datate, in una con la dimensione dei rispettivi accessi, e la presenza di spazi interni, lascia pensare che nel passato abbiano ospitato animali da reddito, e in seguito, una volta che sono state via via dismesse le attività agricole, o legate in qualche modo al lavoro dei campi, anche la prevalenza dei residenti se n’è andata altrove, presumibilmente verso altre occupazioni.

    Vorrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che – causa una pluralità di ragioni, anche non immotivate – il nostro modello di società sia oggigiorno abbastanza incompatibile con la “lentezza”, e il provarne nostalgia può tradursi in una gradevole ma momentanea “suggestione”, per poi riprendere i ritmi consueti (affidandoci alla metafora, lasciamo le vie secondarie casualmente imboccate e torniamo su strade concepite per andar veloci).

    P.B. 06.05.2022

    P.B.

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