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L’IDEA / Il dialetto? Vivrà per sempre su Internet

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VETTO (11 agosto 2010) - Cronaca di una bella serata. Dove parrocchia fa rima con cultura. E' accaduto poche sere fa presso i locali del Circolo Culturale S. Lorenzo, dove è stato presentato il Vocabolario dei dialetti del Medio Appennino Reggiano, del quale Redacon sta raccontando le diverse tappe di presentazione. Anche qui, come ad esempio pure nel recente martedì letterario di Casina, il pubblico era moltissimo. Nonostante l’aggiunta di sedie molti sono rimasti in piedi. E' intervenuto anche il sindaco, Sara Garofani, mentre la serata è stata condotta da Luigi Ruffinie Il trio Canossa ha creato atmosfere suggestive con canti rigorosamente appropriati al dialetto. Non è finita, perchè inarrivabili sono state le interpretazioni della filodrammatica che ha strappato applausi e tante risate. Erano presenti gli autori del volume: Savino Rabotti, Clementina Santi, Eolo Biagini.

Momento clou è stato l’intervento dei giovani: Doriano Rabotti (figlio di Savino e giornalista de Il Resto del Carlino) ha espresso il timore che il dialetto stia proprio scomparendo e per questo ha promesso ufficialmente a suo padre la creazione di un sito dove il dialetto del Castellaro di Vetto potrà continuare a vivere perchè riprodotto anche foneticamente con la voce del padre Savino. Al contrario Elisa Marchi è più ottimista e sta preparando la sua tesi di laurea proprio sul dialetto locale perché è convinta che questo patrimonio culturale non andrà nel dimenticatoio.

Estremo interesse ha suscitato anche l’intervento di Afra Campani quando ha ricordato che ancora fanciulle (come Nausica) si recavano al fiume Tassobio o alla fontana per lavare il bucato lei e altre quattro adolescenti che abitavano al Castellaro, ma le loro mamme provenivano da Gombio, Vedriano, Ottosalici, Castellaro e Sole di Vetto. Al momento di pulire i secchi di zinco con sabbia e ortica si sono ritrovate a pronunciare "Šgurâr" in cinque diversi modi: šgurår, sgurâr, sgurêr sgurêr e sgurîr. Ancora: Ilde Rosati ha recitato filastrocche e ninne nanne in dialetto, mentre Savino Rabotti ha dialogato con il pubblico ricordando alcuni proverbi sul tempo, sul comportamento, con tanta emozione e timore perché era nella sua Vetto. Eolo ha recitato poesie sulla fatica del vocabolario e sul dialetto montanaro mentre Clementina Santi ha tracciato un quadro d’insieme sulla validità di un’opera così importante e unica per la montagna.

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