Lo splendido colpo d’occhio che si apre a chi sosta al “Belvedere” del bivio tra la provinciale 59 Villa – Ligonchio e la discesa per il Pianello, poco dopo Sologno, con la maestosità della Pietra che insieme ai gessi sembra un regalo scenografico di madre natura, fa parte del nostro habitat naturale che non sfugge alla logica abitudinaria di chi pur vivendo all’ombra della bellezza non ne ricava particolari emozioni. A risvegliare la nostra pigrizia estetica sembra, da fonti assolutamente autorevoli, stia meditando nientemeno che l’Unesco, organismo che nell’ambito delle Nazioni Unite e come suggerisce l’acronimo si occupa di Educazione, Scienza, Cultura fin dal 1945 (il nostro paese ha aderito nel 47’). Con spirito universalistico, spesso in conflitto con nazionalismi e particolarismi - nel senso che le scorie belliche sono dure a morire - non è casuale che l'Unesco nasca in quell’anno. Il richiamo della sua azione è sempre alla convivenza pacifica, al rispetto tra le persone e tra i popoli e quindi dei diritti umani. Il tramite è sfruttare le risorse messe a disposizione dai 186 paesi aderenti per promuovere la conoscenza, agevolare il progredire della scienza e proteggere ciò che di esteticamente rilevante, materiale o immateriale, in natura o per intervento dell’uomo meriti di essere manutenuto e curato.
L’espressione “Patrimonio dell’umanità” è appunto un appellativo che una sezione dell’Unesco attribuisce con l’attenzione di chi utilizza risorse pubbliche. Non si tratta soltanto di apporre etichette o di generiche segnalazioni, ma di un costante richiamo sovranazionale a una responsabilità e a una sensibilità condivise con impegno e costi. Tra i siti prescelti in Italia, per esempio, si possono trovare delle ovvietà come il Centro di Firenze o Venezia e la sua laguna, nonché la piazza dei miracoli di Pisa, ma anche altri meno conosciuti e non meno degni di nota come l’Arte rupestre della Valcamonica, i vitigni del Monferrato, i sassi di Matera. In Emilia Romagna dobbiamo infine citare i portici di Bologna, considerati patrimonio Unesco da luglio scorso.
E noi, cosa abbiamo che meriti di essere segnalato all’attenzione dell’umanità in quanto patrimonio evidentemente non soltanto nostro?
Che si concretizzi o no anche soltanto la circostanza che l’Unesco focalizzi la propria attenzione sui Gessi Triassici, perché è di questa amenità che stiamo parlando, offre sicuramente motivo di orgoglio. Duecento milioni di anni or sono (!) e a chi ne riferisce, non essendo un geologo tremano vagamente i neuroni a parlarne, dove ora vediamo Castelnovo, la Pietra, la Sparavalle, il Pianello e Sologno c’era il mare, l’antico mare della Tetide al ritiro del quale restarono a lungo ampie paludi soggette ad evaporazione che lasciarono sul sito gesso e sale. Sono circa 10 km i fianchi ripidi e bianchi del fondovalle che il Secchia non ha avuto difficoltà a scavare per la solubilità delle componenti, il gesso relativamente in superficie, il sale molto più in profondità. E' proprio la natura appunto evaporitica di queste componenti a dar luogo a fenomeni carsici come le doline e gli inghiottitoi, per non dire le grotte come il Tanone della Gacciola. Un sistema creato naturalmente dall’acqua che trova sfogo più sotto che sopra la superficie che conosciamo. Questo il motivo per cui le sorgenti di Poiano sono salate e pure ricche di bromo e di iodio.
