Preghiamo per la pace, con il Cenacolo Speranza di Cola

Il tema centrale di questa domenica è l’annuncio delle beatitudini; mentre in Matteo esse sono l’incipit del celebre “discorso della montagna”, nel Vangelo di Luca esse sono inserite in quello che è conosciuto come il “discorso della pianura”. La scelta non è casuale né frutto di un errore: simboleggia che Gesù scende nella condizione umana, scende fianco a fianco all’uomo per donargli una nuova legge.

Già nella prima lettura il profeta Geremia esorta l’uomo a non confidare nelle cose umane; infatti egli non ha futuro e sarebbe condannato a morire miseramente, mentre chi confida in Dio è destinato alla vita piena e alla speranza.
I due concetti chiave sono quelli di maledizione e benedizione (che ritorneranno nel Vangelo, seppur in forma diversa): la prima appartiene all’uomo che, sbagliando, sente di non aver bisogno di altro per avere la sua felicità; la seconda invece è propria di chi riesce a trovare la gioia nella sua vita mettendo il suo cuore nelle mani di Dio.

Nella seconda lettura Paolo, scrivendo alla comunità di Corinto, propone un ulteriore scatto nella percezione della salvezza offerta da Gesù con il suo sacrificio. L’apostolo infatti offre la sua esperienza di conversione come esempio di salvezza ricevuta, che offre ai fratelli che ascoltano gli insegnamenti contenuti nelle sue lettere.

Il culmine dell’affidamento a Dio lo troviamo però nel brano del Vangelo, dove si evidenzia l’ingresso rivoluzionario di Gesù nella storia umana. Le beatitudini infatti rappresentano il capovolgimento dei valori umani per abbracciare una mentalità nuova, focalizzata nella salvezza dei fratelli.
Esse sono divise apparentemente in due gruppi:
le prime quattro sono benedizioni rivolte ai poveri (gli uomini che non hanno nulla ma che hanno confidato in Gesù e lo hanno seguito), a quelli che hanno fame (gli uomini che hanno bisogno della Parola di Dio per nutrire la loro anima), a quelli che piangono (coloro che soffrono nel seguire Cristo e portare la sua croce) e ai perseguitati (poiché praticare la fede attira anche odio da parte di molti uomini).
Le altre quattro invece sono comunemente definite “maledizioni”, rivolte ai ricchi (cioè chi pone il senso della sua vita nelle cose materiali), ai sazi (coloro che non hanno bisogno di Dio perché pensano di avere già tutto il necessario), a chi ride (a chi ha abbandonato la difficile strada del Vangelo per le vie “facili”) e a chi verrà lodato dagli uomini (ovvero a chi cerca l’approvazione degli altri e non il volere di Dio).
In realtà queste maledizioni non sono una condanna vera e propria, bensì una severa ammonizione che vuole richiamare le categorie menzionate a ritrovare la giusta strada verso il Signore.

Le beatitudini sono una sintesi di tutto il messaggio evangelico, un’indicazione del giusto cammino che, come cristiani, siamo chiamati a seguire. Se saremo in grado di vivere secondo il loro significato profondo e autentico, allora saremo veri imitatori di Cristo.
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