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Il libro di Sergio Tamagnini presentato a Carpineti

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Presentato finalmente, sabato 2 aprile alla biblioteca Don F. Milani a Carpineti il libro del dottor Sergio Tamagnini “Castelnovomonti – Storia della Scuola Elementare dal Fascismo alla Democrazia” (1922 – 1943)”, introdotto dall’assessore alla cultura del comune dottor Roberto Lugli, dopo vari rimandi occorsi per la situazione sanitaria.

Il primo libro scritto da Tamagnini nel 2014 “Un Direttore, una scuola, un territorio” ripercorre la storia della scuola dal 1979 al 2010, periodo in cui lui stesso ne è stato protagonista in qualità di direttore didattico prima, poi dirigente scolastico, sempre nella nostra montagna ove ha fattivamente operato.

Rondanini Luciano nel richiamare anche quest’ultima opera, ha sottolineato come i due testi rappresentino uno spaccato della realtà locale, ma anche la storia della provincia e del Paese nel ventennio. Scuola come specchio della realtà italiana tutta ed in particolare della scuola elementare nelle sue varie forme, scuola di popolo presente ovunque, anche nelle borgate più lontane, pur a volte in sistemazioni di fortuna (ex stalle o legnaie …).

La scuola media arriverà molto dopo, nel 1962 e, nella nostra montagna, in un primo tempo si trovava solo a Castelnovo Monti, per chi poteva raggiungerla, quindi ancora “scuola di élite..”.

"Libri belli che rappresentano anche manifestazioni di affetto per le nostre generazioni e la nostra terra, a volte anche amara” ha affermato Rondanini. Dura infatti era la vita delle maestre, spesso allontanate dalle loro famiglie e abitazioni in luoghi  non facilmente raggiungibili ma il loro lavoro rappresentò una sorta di affrancamento anche dalla condizione femminile del tempo: “Furono le prime figure di intellettuali femminili”.

Clementina Santi, ricordando il monumento alle maestrine d’Italia del parco Cervi (fortemente voluto a Reggio Emilia da Mea Sorrivi della Società Dante Alighieri), partendo dalla descrizione della bella immagine di copertina del libro, che rappresenta l’inaugurazione del monumento ai Caduti a Castelnovo Monti, avvenuta il 2 ottobre 1927  con la presenza del principe ereditario, ha sottolineato la forma di saggio dell’ultima opera  “con la piacevolezza delle cose vissute e raccontate ….Un pregio del libro è anche l’aver fatto affiorare ciò che la gente sapeva ma che nessuno aveva mai scritto “… E’ presente infatti una descrizione dettagliata delle scuole della montagna e di quanto  in esse accadeva, attraverso in particolare l’uso dei documenti. Ad essi  si è rifatto  l’autore, alla ricerca negli archivi scolastici e comunali anche di documentazioni fotografiche, documenti arricchiti poi dalla freschezza di interviste rilasciate da protagonisti di allora e puntualmente riportate.”

"Oltre al registro documentale, che riporta necessariamente il linguaggio di allora, quindi anche un registro narrativo” ha affermato Clementina Santi, emergono nel testo l’ideologia imperante e la cultura del tempo: le parate funzionali al regime e i giochi in piazza Peretti, momento gioioso e divertente, importante per gli scolari, i docenti, ma anche per le autorità.

E’ del 1926 l’Organizzazione Nazionale Balilla poi assorbita dalla Gil (Gioventù Italiana Littorio) nel ‘27. In un regime dittatoriale infatti l’educazione è educazione di Stato, e anche le copertine dei quaderni ne portano traccia. Emergono nomi e figure di maestre, conosciute o meno come Itala Manfredi, Bianca Reverberi, Clara Bussi per citarne solo alcune e si scopre che nell’ultima classe di scuola elementare, la quinta, veniva assegnata una figura maschile o anche femminile … ma autorevole!

Dopo la guerra civile del ‘43 – ‘45 con la Liberazione si arrivò alla democrazia ed emerge la lettera del provveditore  di allora, professor  Vittorio Capaccio, ai dirigenti e ai docenti, del 30 aprile 1945, in cui si afferma che la scuola è restituita alla sua naturale missione, nella Libertà.

Non mancano accenni alle scuole rurali, alcune collocate intorno alla Pietra di Bismantova ed altre nella Sparavalle (… a volte anche a diatribe emerse) ed il fatto che la direzione di esse a un certo punto venne portata a Carpineti. Erano scuole non statali la cui direzione centrale faceva capo a Firenze, esistendo a Reggio solo una direzione provinciale. I programmi erano diversi, semplificati rispetto a quelli statali, ma comunque con un ruolo importante per superare l’analfabetismo di allora. Si parlava molto di guerra a scuola, una specie di esaltazione con iniziative tipiche di un regime.

Esisteva il diario della Patria che riportava le grande imprese del regime, ad es. nell’ambiente, per l’agricoltura … “I bambini partecipavano alla guerra dalla scuola intessendo anche corrispondenza con i soldati al fronte” ha affermato Tamagnini. Ha concluso l’evento l’assessore Lugli, sottolineando il contributo del libro alla memoria della collettività, allo stimolo a ricordare … chi non ricorda la puntualità dell’appello, la ricreazione, il quaderno di bella e brutta copia ?…

Uno spaccato della scuola di allora: la scolarizzazione nel ventennio come impostata dalla riforma del primo ministro del Regime, Giovanni Gentile. La scuola poi  ebbe un ruolo essenziale per i padri costituenti  che negli art. 33 e 34 della Costituzione affermarono una educazione radicata sulla libertà di insegnamento ed anche per noi oggi è oltremodo importante tenere vivo l’interesse sul ruolo della scuola per la formazione delle coscienze.

Alberta Ferrari