La pubblicità ricavata dal mediometraggio "Gli Amigos" di Paolo Genovese ha scatenato numerose polemiche sui social. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano accusato di "celebrare lo sfruttamento dei lavoratori".
Il film è uscito lo scorso 18 settembre su Rai1 e racconta di un gruppo di ragazzi di una scuola di cucina, che vengono invitati a partecipare a una gara per aggiudicarsi uno stage presso il ristorante dello chef pluristellato Massimo Bottura. L'unica regola da seguire è che in ogni piatto devono utilizzare lo stesso ingrediente: il Parmigiano Reggiano.
"Un’operazione di produzione e pianificazione che nessuna marca ha provato fino ad ora", aveva commentato allora il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli. Anche se con il senno di adesso possiamo dire non troppo riuscita a causa di un unica scena che ha scatenato l'indignazione di molti sul web.
Nello specifico ci riferiamo al momento in cui il maestro interpretato da Stefano Fresi accompagna la classe a visitare un caseificio (disponibile su YouTube). Lì gli viene presentato Renato (detto "Renatino") che "da quando aveva 18 anni fa questo tutte le mattine, 365 giorni l'anno", spiega il maestro. Renato non parla mai, ma alla domanda dei ragazzi stupiti da così tanta dedizione e lavoro non stop, lui risponde che "è felice".
Un elogio allo stacanovismo è l'accusa mossa nei commenti allo spot del Consorzio. "Eccolo il totalitarismo aziendale: non basta ci siano schiavi, devono essere addirittura felici e sorridenti". Oppure: "Siamo bravi solo se lavoriamo 365 giorni l'anno, se al liceo prendiamo tutti 10, se all'università prendiamo tutti 30 con bacio accademico laureandoci in meno di 3 anni, se troviamo lavoro dopo un giorno, compriamo casa e mettiamo su famiglia. Male, molto male". Ma anche: "Ormai l'operaio è diventato una sorta minoranza discriminata, che nel migliore dei casi viene trattato con condiscendenza e diminutivi, mentre se ne celebra lo sfruttamento più totale".
Con un altrettanto post sul suo profilo Facebook, Parmigiano Reggiano ha cercato di spiegare le sue ragioni in merito. "L'intento è quello di sottolineare la grande passione e impegno di chi, ogni giorno, produce il Parmigiano Reggiano - si legge nel post -. Il nostro è infatti un prodotto che viene realizzato ogni giorno, 365 giorni all'anno, per seguire il ciclo della natura, il mantenimento del siero innesto naturale e dei batteri lattici che lo contraddistinguono e perpetuano il legame con il territorio d'origine. Uno dei valori fondanti del Parmigiano Reggiano è la salvaguardia della comunità e il benessere di chi opera in questa filiera, quindi i diritti dei lavoratori sono assolutamente garantiti secondo le normative vigenti e senza eccezione alcuna. Ci dispiace se la volontà di sottolineare la passione dei nostri casari è stata letta con un messaggio differente".
E mentre c'è chi ha dichiarato che non comprerà più Parmigiano Reggiano per 365 giorni l'anno, in molti hanno sottolineato una, seppur dura, verità di molte professioni legate ai prodotti artigianali, come la produzione di formaggio. "Diciamo che c'è del filosofico, nel senso che sì, alcune attività non conoscono pausa (vedi agricoltori, allevatori, panettieri, casari, mattatoi, ecc.), quindi Renato è il "simbolo" del lavoro artigianale che non si ferma mai dietro quel prodotto. In quanto a chi lavora nello specifico per Parmigiano Reggiano di certo non lavorano 365 giorni l'anno, avranno sicuramente turni e ferie come tutti gli altri che lavorano per grosse aziende". E ancora: "I pastori e gli agricoltori lavorano da sempre 365 giorni all'anno, poiché la natura non prende pause, lo stesso vale per la stragrande maggioranza dei liberi professionisti".
Il mediometraggio è disponibile integralmente sul sito internet del Consorzio di Tutela www.parmigianoreggiano.it.
A mio parere questa notizia Non andava pubblicata. La pubblicizzazione di queste notizie credo sia uno “schiaffo” morale per coloro che con tanta passione e per Scelta hanno deciso di dedicarsi ad attività che prevedono la loro disponibilità per 365 giorni all’anno. Non siamo più hai tempi in cui i figli succedevano obbligatoriamente ai genitori nel mantenimento delle aziende agricole (visto che è sullo specifico di queste che si parla in questo caso), ora chi fa agricoltura e quindi lavora 365 giorni lo fa per scelta consapevole ed è felice di farlo! Notizie così invece supportano la “cultura del non lavoro” tanto tutto ci è dovuto. Mi dispace ma non credo funzioni così! Sono dispiaciuta anche per coloro che hanno scelto di non consumare Parmigiano Reggiano, non sanno cosa si perdono.
Montanara doc
NOTA DELLA REDAZIONE: non è nostro compito dare schiaffi morali o meriti. Nostro compito è dare le notizie e non ometterle. In Italia, e purtroppo molto sui social, si parla oggi di questo. L’articolo ci pare equilibrato nel riportare i fatti così come accaduti.
Questo articolo mi ha fatto tornare alla mente un discorso che mi face qualche anno fa il mio meccanico per auto.
Mi stava facendo orgogliosamente vedere un vecchio fuoristrada che aveva ristrutturato lavorando nei weekend e mi disse:
” ghe a chig pies andar in gir, a me am pies lavurer”.
Penso proprio che certi lavori al giorno d’oggi vengano scelti e non imposti.
Grazie casari e contadini!
AG
Il commento di “Montanara doc” esprime dubbi o contrarietà riguardo alla pubblicazione di notizie come questa, perché diverrebbero uno “schiaffo” a chi svolge un lavoro che richiede quotidiana disponibilità nell’intero arco dell’anno, e supportano nel contempo la “cultura del non lavoro, tanto tutto ci è dovuto”.
Io non ho visto il servizio, ma in linea di massima sarei invece indotto a pensarla un po’ diversamente, nel senso che notizie di questo tipo dovrebbero ispirare soprattutto apprezzamento e stima nei confronti di quanti svolgono il proprio mestiere con grande passione, dedizione e professionalità..
Penso altresì che la notizia vada essenzialmente intesa per il suo valore simbolico, giacché ritengo che molte di quelle attività che una volta richiedevano impegno assiduo e costante, si siano poi organizzate in modo da poter assicurare agli addetti i giusti spazi di tempo libero (pur con differenze tra caso e caso)..
Trovo comunque che “Montanara doc” colga nel segno allorché parla di “cultura del non lavoro”, che mi sembra piuttosto diffusa rispetto ai tempi andati, facendoci semmai dimenticare che vi sono tuttora mestieri e professioni il cui esercizio, per produrre un reddito adeguato-confacente, richiede di “non contare le ore”.
P.B. 03.12.2021
P.B.
Mi chiedo: invece di spendere tanti soldi per pagare una pubblibicita’ falsa ,idiota e deleteria per i produttori, perché non destinare quelle somme all’abbassamento del prezzo del loro prodotto, ormai fuori portata di tanti consumatori?
Francesco