Il parere in proposito dell’Unesco è sicuramente autorevole e suscettibile di creare un interesse planetario ma questa caratteristica del territorio non era sicuramente sfuggita agli autoctoni. Le aree dei Gessi Triassici e anche la Pietra di Bismantova erano già siti di interesse comunitario opportunamente inseriti nel Parco Nazionale che ne ha, a più riprese, segnalato e sottolineato la singolarità e l’importanza. Probabilmente, l’attenzione dell’organismo preposto dalle Nazioni Unite è frutto della presenza attiva del Parco stesso che, nel tempo e fin dalla sua istituzione come ente, si è fatto carico per quanto possibile di compensare lo spopolamento e quindi l’abbandono di vasti e splendidi territori: fenomeni di natura socio-economica ai quali occorreva opporre una diversa forma di cura del territorio.
C’è forse da dire che, indietro nel tempo di un paio di generazioni, prima dell’avvento del cemento, i sassi gessosi si bruciavano nelle apposite fornelle per renderli friabili e si battevano con appositi martelli in legno fino ad ottenere la polvere da impastare per le opere in muratura. Le grotte come il “Tanone” erano frigoriferi naturali e a tale scopo venivano utilizzati per la conservazione dei cibi deperibili. Tutto questo a dimostrazione di quanto la presenza dell’uomo si compenetrasse con l’esistente e ne avesse cura quando lo stato di necessità si anteponeva all’interesse paleontologico. Oggi che le cose sono cambiate, e occorre sempre lasciare alle valutazioni personali se in meglio o in peggio, è bene ascoltare chi ci fa notare le meraviglie tra le quali viviamo e che madre natura, con la complicità del tempo, ha messo a nostra disposizione. Confermarci nel credo dantesco del “fatti non foste a viver come bruti ecc.. ecc..” e lasciarci coinvolgere nell’orgoglio di essere originari di un “Patrimonio dell’Umanità”.
Se ovviamente la cosa avrà seguito occorrerà adeguare strutture e infrastrutture esistenti e da realizzare, una fra tutte la Pianello – Giarola, prosecuzione della Gatta – Pianello, entrambe con vista preferenziale sul Patrimonio dell’Umanità.
(Lino Giorgini, da La Piazza)
Una presentazione dei Gessi Triassici come patrimonio unico per sostenere la costruzione di una strada. Mi sembra un paradosso.
Raffaella
Spiace, ma un articolo così raffazzonato non poteva che concludersi con un auspicio completamente contrario ai motivi stessi della candidatura UNESCO. Spiace, perché possibilità di informarsi sono a portata di pochi clic (se proprio non si vuole sfogliare qualcuna delle tantissime pubblicazioni edite).
Spiace, perché si scrive senza sapere cosa divulgare puntando a conclusioni basate su ignoranza.
Mauro Chiesi
Se i gessi entrano nel patrimonio UNESCO di sicuro faranno fare la Pianello-Giarola!!!!
(Simone)
Caro Simone, è innanzi tutto la geologia (e il buonsenso) che impedisce (da quando esiste l’uomo) di costruire strade in una valle fluvio-carsica dove a tratti si aprono sink-hole estesi, profondi, improvvisi e non prevedibili. Gli ultimi solo pochi anni fa in area Mulino di Porcile. Se ne potrà riparlare tuttavia tra qualche era, ma non è prevedibile in quanto tempo tutte le evaporiti che continuano a cercare di venire in superficie saranno sciolte dalle acque meteoriche: impermeabilizzare il sub-alveo del Secchia in questo tratto è una operazione temo un poco onerosa, teoricamente fattibile, tuttavia resta il problema del diapirismo (risalita di rocce evaporitiche sepolte) dal momento che è complicato dall’orogenesi ancora ben attiva in Appennino. Insomma…la vedo dura e, soprattutto, inutile e dannosa OGGI. Meglio preservarne l’integrità, paesaggistica e ambientale, e fruirne con attenzione, consapevoli della loro unicità: le generazioni future ci ringrazierebbero. E’ un tesoro che dobbiamo conservare ed è opportuno che se ne riconosca pienamente il valore. Siamone gelosamente orgogliosi.
