Richiedere di riconoscere il metano come fonte energetica di transizione verso le rinnovabili e ulteriore rilancio del fotovoltaico sui tetti, come proposto qualche anno fa a Reggio Emilia dall’economista Jeremy Rifkin.
A parlare sono la Cisl Emilia centrale e il sindacato dei ceramisti Femca Cisl Emilia Centrale, preoccupati per il fermo produttivo di alcune aziende che non riescono a far fronte ai rincari dei costi energetici.
“L’intero distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano rischia uno stop proprio nel momento in cui il mercato è fortemente positivo – avverte il segretario generale della Femca Cisl Emilia Centrale Massimo Muratori –. Ma oggi fermarsi significa perdere clienti e quote di mercato che non si recupereranno più, mettendo così a rischio migliaia di posti di lavoro». Per Muratori bisogna accelerare il percorso verso la transizione green, ma senza abbandonare subito l'utilizzo del gas metano, che copre il 52% del consumo interno lordo del sistema industriale manifatturiero dell’Emilia-Romagna”. “Questo permetterebbe anche di accedere a incentivi per riconvertire gli impianti, mentre fondamentale è un intervento governativo per calmierare i costi del gas e degli oneri di sistema, creando consorzi tutelati per le aziende più energivore. Inoltre occorre mettersi nella condizione di attingere dalle nostre riserve nazionali in attesa di rimettere in moto impianti di estrazione e non dipendere esclusivamente dall'estero”.
In generale la Cisl sostiene che vanno ripensate le politiche energetiche del nostro Paese con una strategia di medio periodo che, oltre al metano come energia di transizione, punti a un ulteriore sviluppo del fotovoltaico e a velocizzare gli iter autorizzativi sugli impianti. “Nel 2013 a Reggio Emilia – ricorda Rosamaria Papaleo, segretaria generale Cisl Emilia Centrale – fu l’economista Jeremy Rifkin, consigliere dell’Unione Europea, a proporre al Malaguzzi a proporre un modello energetico distribuito, con una rete di produzione di energia elettrica da fotovoltaico, condivisa tra stati, che possa sfruttare i tantissimi tetti italiani ad oggi inutilizzati per tale funzione”.
“Indubbiamente – sottolinea Domenico Chiatto, responsabile delle politiche ambientali ed energetiche per la segreteria Cisl Emilia Centrale - il sistema produttivo regionale ha già fatto molto per funzionare con meno energia, tanto che nel 2018 (ultimo dato disponibile) le fonti rinnovabili rappresentavano una quota dei consumi complessivi pari al 10,8% e l’Emilia-Romagna è la terza regione in Italia per fotovoltaico installato. Ma già da oggi è necessario sviluppare ulteriormente questa fonte, sapendo però che bisogna essere in grado di produrre le componenti necessarie per non dipendere totalmente dalla Cina. Nel contempo – continua Chiatto – vanno velocizzati gli iter autorizzativi sugli impianti delle energie rinnovabili, troppo lunghi e non compatibili con i tempi dettati dalla transizione green”.
Infine occorre che la Regione estenda il più possibile la Procedura abilitativa semplificata (Pas) ed elevi le soglie di applicazione della valutazione d’impatto ambientale (Via) per gli impianti, facendo valere per quanto possibile il meccanismo del silenzio-assenso», conclude il responsabile delle politiche ambientali ed energetiche per la segreteria Cisl Emilia Centrale.