Negli anni sessanta, in casa dei nonni materni in Vaglie, si mangiava poco, ma si viveva bene, circondati da tanto amore e volti amabili. Mia madre Gina si rivolgeva ai suoi genitori dando loro del “Voi” in forma di rispetto. Avevano fierezza, orgoglio, gente cresciuta a sacrifici, farina di castagne, polenta, forti come erba dei fossi, abituati alla battaglia quotidiana del vivere e a masticare pagnotte non facili da guadagnare. Due capre, un asinello, poche galline ed un gallo, questa la “fattoria” per il sostentamento della famiglia: le capre per il latte, l’asino per portare la legna dal bosco al focolare, le galline per le uova ed il gallo come simbolo di fierezza del “Casato”. Insieme alla “fattoria” concorrevano al mantenimento della famiglia i prodotti dell'orto ed il pane casereccio cotto magistralmente al fuoco del forno in muratura. Potevo avere dieci/undici anni e di giorno in giorno, sempre più curioso, mi domandavo se la cara nonna Arnè avesse, sotto il fazzoletto nero annodato sulla nuca, i capelli lunghi oppure corti, ma non avevo il coraggio di chiederglielo. Una bella domenica mattina, prima di andare alla santa messa nella chiesetta del paese, la spiai in camera da letto mentre si stava spazzolando i lunghi capelli canuti, per poi farne una treccia ed acconciarla sul capo con uno spillone, come fosse una corona. La curiosità era stata appagata e le volevo ancora più bene di prima. Nonno Abramo, dal canto suo, masticava tabacco ad occhi chiusi seduto sulla grande sedia vicino alla finestra e quando li dischiudeva lentamente erano gli occhi stessi a sorridermi sotto le spesse lenti, perché l'amore non ha bisogno di parole. Carezze e baci all’infinito! In quella casa mi sentivo protetto e tante attenzioni mi facevano stare bene, come respirare aria pura sulla vetta di un monte.
Il ricordo della casa dei nonni mi accompagna sempre, impossibile non sentirne il legame, il profumo, vederne le luci, i colori, sentirne le voci. Le mie radici hanno assorbito da lì l’humus necessario per la loro crescita ed ora mi servono da sostegno e conforto. L’attualità è pregna di incertezze, paure, stati d’ansia, ora anche il timore di una guerra catastrofica tormenta le nostre anime, ma nei colori della memoria il corrimano dei ricordi conduce in un'altra direzione... quella dell’innocenza.
Alberto Bottazzi, 26 febbraio 2022
molto bello questo racconto e penso che su questo giornale dovrebbe esserci una rubrica solo per racconti, poesie, dialetti, storie moderne o antiche senza mescolarli con le notizie culturali del momento che inesorabilmente le fanno volare via. Naturalmente è un’opinione solo mia e mi direte “ognuno tira l’acqua al suo mulino” OK.
EldaZannini
Buongiorno sig. Elda. Siamo in due a pensarla così, il mulino macina la stessa farina, ma come ospite su queste pagine non posso pretendere nulla!
Cordialissimi saluti,
Alberto Bottazzi
Alberto Bottazzi