Mauro Chiesi
Buonasera Mauro, nn c’è bisogno di scomodare la geologia x capire il senso provocatorio del mio messaggio…La geologia c’entra invece x descrivere appieno la peculiarità dell’ambiente a cui meriterebbe tale riconoscimento….e quest’ultimo servirebbe proprio per preservare un ambito che nn ha bisogno di infrastrutture (nuove e non) per essere valorizzato!
(Simine)
Grande Mauro!!!
Paolo Romei
Non mi pare che la presentazione dei gessi come patrimonio Unesco sia funzionale a sostenere la costruzione di una strada, visto che lo scritto di Lino Giorgini, lungo e articolato (qualcuno ritiene “raffazzonato”, può darsi), dedica solo le ultime due righe alla strada in oggetto. Conosco bene l’autore, e so che più che una concreta proposta è un desiderio, quello di chi, come me, da più di sessant’anni percorre il tragitto Genova-Sologno in questo caso, ma comunque Genova-Appennino, perchè abbiamo la sorte di avere avi originari di qui, siamo in tanti, e qui ritorniamo regolarmente. E’ altresì evidente che questa proposta dovrebbe essere vagliata con molta, moltissima cura, da chi ha competenze innanzitutto idro-geologiche e in seconda battuta politiche ed economiche. Se non fossimo orgogliosi e innamorati, tutti noi genovesi, non ci faremmo carico ogni anno di innumerevoli ed estenuanti valichi del Cerreto. Comunque parlarne non mi pare faccia danno, e pazienza se mi prenderò anch’io una botta di ignoranza.
A volte occorre dire: damo a Cesare quel che di Cesare; la notizia che l’Unesco potrebbe trovare interesse ai Gessi Triassici non è da poco; presumo che dietro questo interessamento ci sia il Parco Nazionale. In questa eventualità in tanti sarebbero messi al corrente di tale meraviglia a due passi da noi e sarebbe possibile mostrare a migliaia di persone questa particolare località. Parlare di una nuova strada sarebbe la cosa più ovvia per poterla ammirare, La mia lunga attività lavorativa mi ha portato da Catania alla Conphoebus a Passo Resia di Bolzano. Proprio a Catania grazie alla Taormina Etna ho potuto ammirare cose stupende, ma una delle strade che mi è rimasta nel cuore per le bellezze che mi ha mostrato e la strada che percorre la Costa Amalfitana, ad ogni galleria uno spettacolo unico che mi portava a fermarmi incantato da tali bellezze e a ringraziare il Costruttore del mondo, al Nord sono stato colpito da tante località grazie alle sue strade, una in particolare per i paesaggi che mi mostrava è quella della Stelvio, in pieno Parco Nazionale, ad ogni tornante mostra un panorama incantevole. Pertanto parlare della Pianello Giarola sarebbe la cosa più ovvia e più indispensabile per ammirare questo paesaggio, ma questa strada andrebbe fatto non solo per ammirare i Gessi e La Pietra ma per dare vita ai paesi montani. Sulla fattibilità tecnica saranno le Società d’ingegneria a definire dove passare e come passare; la risposta dei NO a tutto la conosciamo già, ma ne conosciamo anche gli effetti, la fine di tutto.
leggo solo ora i commenti; non conosco il signore che mi stronca con sottili figure lessicali, nè evidentemente lui conosce me; questo é un forum di montanari e non deve diventare un social refrattario al “politically correct”; confermo il mio orgoglio di persona che conosce e ama la sua terra al momento in cui attrae nientemeno che l’UNESCO; se poi la stroncatura é causata dal mio favore per la prosecuzione della gatta-pianello, beh ricordo al mio censore che qualche mese fa c’erano non uno ma tre sindaci (Villa, Ventasso, Castelnovo) al ponte del Pianello per promuoverne la realizzazione. Auguro a tutti anche al mio censore un buon anno!
Lino Giorgini