Mercoledì 24 novembre alle ore 20.30 si terrà la Santa Messa presieduta da Don Giancarlo Bertolini e monsignor Giovanni Costi, in occasione della solennità di san Prospero patrono della parrocchia di Cerrè Marabino.
La chiesa cereliana, consacrata nel 1141 dal Vescovo Alberio, è dedicata al santo patrono della città di Reggio Emilia vissuto nel V secolo. Nel corso della celebrazione che sarà animata dalla corale "Il Gigante" diretta dal maestro Andrea Caselli, si svolgerà il rito della traslazione delle spoglie mortali di don Guido Veneselli che fu parroco e priore di Cerrè Marabino dal 1889 al al 1929. Dopo alcuni anni di attesa finalmente con decreto vescovile, è stata permessa la sepoltura dei resti all’interno della chiesa parrocchiale, dopo che sono stati esumati dal cimitero parrocchiale dove il sacerdote, nato a Manno di Toano il 26 febbraio 1857, fu sepolto il 30 settembre 1929.
Al parroco cereliano, alla sua attività pastorale svolta con zelo e dedizione per 40 anni, si devono anche molte attività legate alla vita religiosa e civile del paese: la costruzione delle scuole e dell’asilo infantile, il caseificio, il restauro della canonica e della chiesa dopo il sisma del 1920, al portico dell’oratorio della Beata Vergine di Loreto sito a Vignola, ai fabbricati mezzadrili adiacente alla chiesa. Ordinato sacerdote il 21 Marzo del 1885 da monsignor Guido Rocca vescovo di Reggio e Principe, nel 1886 fu inviato come coadiutore presso la parrocchia di Santa Caterina di Carpineti e successivamente curato a Montericco di Albinea. Nel 1889 fu nominato Priore di Cerrè Marabino succedendo a Carlo Franzoni che divenne arciprete di Toano. Nel 1905-1906 divenne economo spirituale a Toano. Morì il 30 settembre 1929 alle ore 17 dopo aver ricevuto i sacramenti dal cappellano don Carlo Guidarini (che divenne poi il suo successore alla guida della parrocchia) dopo una malattia che lo costrinse infermo a letto per lungo tempo.
La sua memoria è ancora in benedizione per quanto sono stati beneficati da lui e per coloro che hanno sentito narrare delle fecondità del suo ministero. Alcuni parrocchiani lo ricordano, oltre che per la sua preparazione sacerdotale e pastorale, anche per la sua attenzione per i più deboli e poveri: ai suoi sagrestani e famigliari che vivevano con lui nella canonica parrocchiale (la perpetua Antonia, la madre Maria Cappucci e il padre Domenico), disponeva che sul muretto del sagrato si lasciasse un cesto con un pane e una bottiglia di vino per i viandanti che passavano dal paese, affinché potessero sfamarsi e rifocillarsi senza nulla chiedere in cambio. Numerosi sono state le persone che furono ospitate in parrocchia: dai predicatori e missionari e ai bisognosi.
I resti del sacerdote, dopo un progetto curato dall’architetto Monica Cavalletti e l’ingegner Gianluca Togninelli, approvato dalla Commissione diocesana Beni Culturali, per l’Architettura e le Arti al servizio della Liturgia, riposano nella parete destra della navata della chiesa sotto al pulpito ottocentesco ove a perenne memoria è stata riposizionata la lapide funeraria originale debitamente restaurata dalla ditta Cocconi Marmi di Castelnovo ne' Monti.